Antonino Monteleone: "Selvaggia Lucarelli dice il falso ai lettori de Il Fatto Quotidiano"

Di Redazione | 20 Aprile 2018 alle 19:33

Antonino Monteleone: "Selvaggia Lucarelli dice il falso ai lettori de Il Fatto Quotidiano"

“Le accordavo buona fede ma ha prospettato una falsa sequenza dell’ordine delle puntate dell’inchiesta”

 

Antonino Montelone accusa Selvaggia Lucarelli di confondere il lettori de Il Fatto Quotidiano in quanto scrive inesattezze su quanto accaduto.

Uno scambio di “Tweet”, sul famoso Social Network, tra i due, si trasforma in un’accesa discussione, per cui parte l’esigenza, da parte del giornalista delle Iene, di raccontare la verità su come è andata realmente l’intervista rilasciata a Selvaggia Lucarelli, sul caso David Rossi.

Sulla pagina Facebook di Monteleone, appare un messaggio, il quale spiega gli inizi delle indagini fatte sulla morte del capo della comunicazione Mps:

“Ci siamo occupati di David Rossi dal primo ottobre 2017 alla fine di novembre 2017 con otto servizi. Nel 2018 siamo tornati sulla storia alla fine di marzo.
Tutto questo tempo è trascorso perché il molto materiale in nostro possesso richiedeva del lavoro di verifica e approfondimento. Abbiamo mandato in onda tre servizi nel 2018.
Primo servizio: le rivelazioni di “Stefano” il gigolò.
Secondo servizio: il gigolò incontra la figlia di David e ci conduce sul luogo di uno dei presunti festini.
Terzo servizio: la moglie di un alto funzionario dello Stato a Siena rivela informazioni apprese per esperienza diretta. Selvaggia Lucarelli, invece, nell’articolo di sabato scorso mescola le carte e confonde i lettori del giornale di Marco Travaglio, facendogli credere che ci saremmo dissociati dalle dichiarazioni della donna andata in onda mercoledì 11 aprile. INVECE NON È AFFATTO COSÌ.

La donna da cui abbiamo preso le distanze è andata in onda a ottobre 2017 e molto chiaramente abbiamo spiegato agli spettatori, prima e dopo che potesse parlare, che serviva a rendere tangibile il tenore delle segnalazioni giunte in redazione all’indomani della messa in onda del servizio con le dichiarazioni dell’ex Sindaco Pierluigi Piccini, la settimana precedente.

Scrivo a Selvaggia Lucarelli, per questo motivo, un messaggio:

«L’ultimo nostro pezzo si basa sulla testimonianza della moglie di un’alta carica a Siena.
Che peraltro presto si recherà dai magistrati a Genova. Chi legge il tuo articolo pensa che mercoledì abbiamo intervistato una persona “incappucciata” dalla quale ci saremmo dissociati. Ma si tratta di un’intervista di novembre 2017.
Immagino non fosse voluto.
Diversamente devo confessarti il mio enorme stupore».

Selvaggia Lucarelli risponde:
«Cito quello che dice. Quindi si capisce di quale testimone parlo. Non ha mica detto “il depravato che organizzava troiai etc”. Non ci si dissocia mandando in onda qualcuno che sostiene la tesi che stai portando avanti. Ma non devo spiegartelo io. Comunque spiegherò meglio quando pubblico intervista. Ieri avevo poco spazio»

 

Questa sua risposta mi lascia molto basito, motivo per cui replico:

«Hai parlato di “Stefano” il gigolò e poi dici “infine” e parli dell’incappucciata.
Dai non fa niente. Loyalty is not mandatory».
Clicco invia.

E comprendo, in quello stesso istante, che la decisione di dedicarle due ore del mio tempo, non mi avrebbe ricompensato.
Sono state due ore, comunque, molto utili a capire che Selvaggia Lucarelli ha visto poco e male i servizi. Ha letto poco e male gli atti dell’inchiesta. Ha scarsa conoscenza dei luoghi e scarsissima conoscenza delle circostanze storiche in cui avvenne la morte di David Rossi.

La conferma dei miei sospetti arriva con l’intervista apparsa a pag. 14 del Fatto Quotidiano di mercoledì 18 aprile.

