Il comandante Di Pace commemora i carabinieri Tersilli e Savastano

Di Redazione | 22 Gennaio 2018 alle 16:50

Il comandante Di Pace commemora i carabinieri Tersilli e Savastano

I due militari dell’Arma furono vittime della violenza terroristica il 21 gennaio 1982 a Monteroni

Alle ore 10.00 circa del 21 gennaio 1982, la Centrale Operativa del Gruppo di Siena veniva informata di una rapina alla locale agenzia nr. 3 del Monte dei Paschi di Siena, ubicata in via Quintino Settano, ad opera di 3 malviventi, armati di pistola, che nella circostanza avevano anche disarmato una Guardia Giurata a presidio dell’Istituto di Credito. Immediatamente veniva disposta l’attuazione del piano provinciale dei posti di blocco. Alle ore 11.30 circa, sulla SS 2 “Cassia”, in località “Fede”, il Mar. Ca. Augusto BARNA, Comandante della Stazione di Murlo (SI), unitamente ai Car. Aus. Euro Tersilli e Giuseppe Savastano, entrambi in servizio presso la Stazione di Monteroni d’Arbia (SI), effettuavano un servizio perlustrativo.

I militari, informati via radio di quanto accaduto, fermavano un’autocorriera di linea “Siena-Montalcino”, procedendo al controllo dei passeggeri. Il Maresciallo Barna, armato di M/12, saliva sul mezzo sul quale si trovavano circa 30 persone, per verificare se fra i passeggeri vi fossero persone sospettabili, mentre i 2 Carabinieri, armati uno di MAB e l’altro della pistola Beretta Cal. 9 Mod. 34 in dotazione, venivano disposti alle due estremità dell’autobus pubblico a protezione del Sottufficiale. Quest’ultimo si avvicinava a un giovane e a una ragazza seduti nei posti centrali, chiedendo loro i documenti di identità e la destinazione. Insospettito del loro atteggiamento, invitava i due a seguirlo per accertamenti. Mentre il Maresciallo accompagnava i due verso l’automezzo di servizio lasciato nei pressi, altro giovane, a bordo del mezzo, furtivamente li seguiva impugnando una pistola che teneva nascosta dietro la schiena. Appena sceso dall’autocorriera, esplodeva numerosi colpi nei confronti dei 2 militari e del Sottufficiale. I due Carabinieri, da quanto risultato dai primi accertamenti, non avevano possibilità di reagire, venendo feriti mortalmente. Il Sottufficiale, invece, sebbene ferito in più parti del corpo, scaricava l’intero caricatore dell’arma che impugnava in direzione dei malviventi, attingendo mortalmente uno e ferendone un altro. Quindi, attraversava la strada cercando di ripararsi nel caseggiato di fronte, inseguito da uno dei malviventi che continuava contro di lui l’azione di fuoco.

Il malvivente ucciso, trovato in possesso di 2 carte d’identità false, veniva successivamente identificato per Lucio Di Giacomo  – nome di battaglia “Olmo” – appartenente all’organizzazione comunista combattente “Prima Linea”. La donna fatta scendere dal pullman, dopo la sparatoria alla quale presumibilmente anche lei prendeva parte, risaliva sull’autocorriera e invitava alla calma i passeggeri, dicendo testualmente “State fermi e non vi facciamo nulla. Siamo di Prima Linea”. Successivamente, invitava altra giovane donna, rimasta sull’automezzo, a prendere la borsa con i soldi della rapina e a scendere. Il Commando si ricomponeva all’esterno e si allontanava in direzione di Buonconvento, a bordo di un automezzo abbandonato sulla strada dal proprietario, terrorizzato per quanto accaduto. I terroristi si rifugeranno successivamente in una casa disabitata a Civitella Paganico, località Monte Verdi, e da lì, prendendo un ostaggio, cercheranno di arrivare a Grosseto.

Ad Arlena di Castro (VT), 2 Carabinieri della vicina stazione di Piansano intimano l’alt e sparano. I 6 scappano nei campi, lasciando un po’ di armi, la refurtiva e l’ostaggio che conferma il ferimento della terrorista al fianco e alla spalla. Ma verranno in seguito catturati. L’uomo fatto scendere dal Sottufficiale dalla corriera per gli accertamenti veniva identificato nel terrorista di “Prima Linea” latitante, Daniele Sacco  Lanzon, mentre le 2 donne del Commando venivano individuate nelle terroriste latitanti Susanna Ronconi e Sonia Benedetti

Questo l’intervento di oggi, alla commemorazione avvenuta a Monteroni, del Comandante Provinciale Stefano di Pace: “Consentitemi – ha detto – di esprimere la mia sincera gratitudine a tutte le Autorità qui presenti per l’attenzione e la sensibilità dimostrata verso la nostra Istituzione. Un ringraziamento particolare a Lei Signor Sindaco e a tutti i cittadini di Monteroni d’Arbia, che oggi hanno voluto stringersi attorno ai Carabinieri della locale Stazione, testimoniando ancora una volta l’affetto e il forte legame con la nostra Istituzione. Un saluto affettuoso a Pacifico e Attiliana Tarsillie a Marzia e Francesca Savastano  che anche oggi, con la loro presenza, intendono esprimere sentimenti di immutato affetto nei confronti dell’Arma.

