Il drappellone delicato di Sinta Tantra. La presentazione

Di Redazione | 11 Agosto 2017 alle 1:38

Il drappellone delicato di Sinta Tantra. La presentazione

Un drappellone dai colori e dalle linee delicati

I colori tenui, le figure appena tratteggiate, gli spazi vuoti, lasciano perplessi i senesi nel momento in cui il drappellone di Sinta Tantra viene svelato. Si tratta di una interpretazione completamente al di fuori degli schemi tradizionali e questo ha spiazzato i contradaioli al primo impatto. Ma riguardandolo meglio il drappellone della pittrice balinese piano piano conquista.

Ecco la presentazione del drappellone della storica d’arte Margherita Anselmi Zondadari.

Signor Sindaco, Autorità, Onorandi Priori, Capitani, Contradaioli tutti,

con immenso piacere sono qua, stasera, a presentare a voi il drappellone dipinto da Sinta Tantra.

Un’artista contemporanea, internazionale, che solca le scene mondiali con i suoi lavori innovativi e originali e che per la prima volta nella sua vita si è affacciata ad un mondo ricco di tradizioni, di storia, di regole, di passione.

Quando le fu chiesto di realizzare il drappellone per il Palio dell’Assunta del 2017,  Sinta ha accettato con entusiasmo ed eccitazione; con dedizione e curiosità si è messa a studiare la nostra storia e la nostra festa; ha accolto con coraggio questa sfida.

Le visite a quegli scrigni favolosi che sono i Musei delle nostre Contrade l’hanno molto colpita e le hanno aperto un mondo ricco di storia e di glorioso passato. Un mondo dove l’arte si lega indissolubilmente alla storia, dove passione e razionalità sono sinonimi.

Per Sinta, ragazza sensibile e curiosa, non è stato difficile capire tutto questo; in un certo senso si divertiva a scoprire di più, come assetata di una storia che fino a poco tempo prima non faceva parte del suo bagaglio culturale.

Originaria di Bali, nata a New York nel 1979 e cresciuta a Londra, dove attualmente risiede e lavora, ha dentro di sé le caratteristiche della sua cultura armoniosamente sintetica che, su un fondo fortemente intriso dai colori del mondo asiatico, trae ispirazione dal contatto avuto con la cultura occidentale. Una sintesi creativa di tradizione e moderno.

Tutto è scandito dai ritmi e dai colori, perché l’arte a Bali è un disegno di vita. L’ispirazione naturale e il grande talento artistico dei balinesi non potrebbe essere spiegato altrimenti: un incredibile dono, come l’isola tutta, venuto dal cielo. Bali stessa dunque è una continua fonte di ispirazione. Qui c’è l’energia giusta per essere creativi, dinamismo che Sinta conserva sempre dentro di sé, maturandolo con gli studi londinesi ed esternandolo nella sua produzione pittorica.

Ha studiato alla Slade School of  Fine Art dell’University College e alla Royal Academy Schools di Londra riscuotendo fin da subito un grande successo in tutto il mondo per le sue installazioni site-specific e per i suoi interventi di decoro urbano. Sono opere audaci che interagiscono con l’ambiente circostante, partendo da una perfetta conoscenza dell’architettura, della struttura spaziale, della cultura dove l’uso astratto del colore diventa parte integrante degli ambienti architettonici, mettendo in evidenza il ruolo decorativo, funzionale e sociale dell’arte.

E’ un’arte moderna la sua, ma che affonda le sue origini nel passato e che trova una sua conferma anche proprio qui da noi, a Siena. Infatti Sinta, visitando la nostra città quest’inverno, con le sue emergenze storiche e decorative, ha trovato una ulteriore conferma per la sua arte.

Ha ritrovato negli affreschi del Buon Governo, della Libreria Piccolomini, del Santa Maria della Scala, con i loro cicli pittorici che raffigurano una città dalle facciate multicolore che donano gioia e serenità agli abitanti, ciò che lei intende fare con le sue realizzazioni in cui, con i suoi sapienti accostamenti geometrici di colore, dona gioia e nuova vita ad elementi cittadini altrimenti anonimi.

Un esempio su tutti è il ponte dipinto, lungo 300 metri, che si estende sulle acque delle Docklands nel cuore di Canary Wharf, il quartiere finanziario di Londra, completato in occasione delle Olimpiadi del 2012. Le sue opere sono presenti nella collezione del Governo del Regno Unito e in collezioni pubbliche e private internazionali.

Come ebbe a dirmi quest’inverno, in uno dei suoi soggiorni in città, “Penso che i senesi siano molto abituati al colore, non fosse altro per il multicolore delle bandiere delle loro Contrade. Credo che sia un linguaggio che gli appartiene”. E’ con questa sorta di incoraggiamento personale che si è immersa nella nostra storia.

I risultati del suo lavoro sono composizioni affascinanti in cui, alla costruzione dello sfondo, si contrappone la purezza delle linee che le solcano; sono opere che sottolineano con vigore la propria personalità. Sinta traduce infatti le proprie geometrie in progetti caratterizzati da compenetrazioni di masse geometriche di colore. Il colore è la chiave di volta del suo costruttivismo, un elemento che interviene concretamente nella realtà che la circonda, come ben documentano i suoi lavori.

