Cenni (Pd), retribuzioni con i buoni pasto: “Accertare la situazione e contrastare con decisione la pratica”

Di Redazione | 18 Luglio 2016 alle 16:29

Cenni (Pd), retribuzioni con i buoni pasto: “Accertare la situazione e contrastare con decisione la pratica”

Retribuzioni con buoni pasto, penalizzazione per i lavoratori

Prevenire e contrastare la pratica illegale della retribuzione attraverso i buoni pasto, che penalizza i lavoratori e incentiva l’evasione fiscale e contributiva da parte delle imprese coinvolte. E’ questa la richiesta avanzata da Susanna Cenni, deputata del Partito democratico e membro della commissione Bilancio, al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti. L’interrogazione presentata dalla parlamentare senese e sottoscritta da numerosi deputati toscani, parte dalla vertenza di un lavoratore di Firenze, conclusasi con una conciliazione, che veniva pagato in nero solo con i buoni pasto. “Sia il Governo che la Regione Toscana – afferma Cenni – stanno mettendo in campo politiche per promuovere l’occupazione e contrastare lo sfruttamento dei lavoratori e le forme di “nero” e precarietà, anche rivedendo norme recenti come avvenuto con l’uso dei voucher. Al contempo è un dato di fatto che, anche episodi recenti, hanno dimostrato come ovunque, vecchie e nuove forme di sfruttamento dei lavoratori, continuino a diffondersi, come è emerso con il caporalato in alcuni comparti come quello agricolo e vitivinicolo. Sulla base di quanto segnalato da alcune associazioni sindacali il fenomeno sarebbe molto più ampio rispetto alla ‘decina di casi’ riportati dalla stampa per quanto riguarda la realtà toscana. Partendo proprio da questi casi di retribuzione con i ‘buoni pasti’ ho deciso di presentare un’ interrogazione al Governo. Un atto doveroso in primo luogo per capire se il Governo è consapevole  di questi episodi, se ci sono dati sulla dimensione, e, in secondo luogo, per mettere in atto ogni azione di contrasto e di tutela ai lavoratori. Su questo terreno non è consentito abbassare la guardia, mai. In gioco, infatti, ci sono i diritti e la dignità dei lavoratori e la credibilità di tanti imprenditori seri che non possono essere penalizzati da una concorrenza sleale e illegale che colpisce la dignità delle persone e anche la nostra economia”.


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