Questione Mps: Piccini contro Mazzoni della Stella

Di Redazione | 23 Agosto 2016 alle 16:07

Questione Mps: Piccini contro Mazzoni della Stella

Piccini ribatte alle parole di Mazzoni della Stella

Pierluigi Piccini si posiziona contro le parole di Vittorio Mazzoni della Stella sulla questione Mps: “Girano dei falsi profeti in città – scrive nel suo blog – che, come sempre, quando si avvicina la possibilità di una campagna amministrativa per il Comune, i soliti, si fanno vivi. Sembra, che quest’ultimi, vogliano contestare lo status quo, ma nei fatti, lavorano per indebolire le forze che si oppongono al Pd. Le parole che girano ultimamente con più insistenza sono: commissariamento e procedura concorsuale. Vediamo! Si cerca la strada giudiziale perché quella politica non è praticabile ha abdicato al suo ruolo e in città, grazie all’operato del Pd, non sembra esserci nessuno capace di guidare la macchina senza avere gli occhi fissi sullo specchietto retrovisore. La via giudiziale, quella del commissariamento o di fantasiose e inattuali procedure concorsuali, colpisce in maniera indiscriminata sia gli azionisti, gli obbligazionisti, i dipendenti e i depositanti (controvalore di circa 120 miliardi di euro). Si cerca per tale via di estirpare il cancro da un corpo malato, molto malato, ma uccidendone l’organismo. Corpo che deve essere curato e per curarlo c’è bisogno di medicine molto costose come gli aumenti di capitale e la cessione dei crediti deteriorati, ma l’organismo, a mio parere, va comunque salvato. Non credo che per punire, qualcuno, ci si debba privare della Banca. Si tenta questa via giudiziale, contando in tempi più lunghi di prescrizione dell’azione penale, perché, ai nostri, la procedura ordinaria per il falso non assicurerebbe idonee garanzie. Si, ma per farlo bisogna dichiarare l’insolvenza della banca. Forse è sfuggito ai più che con le nuove norme previste dal bail in a farne le spese non sono solo i soci, ma anche tutti gli obbligazionisti sia i normali che i subordinati compresi i depositanti. Obbligazionisti che nel caso del Monte hanno un valore intorno ai 5 miliardi di euro, cinque miliardi riconducibili, per la maggior parte, a delle famiglie. E insieme agli azionisti e agli obbligazionisti a farne le spese sarebbero gli stessi dipendenti, tirate voi le conclusioni! Una proposta insensata e cattiva che sembra piacere tanto all’opposizione, ma attenzione è una minestra avvelenata che non farà che avvantaggiare chi si candiderà a salvaguardare gli interessi dei soggetti sopra menzionati con i loro voti, chi cercherà, insomma, di salvare l’organismo Monte, cioè, ad oggi, il solito Pd (cfr. la Commissione d’Inchiesta della Regione Toscana). Il rischio è reale. Tutto ciò potrebbe avvenire se non nascerà, al più presto, una forza, un soggetto che abbandonando i massimalismi e i populismi, sia in grado di sconfiggere il cattivo governo del partito di maggioranza relativa sul terreno della governabilità dimostrando, con argomenti concreti, di essere il più capace. Che sappia raccogliere i bisogni dei cittadini per indirizzarli in una logica di sviluppo per il futuro e che guardando alla Banca Monte e alla Fondazione, possa fare l’unica cosa che ancora è possibile fare: creare le condizioni per mantenerle a Siena”.



Articoli correlati