È molto curioso che ciò che ho sempre detto in ogni occasione pubblica – o intervista, cito su tutte quella rilasciata a formiche.it (http://formiche.net/2017/11/morte-rossi-monteleone/) – in cui mi è stato chiesto cosa pensassi della morte di David Rossi, ovvero che non sarò mai in grado di stabilire se David Rossi abbia autonomamente, e tragicamente, deciso di togliersi la vita oppure se qualcuno l’abbia ucciso, sia diventata la “confessione” finita nel titolo.

Non è che io debba “ammettere” di non sapere se David Rossi si sia ammazzato o se qualcuno lo abbia ammazzato.

Io penso, e l’ho ribadito in ogni occasione che non è possibile avere delle certezze. Che proprio l’inchiesta avrebbe dovuto scrivere parole chiare con atti concreti, ma ciò non è avvenuto e i dubbi sommergono chiunque si avvicini a questa storia.

Mi aspettavo che con l’intervista, per quanto deludente dal punto di vista di Selvaggia Lucarelli, che ha provato in ogni modo a farmi dire cose che non penso (o che pensa lei) attraverso domande che si basavano su false premesse, (dunque missione fallita!) ci sarebbe stato modo di riparare al danno che aveva fatto qualche giorno prima facendo credere il falso ai suoi lettori.

Sono rimasto deluso ancora una volta e spiego il perché.

Prima è importante sottolineare che Selvaggia Lucarelli – che insiste dicendo che il nostro lavoro è sbilanciato sulla tesi dell’omicidio – ignora completamente, anzi sarebbe corretto dire omette volontariamente di raccontare ai lettori del suo giornale – che è grazie a qualche scoop de “Le Iene” che anche la tesi del suicidio viene valorizzata attraverso le nostre rivelazioni.
Ciò dimostra la totale imparzialità del nostro lavoro.

Perché come abbiamo documentato in oltre 4 servizi una testimone chiave, Lorenza Pieraccini, non era mai stata sentita nel corso delle indagini nonostante il GIP della seconda archiviazione (Roberta Malavasi, che ci ha querelati nda) avesse scritto esattamente il contrario. Ma non solo scriveva anche che dalla sua audizione non sarebbe emerso nulla di rilevante (sic!).

E cosa aveva Lorenza Pieraccini da dire di così importante? Bastava andare a chiederlo. Siccome non ci ha pensato la Procura di Siena, ci ho pensato io.
La Pieraccini spiega che la mail nella quale David Rossi scrive “stasera mi suicidio sul serio, aiutatemi” – e indirizzata all’ex Amministratore Delegato di MPS Fabrizio Viola – in banca era stata letta da più persone, su tutte Valentino Fanti – capo segreteria di Viola.
Dunque se di suicidio si è trattato, quel suicidio – abbiamo dimostrato! – si sarebbe potuto evitare.
(https://www.iene.mediaset.it/video/monteleone-morte-david-rossi-la-testimone-mai-sentita_65609.shtml)

Questo Selvaggia Lucarelli NON lo dice.

Ma veniamo a quello che dice.

Facendo credere ai lettori del Fatto Quotidiano che nel nostro ultimo servizio avremmo mandato in onda una donna incappucciata dalla quale ci saremmo dissociati, dice il FALSO.

Questo ha prodotto, nei lettori/spettatori meno attenti, un certo disorientamento.
Era quello che voleva ottenere Selvaggia Lucarelli? Maaahhhh.

Perché è FALSO quello che cerca di far passare Selvaggia Lucarelli?

Perché non solo dalla donna che gli spettatori del programma hanno ascoltato nella puntata dell’11 aprile 2018 non ci siamo affatto dissociati, ma soprattutto perché non è assolutamente “inaffidabile” ed è pronta a incontrare i magistrati di Genova che indagano sulle vicende senesi.

PERCHÉ REPLICARE A SELVAGGIA LUCARELLI?