E’ con grande commozione che partecipo a questa cerimonia – ha continuato – che supera il semplice momento della memoria, inserendosi concretamente nella vita di questa splendida realtà. La presenza numerosa di studenti e di queste meravigliose scolaresche, che ringrazio di cuore per essere intervenute, conferma la volontà dei giovani di credere ancora in quei valori fondamentali, in cui credevano fermamente Euro Tersilli  e Giuseppe Savastano. Sono ormai trascorsi oltre 35 anni da quel tragico episodio. Il loro sacrificio ha creato un vuoto incolmabile nel cuore della grande famiglia dell’Arma, ma, al tempo stesso, costituisce un esempio luminoso da seguire per le giovani generazioni. Esempi come quello dei Carabinieri Tersilli e Savastano hanno la forza di restare per sempre nella memoria e rappresentano motivo di riflessione soprattutto per i giovani, perché sono il germoglio di quelle idee e di quei valori, che costituiscono il punto di riferimento per tutta la Nazione.

Con il loro comportamento – ancora Di Pace – difatti, ci hanno lasciato una testimonianza di altissimo senso del dovere. Non c’è purtroppo limite al coraggio, alla generosità, al rischio, quando si indossa l’uniforme del Carabiniere. E questo lo sappiamo bene. Più difficile è senza dubbio dimostrarlo….ed Euro Tarsilli e Giuseppe Savastano lo hanno dimostrato, non sottraendosi al proprio dovere. Con esemplare iniziativa, nonostante il clima di forte tensione conseguente a una rapina appena commessa, procedevano a controllare, insieme con il Comandante della Stazione di Murlo, un uomo e una donna che viaggiano a bordo di un’autocorriera che avevano appena fermato. Si erano insospettiti del loro atteggiamento e li avevano invitati a seguirli per svolgere ulteriori accertamenti. E proprio in quella circostanza che venivano attinti mortalmente, con proditoria azione di fuoco, da parte di un terzo malvivente, che era riuscito abilmente a celarsi all’interno del mezzo. Il Comandante di Stazione, sebbene anch’egli ferito, replicava al fuoco, uccidendo uno degli aggressori e ferendone un altro. Si riparava poi nel caseggiato di fronte, inseguito da un altro malfattore che consentiva a tutto il commando, risultato costituito da ben 6 persone appartenenti a pericolosa organizzazione eversiva, di allontanarsi. Venivano poi bloccati da un’altra pattuglia nel viterbese e successivamente catturati.

E’ un episodio lontano nel tempo quello che vi ho appena ricordato, avvenuto anche prima che maturassi l’età per indossare l’uniforme…. prima anche che tanti carabinieri oggi in servizio nascessero. E’ un episodio che, come tanti altri accaduti in quel periodo, testimonia il prezzo di vite umane pagato dall’Arma e da tutte le altre Forze di Polizia per contrastare e vincere il terrore di ogni matrice che sconvolse l’Italia in quella notte interminabile. Vittime quasi sempre sconosciute, lontane dai riflettori, ragazzi a cui è stato negato il futuro quando si erano appena affacciati a scrutarlo. Professionisti vicini al congedo che avevano voluto intraprendere una parte del loro cammino indossando l’uniforme, cittadini che hanno voluto svolgere il servizio militare, servendo in maniera assoluta la comunità e la Patria, animati da altissimo senso del dovere e da assoluta dedizione.

I vostri Carabinieri, cittadini di Monteroni d’Arbia, sono ancora quei militari apparentemente lontani nel tempo. Uomini e donne che hanno scelto proprio di dedicare la vita al servizio del prossimo, per difendere la libertà e garantire la sicurezza. E soprattutto grazie al quotidiano e spesso oscuro lavoro di questi uomini, che vengono resi possibili gli importanti risultati conseguiti dalla nostra Istituzione nell’attività di contrasto a ogni forma di illegalità. Ecco perché, cari ragazzi, oggi siamo qui riuniti… la memoria dei Carabinieri deve sollecitare tutti noi a proseguire sulla via del dovere e del rispetto  -ha concluso – a tutela della convivenza civile e della democrazia”



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