La passione per il Palio, medaglia di riconoscenza civica a Enrico Giannelli - La presentazione di Rossi

Di Redazione | 15 Agosto 2016 alle 14:01

La passione per il Palio, medaglia di riconoscenza civica a Enrico Giannelli - La presentazione di Rossi

La terza medaglia ad Enrico Giannelli

Ulteriore medaglia di civica riconoscenza assegnata al candidato dalla Contrada del Drago “per la passione e l’attività di approfondimento degli aspetti antropologici del Palio”. Ideatore e curatore del gioco a quiz “Diccelo”, organizzato dalla sua stessa Contrada, e autore di sonetti in vernacolo e di una raccolta di testi teatrali, Giannelli ha scritto vari libri sulla storia e sulle carriere dei fantini del Palio. Chiamato più volte a collaborare sulle testate locali, è stato protagonista di una serie di brevi filmati su aneddoti e fatti palieschi trasmessi dalle emittenti locali. In Contrada ha ricoperto le più svariate cariche: da vice cancelliere a vicario e a priore, da mangino a capitano vittorioso. Ricordato per rettitudine e onestà intellettuale nella sua attività lavorativa come dirigente dell’istituto Sclavo, per anni è stato presidente del consiglio di amministrazione dei Conservatori Femminili Riuniti di Siena. Giannelli, inoltre, non ha mai fatto mancare il suo fattivo contributo anche sul piano sociale, impegnandosi nell’attività dell’Unione italiana Ciechi e del Teatro del Costone.

Presentazione di Carlo Rossi

Enrico Giannelli, Ghigo, nasce a Siena l’8 luglio 1934, in Piazza della Posta (allora Piazza Umberto I°) da Fernando, vice segretario generale del Comune di Siena e dalla dolce signora Elena , figlia di Enrico Falaschi, importante personaggio senese di fine ottocento: fu sindaco della città, presidente del Monte dei Paschi e anche parlamentare nazionale. Ghigo ha una sorella, Ernestina ed un fratello Emilio, Mangia d’Oro qualche anno fa.

Il giovane Ghigo frequenta il Liceo Classico Enea Silvio Piccolomini e poi la facoltà di Giurisprudenza del nostro Ateneo. Fu anche goliardo in quel periodo: baliota con il Principe Fabio Rugani nel 1956 contribuì ad organizzare il più simpatico e riuscito scherzo che i goliardi senesi abbiano mai realizzato: il famoso scherzo degli egiziani.

Dopo la laurea nel 1957, Ghigo fece il praticante dall’avvocato Delle Piane e divenne procuratore legale ma in pratica non esercitò la professione forense perchè fu assunto alla Sclavo. Istituto Siero-Vaccinogeno Toscano Achille Sclavo, dove, poco dopo divenne direttore del personale. Svolse per decenni questo delicato ruolo con grande impegno, dedizione verso l’istituto ed integerrimo rigore.

Alla Sclavo collaborò con tutti i vertici che via via si succedettero al timone dell’azienda, a partire dal dottor Antonio Cinotti e fino a Guelfo Marcucci . Andò in pensione lasciando una situazione che non era più quella nella quale era entrato tanti anni prima. Poco era rimasto dell’Istituto Siero-Vaccinogeno Toscano Achille Sclavo che tanto lustro aveva portato alla città e che era stato palestra di lavoro e di vita per tanti senesi.

Si diceva: nato in Piazza della Posta, nel cuore del Drago e del Drago Ghigo è sia l’incarnazione della storia, il testimone, sia il garante, la coscienza critica, il faro a cui tutti i dragaioli almeno una volta si sono rivolti per un consiglio, per un parere. Con il suo carattere critico e rigoroso, a volte burbero, poco incline al compromesso, ma mai escludente, ironico ma mai cattivo, modesto e mai autoreferenziale è sempre stato un punto di riferimento per tutti; anche per i giovani.