Sul suo tavolo, pennelli di diverse misure e tantissimi tubetti di colore sistemati in verticale, uno di fianco all’altro, pronti ad affrontare il supporto che gli si presenta davanti.

Tubetti di tempere esposti con un ordine che sembra nascondere un senso che va oltre la loro natura materiale, come se fossero essi stessi un’istallazione artistica. Ogni cosa nel suo studio internazionale mi affascinava, mi portava lontano, mi trasportava nel suo mondo per poi riportarmi a Siena in mezzo alla sua splendida festa di cui adesso Sinta è parte integrante.

E’ proprio così, le opere di Sinta sono esplosioni di colore: rossi, verdi, blu, rosa, azzurro, l’intero arcobaleno dipinto e pulsante, la sensazione che quei tubetti abbiano impresso il loro pensiero sulla tela, per poi tornare a disporsi ordinatamente sopra il suo tavolo.

Il colore, dunque, è il protagonista del lavoro di Sinta. E’ sul colore che l’artista gioca la sua partita. Ma è un colore circoscritto, racchiuso in forme geometriche che si completano e si incastrano tra loro ed è dietro alla sua iconografia di vitalità ed energia che si nasconde qualcosa di più complesso.

L’artista inglese fa suo il concetto che l’arte deve rendere visibile l’invisibile. E per farlo deve innanzitutto interrogarsi sul rapporto tra realtà e rappresentazione. Ha capito che il colore, con le sue arcane geometrie, resta un solido ponte tra questi due mondi.

Il drappellone di Sinta Tantra rappresenta uno dei percorsi di ricerca e di evoluzione della sua arte, quello forse da lei meno studiato e considerato dove lo schematismo architettonico si mescola a lampi di colore. La prospettiva e l’utilizzo delle tinte sono senza alcun dubbio alla base di questo drappellone, un punto di partenza che però si unisce ad una pittura figurativa che ne è, da sempre, elemento caratterizzante.

La pittrice inserisce dunque in quest’opera la sua esperienza artistica e soprattutto la ricerca verso una creatività decisamente libera; comprende anche elementi di architettura che in particolare si estrinsecano nel pavimento e nel soffitto. Elementi architettonici che ha ripreso dagli affreschi del Pinturicchio nella Libreria Piccolomini nella Cattedrale senese che tanto l’hanno colpita, luogo a cui si è sentita particolarmente vicina per via della pavimentazione a rigido schema geometrico che tanto ricorda il suo stile.

Analizzando a fondo, nell’intimo, l’essenza del drappellone, ritroviamo infatti quella che è l’esperienza artistica di Sinta, cioè prendere un’architettura cittadina e impreziosirla con le sue geometrie multicolore. Allo stesso modo Sinta ha seguito lo stesso percorso, tra virgolette, utilizzando un’architettura trovata nella storia dell’arte della nostra città e l’ha, per così dire, personalizzata con i colori.

Forme geometriche variopinte, come un tappeto vibrante di colori, si stagliano in primo piano. Geometria e simmetria creano figure semplici che però, unite, formano un unicum inscindibile.

Ed è proprio questa vicinanza che le ha suggerito di riproporre una pavimentazione che facesse da base a tutta la sua composizione, che fosse proprio Sinta, che rispecchiasse il suo operato. Così, come ha voluto riproporlo anche nell’intradosso dell’arco che chiude, in alto, la composizione.

L’utilizzo dei colori non è stato casuale, ma opportunamente dosato; con i colori ha cercato di non renderlo troppo maschile perché, pur essendo vero che il Palio viene percepito dall’esterno come molto maschile, basti pensare ai fantini, ai monturati in Passeggiata Storica eccetera, nel tempo che Sinta ha trascorso a Siena e visitando le Contrade, si è accorta di quante donne lavorano davanti e dietro le quinte. Quindi era importante per lei bilanciare i colori maschili e femminili, giocare con le loro caratteristiche.

Una imponente figura campeggia al centro della seta. E’ la Saffo scolpita da Giovanni Dupré, conservata a Roma nella Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea. Una Saffo addolorata, bellissima, ritratta dallo scultore senese in posizione seduta con il busto per metà nudo e per metà avvolto in un morbido peplo, in un atteggiamento che esprime un misto di rassegnazione ed angoscia, nel momento in cui medita di gettarsi in mare, caratterizzata da sontuose e intense forme trattate con un toccante stile neoellenistico.

Questa statua è stata scelta dall’artista inglese per rappresentare la parte allegorica del drappellone che è dedicato ai duecento anni dalla nascita dello scultore senese, avvenuta a Siena il 1° marzo del 1817.

Sinta è riuscita a rappresentare questo capolavoro del Duprè con pochi tratti che ne delimitano i contorni e ne semplificano le forme, pur non togliendo niente alla sua carica emotiva. Ha ripreso fedelmente gli atteggiamenti e la posizione, ha confermato la grande padronanza dello scultore senese che mescolava le fonti figurative storiche con evocazioni sentimentali complesse.