Ho deciso di scrivere queste righe – anche se sono sempre poche quando la necessità è quella di contrastare sciocchezze e allusioni – non tanto per chiarire meglio il mio pensiero, ma perché ho notato che sulle pagine di un giornale come “La Nazione” un giornalista poco attento (il karma mi suggerisce di andarci leggero) ha scritto ieri – a contorno di una surreale doppia pagina celebrativa della magistratura senese – un pezzo in cui, fidandosi ciecamente della falsa ricostruzione di Selvaggia Lucarelli, attribuisce ad una testimone solidamente riscontrata nelle sue dichiarazioni una identità completamente diversa.

E poi perché una serie di presunti siti web di presunta informazione locale, a Siena, hanno dato risalto alla stessa falsa ricostruzione della Lucarelli, continuando un’opera di disinformazione che solamente perché mi considero un ingenuo, non attribuisco ad un disegno preciso di discredito del mio lavoro utile a qualche personaggio che nelle ultime settimane deve aver provato molta paura sentendo vicino il momento in cui – forse – sarà chiamato a rendere conto delle sue azioni.

Ma andiamo avanti.

L’accurata opera di sostituzione delle domande – alcune mai formulate – alle quali appiccicare pezzetti di mie risposte date però ad altre domande (!!!), Selvaggia Lucarelli sostiene che avrei travalicato il confine del racconto dei soli fatti per lasciare spazio, in alcuni passaggi, alle mie opinioni (questo rimprovero è venuto da una opinionista di mestiere!).
Le rispondo che la fortuna di lavorare a “Le Iene” è quella di potersi ritagliare piccoli spazi per avere un punto di vista sulle cose. Una cosa che un TG – dati i tempi limitati e la natura di linguaggio differente – non permette.

Chi legge l’intervista capisce tutt’altro.

Per ricapitolare.

A Selvaggia Lucarelli non piace il lavoro de “Le Iene” sul caso David Rossi. Lei è convinta che si tratti di un suicidio e che le indagini siano state fatte male.

Fin qui io non ho niente da dire.

Il problema è il tentativo di truffa a danno dei lettori di un giornale al quale sono affezionato facendogli credere che meno di due minuti mandati in onda a novembre 2017, corrispondano a quanto mandato in onda ad aprile 2018 con lo scopo di indebolire la solidità del nostro lavoro. E in particolare le rivelazioni del gigolò Stefano, mandate in onda il 25 marzo 2018. (https://www.iene.mediaset.it/video/monteleone-morte-david-rossi-io-mi-prostituivo-ai-festini-di-siena_65837.shtml)

Questo è FALSO e non posso permettermi di non replicare.

FARSI IL CULO

Oltre 224 minuti di inchiesta non sono un lavoro facile. E quando dico che «mi sono fatto il culo» non rispondevo ad alcuna domanda, ma formulavo una considerazione generale al termine di una lunga conversazione.

E lo ribadisco.
Ci siamo fatti il culo a verificare le informazioni e i fatti, in modo particolare sul materiale andato in onda nelle ultime settimane. Stiamo collaborando, nei limiti del possibile, con i magistrati di Genova. Abbiamo scoperto delle cose. Siamo stati vicini al dolore di una famiglia, accendendo l’interesse dell’opinione pubblica su una storia che qualcuno vorrebbe tenere sepolta sotto una coltre di indifferenza.

PERCHÉ I FESTINI? (ONCE AGAIN)

Abbiamo parlato di “festini”, lo ripeterò fino alla nausea, prima perché una personalità politica di primo piano a Siena lo diceva con molta convinzione ed era una notizia questo solo fatto.

Poi perché, successivamente, si è aperta una breccia e siamo riusciti a capire quale potrebbe essere, potenzialmente il nesso col caso di David.
Non si tratta del “movente” di un presunto – e non ancora dimostrato – omicidio.
Si tratta di un contesto che – da solo – avrebbe automaticamente reso condizionabili (e ricattabili!?) alcuni pezzi importanti della società senese.

La cattiva condotta di alcuni, a Siena, ha mandato “a puttane” una banca antichissima e solida con la conseguenza di avere impoverito la Città.

È legittimo oppure no chiedersi se ciò è frutto della mala sorte oppure perché controllori e controllati avevano qualcosa che legava (o sporcava) le mani degli uni e degli altri?

Scusate se ho impiegato troppe parole e se mi sono ripetuto.

Torno a lavorare.”

 

 

 

Guendalina Guidarelli



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