La sua carriera nel Drago inizia nel ’54 come vice cancelliere e da allora è sempre presente nella Sedia Direttiva; Vicario dal ’57 al ’74, diviene Priore nel ’74 alla morte del mio babbo e rimane in carica fino al 1979. Capitano dall’ 82 all’ 87, è vittorioso con Ogiva e Falchino nel luglio del 1986; ma aveva già vinto come Mangino nel ’62. Adesso è ancora in Sedia come Consigliere del Priore ed i suoi consigli sono tuttora preziosi.

Ghigo ha sempre vissuto ed interpretato il Palio nel modo migliore, più positivo, come una festa capace anche di sollevarci dalle preoccupazioni quotidiane, in grado di riempire ed allietare le nostre giornate due volte all’anno. Palio che ci dà gli spunti per conoscere nuovi personaggi, per approfondire alcuni aspetti più nascosti, per scoprire nuovi aneddoti per canzonare e canzonarsi, per passare ore serene insieme a tanti amici. Il giorno più bello è per Ghigo quello in cui danno i cavalli,con i suoi ritmi e le sue attese cariche di tensione e di speranze: l’assegnazione del cavallo, la scelta della monta e la prima prova per vedere anche le accoppiate delle altre Contrade e incominciare a prevedere come si potrà sviluppare il Palio.

Quante nottate in Camporegio e ai Voltoni a chiedergli di vittorie, di cavalli e fantini, di estrazioni a sorte. Tutti a tirare tardi intorno a lui che raccontava aneddoti e storie di vecchi palii, snocciolava dati e date a noi che lo ascoltavamo in religiosa ammirazione. Allora alle nostre domande e alle nostre curiosità non c’era l’immediata risposta di un freddo, asettico telefonino senz’anima.

La sua grande memoria lo ha senz’altro aiutato e ha soprattutto in parte supplito alla grave menomazione visiva da cui è affetto da decenni. E’ riuscito comunque con grande forza di volontà e determinazione ma anche con serenità ad accettare e a sopportare questa malattia che non gli ha impedito di continuare in qualche modo e con grande difficoltà a leggere e a scrivere quello che apprendeva e che produceva. L’handicap non lo ha isolato, non l’ha fatto chiudere in se stesso, non lo ha escluso dal mondo che ama e che continua grazie a Dio a frequentare e ad animare con la soddisfazione di chi gli sta intorno.

Una vera fucina di dati, di date, di elenchi, di aneddoti, di storie, condite da un evidente amore per la materia. Questa sterminata conoscenza dell’argomento lo ha portato alla pubblicazione di due libri fondamentali per la storia della nostra festa: “Dal primo all’ultimo. Carriere e fantini del 900” e “Ora come allora: carriere e fantini dalle origini ad oggi” (era il 2006), scritto con Maurizio Picciafuochi e poi il più recente (del 2014) “Fantini brava gente. Disavventure giudiziarie di fantini del passato” in collaborazione con Ferrini, Papei e Picciafuochi.

Non sono state pubblicate, ma sarebbe interessante farlo, le domande e le risposte delle varie edizioni del DICCELO, gioco fra squadre di contradaioli ideato da Ghigo e da lui con altri benemeriti dragaioli organizzato negli anni. Gioco che ha allietato varie serate in Società mettendo alla prova i preparatissimi concorrenti che si sfidavano rispondendo a domande (per me quasi tutte impossibili), su Palio, fantini, cavalli estrazioni a sorte, ma anche toponomastica e monumenti cittadini, senesi famosi e così via.

Ma non solo Palio e non solo Drago. Rilevante è stato ed è tuttora l’impegno che Ghigo ha profuso nelle varie istituzioni cittadine nelle quali ha ricoperto ruoli di responsabilità. Attualmente è Vice Presidente dell’Unione Italiana Ciechi di Siena che si adopera per assistere e rendere meno dura la vita dei non vedenti ed organizza vari eventi per promuovere la prevenzione dei disturbi della vista, come la campagna sul rischio di glaucoma.

