Allarme storni: danni incalcolabili

Di Redazione | 23 Febbraio 2017 alle 17:00

Allarme storni: danni incalcolabili

Confagricoltura lancia l’allarme storni. Tantissimi esemplari anche nel senese

Più volte sono stati notati volteggiare sul cielo di Siena. Uno spettacolo inconsueto ed affascinante, del quale è facile sottovalutare gli effetti. I danni che provocano gli storni, quando scendono dal cielo e colonizzano le aree urbane, sono incalcolabili. Per il momento gli storni non si sono mai fermati nel capoluogo, ma sono calcolati circa 40mila esemplari nella zona di Chiusi, dove la situazione sta diventando sempre più critica.

“20 mila tonnellate di prodotti agricoli persi, per intendersi ben 700 autotreni colmi di uva, grano, semi, mele, ciliegie e altro. Un danno economico stimato in 4 milioni di euro l’anno”.

Confagricoltura Toscana fa i conti con i gravi problemi causati dai circa 5 milioni di storni che popolano, ormai in maniera stanziale, la Toscana. Di questi, per il momento, solo una piccola parte hanno scelto la provincia senese, ma sono in costante aumento.

“Li vediamo bene in città, soprattutto all’imbrunire, quando si muovono in migliaia in figure affascinanti. Ma la poesia finisce quando al loro passaggio lasciano campi distrutti e guano pericoloso”, dice Confagricoltura Toscana che lancia l’allarme.

“Servono interventi straordinari per una situazione non più sostenibile per i nostri agricoltori – ha detto il presidente di Confagricoltura Toscana Francesco Miari Fulcis – Noi siamo disponibili al confronto, ma chiediamo che tutti, a partire dalla Regione Toscana, intervengano con strumenti più incisivi e efficaci. L’abbattimento programmato di 23 mila capi l’anno è assolutamente inefficace  per una specie di uccello come lo storno che prolifica indisturbato in maniera incontrollata – la popolazione infatti tende a raddoppiare ogni due anni.”

Fino a 15 anni fa, gli storni arrivavano in Toscana in pochi e con la migrazione, ora invece sono diventati stanziali colonizzando tutto il territorio regionale.

“E’ cambiato l’ecosistema della campagna toscana – aggiunge il presidente di Confagricoltura Toscana –  Gli storni, con le cornacchie, altro flagello introdotto da errate scelte dei nostri amministratori pubblici negli anni passati,  hanno scacciato o annientato specie animali più piccole, come i passeracei e i pettirossi, ormai quasi scomparsi, creando un grave squilibrio di fauna che incide ovviamente su quel delicato sistema che rende la nostra campagna uno dei luoghi più belli al mondo”.

Ma si parla anche di danni organolettici ad una delle produzioni più importanti per la regione: il vino. “Lo storno quando mangia un chicco d’uva rovina irrimediabilmente tutto il grappolo – continua – modificandone il gusto e le proprietà”

I danni non riguardano solo l’agricoltura e la biodiversità, ma anche l’attività zootecnica, soprattutto quando rischia di vedere compromessa la severa prassi igienica degli allevamenti. Problemi enormi anche al patrimonio artistico e edilizio, causato dal guano: ogni storno produce in media 7-9 grammi di deiezioni al giorno.

“Servono strumenti diversi – conclude Miari Fulcis – E’ ormai palese che i dissuasori sono un inutile pagliativo , così come l’abbattimento programmato. E’ necessario aumentare le criticità nei posti in cui gli storni stanziano e si riproducono, spostandoli verso luoghi dove le risorse alimentari non favoriscono la loro proliferazione. Siamo disponibili a confrontarci e a trovare soluzioni condivise, l’importante è fare presto.”

Ma le problematiche sono tante anche quando gli storni scelgono zone urbane. Sono capaci di coprire con una coltre di guano giardini, tetti, strade, con danni alle strutture e problemi igienici. Qualche comune è stato costretto a chiudere scuole per provvedere alla bonifica igienica.



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