Documentandosi a lungo sulle opere dello scultore senese, la pittrice è rimasta decisamente colpita dalla realizzazione dei corpi umani da lui scolpiti che, pur essendo fatti di marmo, sembrano molto vulnerabili. E così Sinta ha voluto catturare l’essenza della delicatezza con pochi tratti decisi, dopo aver guardato molti disegni di Andy Warhol e di Matisse con il loro concetto di linea da cui è scaturita l’idea del dipinto. Non è proprio Giovanni Duprè ma un riferimento a lui, senza però cambiare il suo stile.

Fra tutte le opere del Duprè da lei guardate, ha scelto Saffo in quanto donna e poetessa, cosa non particolarmente usuale per quei tempi, ha voluto mostrare una donna non solo bella e romantica, ma anche forte e creativa. A tutto questo poi si è aggiunta la fortuita casualità della orizzontalità della composizione che aiutava a mitigare la spiccata verticalità del drappellone.

Giovanni Duprè era molto legato a questa scultura, che eseguì su commissione di Angelo Gatti, negoziante di statue, nel periodo compreso tra il 1857 e il 1861. Ma in seguito a molteplici eventi, la statua rimase per lungo tempo di sua proprietà, non riuscendo a separarsene, pur avendo ottenuto allettanti offerte per la sua vendita.

Nel suo libro “Pensieri sull’arte e ricordi autobiografici” si legge testualmente: “Chi può sapere ove sarà e come sarà situata dopo la mia morte questa povera Saffo?”. Oggi potremmo raccontargli che ha trovato una collocazione in un importante museo italiano e questo, probabilmente, non lo stupirebbe. Più difficile sarebbe dirgli e fargli credere che la sua amata Saffo campeggia su un drappellone del Palio realizzato in suo onore!

Dietro di lei un paesaggio sfugge in lontananza. Una palma fa da quinta scenica ad un panorama realizzato con tratti leggeri e delicati, appena delineato sulla seta che lascia intravedere il suo colore naturale.

E’ Siena, disegnata invece che dipinta, realizzata in maniera lievemente accennata; l’intento di Sinta era quello di far sì che le persone potessero proiettare le loro idee su di essa.

Affascinata dagli affreschi della Libreria Piccolomini, su cui si era soffermata ore ed ore per ammirarla nel silenzio della Cattedrale senese, oltre all’impostazione, ha ripreso il soggetto della palma che ha riprodotto al centro del suo drappellone. La palma la riporta all’esotico, alle sue origini e non ultimo, comunque, anche ad alcuni animali esotici che appaiono nell’araldica di alcune Contrade.

Questa idea di esotismo l’ha riscontrata, ovviamente, anche nella seta del drappellone, supporto poco usuale per i dipinti e per questo ha voluto lasciare questo nobile materiale a vista in numerosi spazi del cencio utilizzando, come espediente, una base neutra.

Quello che colpisce l’osservatore appena guarda il Palio, sono i due semicerchi azzurro e rosso che dominano e sovrastano tutta la composizione. Una sorta di yin e yang che per lei, contrapposti e affiancati, raffigurano il sole e la luna. Ci troviamo di fronte ai due simboli che rappresentano un momento di evoluzione ma che si manifestano in correlazione tra loro. La luna, infatti, non possiede luce propria ma è un riflesso del sole. Due corpi quindi in antitesi, in cui il parziale occultamento di uno da parte dell’altro, rende visibile l’altra metà.

Una sorta di eclisse di luna a cui lei ha voluto riallacciarsi pensando alla nostra Balzana in cui i due colori opposti del bianco e del nero si alternano e si fronteggiano perennemente.

La composizione del Palio si chiude con un arco che si imposta su due capitelli e il cui intradosso, come abbiamo detto precedentemente, è proprio il mosaico di colori tipico di Sinta Tantra e sul cui fronte sono rappresentati i dieci barberi delle Contrade partecipanti alla carriera.

Sopra a tutto in posizione centrale, inserita in un concio che costituisce la chiave di volta di tutto l’arco e di tutta la composizione, appare la Madonna Assunta quasi a simboleggiare che la Madonna è la chiave di volta della nostra città.

Voglio chiudere la mia presentazione con una nota personale.

Ho seguito Sinta Tantra fin dall’inizio, dal primo giorno in cui, qualche mese fa, in una fredda giornata invernale arrivò a Siena. Ad attenderla, nella stanza del Sindaco, con me c’era anche Cesare Olmastroni. Era seduto accanto a lei, la guardava, la studiava, la esaminava. Passammo il pomeriggio a spiegarle la nostra festa con tutte le sue mille sfaccettature; Cesare era felice di confrontarsi con questa pittrice venuta da lontano, così giovane e così promettente.

Avrebbe avuto tante cose da raccontare a Sinta, tanti suggerimenti, tante curiosità che avrebbe potuto condividere con lei. Sinta ha comunque saputo sfruttare quei pochi consigli e insegnamenti sulla preparazione della seta prima di stendere il colore e realizzare le immagini.

Per rivedere la presentazione Presentazione Drappellone 10082017



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