In passato, dal ’99 al 2006 è stato Presidente del Consiglio di Amministrazione dei Conservatori Femminili Riuniti di Siena e dopo aver ristrutturato gli ambienti della struttura ricettiva, ha concluso un accordo con l’Università per assicurare all’Istituzione un futuro più certo. Ricordo, en passant, che i Conservatori Femminili Riuniti sono proprietari anche della Chiesa di San Raimondo al Refugio, vero gioiello del barocco senese.

Importante nella vita di Ghigo è stato l’impegno con il Costone dove ha fatto a lungo parte del Consiglio Direttivo e dove ha collaborato prima con Monsignor Orlandi e poi con don Alberto Luzzi, con don Vittorio Bonci e infine con don Gaetano Rutilo. Al Costone, fra le altre cose, Ghigo

si dedicò al rifacimento del teatro che fu, dopo varie peripezie, inaugurato nel 2001 da Carlo Verdone, figlio del grande Mario, da sempre legato al Costone. Al teatro del Costone è andata in scena per vari anni la Rassegna del Teatro Contradaiolo con buon successo. In una di queste edizioni (nel 2006), la Filodrammatica Dragaiola rappresentò una commedia scritta dallo stesso Ghigo e da Andrea Muzzi (che insieme hanno pubblicato “Il teatrino del Paradiso: copioni in vernacolo”). “Cose dell’altro mondo”, nella quale recitai anche io, dove Ghigo nelle vesti del Beato Vocale, interveniva in un paradisiaco contesto di santi e beati, esprimendosi, quando apriva bocca, usando parole composte ogni volta con una sola vocale, suscitando comprensibile ilarità.

E qui si scopre un’altra caratteristica di Ghigo: la sua abilità di giocare con le parole, la geniale capacità di creare bizzarri componimenti poetici per esempio una poesia nella quale ogni rigo è formato dall’anagramma di nome e cognome di varie persone, come i membri del consiglio dei ministri o i calciatori della rosa del Siena (e anche quest’anno, dopo le vicissitudini societarie siamo in attesa della nuova composizione).

Oppure usando versi tutti con la stessa rima. Memorabile fu l’epinicio in onore di Salasso che Ghigo recitò a memoria durante la cena della vittoria del 2014. E sempre per una cena della vittoria del Drago, nel settembre 1986, la Contrada decise di offrire ai commensali un gustosissimo libretto intitolato “Dolce idioma, amato ostello” scritto da Lorenzo Fabbri (pseudonimo che Ghigo usò per ricordare il grande barbaresco Pappio) contenente alcuni dei suoi sonetti più significativi.

La passione per questa forma di poesia l’ha ereditata dal babbo, autore anch’egli di piacevolissime raccolte di sonetti in vernacolo, alcune pubblicate con lo pseudonimo di Gianferli.

Nel 2009 Ghigo ha pubblicato “Gente vana. Sonetti in vernacolo senese”, stavolta con il suo nome con tanti sonetti e con due poemetti sulla Battaglia di Montaperti e sul Palio della Pace. Nella prefazione di questo libro, Ghigo fa una puntualizzazione sul sonetto in vernacolo, sia per quanto riguarda i problemi relativi alla metrica sia per la correttezza della rima, sottolineando la difficoltà nel rendere per iscritto il linguaggio parlato. Il vernacolo, scrive Ghigo, a differenza del dialetto, non è un sistema linguistico dotato di un vocabolario proprio, ma è un modo di parlare la lingua, da cui si differenzia, oltre che per qualche stravaganza grammaticale, per la pronuncia di alcune parole.

Chiudo con l’auspicio che i nipoti più grandi di Ghigo e gli amati nipotini Giovanni e Pietro, figli di Costanza, possano cogliere fino in fondo la fortuna di avere uno zio e un nonno così e sappiano sfruttarne la vicinanza per crescere nell’amore e nel rispetto della Città, delle sue istituzioni, della sua festa e della sua gente. E da tutti noi che abbiamo la fortuna di averlo per amico un abbraccio e un grande grazie.

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