L'anno in cui il Palio non fu corso per il furto delle Sacre Particole

Di Redazione | 17 Agosto 2016 alle 18:30

L'anno in cui il Palio non fu corso per il furto delle Sacre Particole

Dopo il furto delle Sacre Particole la città era sotto choc e non corse il Palio

Nell’agosto del 1730 avvenne il furto delle ostie dalla basilica di San Francesco. La città era così sotto choc che non corse il Palio alla tonda, mentre i nobili effettuarono regolarmente il loro palio alla lunga che si disputava il 15 agosto. La storia è stata riportata da Marco Falorni sul Carroccio negli anni ’80 e poi riproposta sul suo profilo Facebook.

Un bello spaccato della città di altri tempi che vogliamo riproporre.

Siena, si sa, è la città del Palio, è la città di Santa Caterina, e la città del Monte dei Paschi… ma è anche la città delle Sacre Particole. Siena ha cioè il privilegio di conservare quello che è stato definito il Tesoro Eucaristico, costituito da 351 ostie consacrate, poi ridottesi a 223 in seguito a consumazioni e ricognizioni scientifiche, che dall’anno 1730, contraddicendo ogni legge della natura e della scienza, si sono miracolosamente mantenute incorrotte, diventando così un “Miracolo Eucaristico Permanente”.

Il furto sacrilego e il ritrovamento. La pisside d’argento contenente le ostie poi divenute miracolose fu, con furto sacrilego, asportata dalla basilica di San Francesco la sera del 14 agosto 1730, vigilia dell’Assunta. Siena viveva allora in un clima di grande religiosità e si può quindi immaginare quanta mestizia e quale lutto abbiano gravato sulla città intera mentre fervevano attivamente le ricerche dei ladri e delle particole. Le ostie furono poi ritrovate in una cassetta delle elemosine della vicina collegiata di Provenzano il giorno di giovedì 17 agosto 1730, riportando serenità e festa in città; ma nel frattempo, era stato corso o no il Palio di agosto?

Quel Palio “alla tonda” che non fu corso. Sappiamo che la cadenza annuale del Palio “alla tonda” di agosto non era ancora stata istituzionalizzata, e che la corsa aveva luogo, eventualmente, solo a richiesta della contrada che aveva vinto il precedente 2 luglio, la quale, in quel 1730, era stata la Selva, con il fantino Pettinaio. Ma nell’agosto di quell’anno, con l’imperante clima di lutto cittadino, sarebbe stata possibile la festa del Palio? Si deve ritenere di no, anche se è pur sempre da considerare che il Palio è una festa dedicata alla Madonna patrona e regina di Siena. I registri ufficiali del Comune, tuttavia, tacciono sullo svolgimento del Palio di agosto, così come nessuna contrada si attribuisce la conquista del drappellone. Anche il manoscritto su “Le carriere nel Campo e le feste senesi dal 1650 al 1914”, a suo tempo proposto alla pubblica attenzione a cura di Antonio Zazzeroni, non fa cenno ad alcun Palio nell’agosto 1730.

Il Palio “alla lunga”, invece, fu effettuato. Un elemento di novità viene portato da Girolamo Macchi, cronista del tempo e segretario dello Spedale della Scala, il quale, nelle sue “Memorie” dei fatti avvenuti in Siena dal 1706 al 1734, documento conservato in originale presso l’Archivio di Stato, così testualmente si esprime: “Addì 15 agosto 1730 in martedì fu corso il solito Palio con li barbari in n. 6 e il più corsiero di tutti fu quello del nostro Serenissimo Gran Duca di Fiorenza che vinse il Palio”. Evidentemente il Macchi, parlando del “solito” Palio, voleva intendere il Palio “alla lunga”, quello riservato ai nobili ed effettuato con i cavalli scossi per le vie della città fino alla Cattedrale, corsa che nel 1730 si usava ancora far svolgere nel giorno dell’Assunta. E deve notarsi che il Macchi indica proprio la data del 15 agosto, e non quella del 16, giorno dell’eventuale Palio “alla tonda” disputato dalle contrade e gradito dal popolo. Inoltre, il cronista dice che a vincere fu il cavallo del Granduca di Firenze, senza fare menzione delle contrade, ed è noto che i principi solevano inviare i loro cavalli migliori per partecipare a questa corsa, mentre quella “alla tonda”, in Piazza del Campo, veniva disputata con cavalli della Posta di Siena e dei dintorni. Infine, il Macchi specifica che alla corsa del giorno 15 parteciparono 6 cavalli, mentre, proprio nello stesso anno 1730, il Granduca aveva respinto una petizione delle contrade, con la quale si chiedeva che venisse revocato l’ordine che il Palio (quello “alla tonda”, s’intende) dovesse essere corso in numero di dieci contrade, e non di più.

Il mistero di quel drappellone nella Giraffa. Un particolare misterioso viene però a complicare una vicenda che, sulla base dei documenti, risulterebbe abbastanza chiara. La contrada della Giraffa, infatti, pur non attribuendosi vittorie nell’anno in questione, conserva nella propria sede un drappo dipinto chiaramente indicante la scritta “1730”. La pittura sembra rispettare la tradizionale iconografia dei drappelloni dell’epoca riservati al Palio “alla tonda”. Essa reca in alto l’immagine della Madonna con il Bambino e, ciò che è più interessante, in basso la rappresentazione di un albero, forse una quercia, che sembra proprio il simbolo della Selva, cioè della contrada vittoriosa nel luglio di quell’anno, e che nel 1730 non aveva ancora inserito il rinoceronte nel proprio emblema. Sembra cioè proprio il drappellone fatto dipingere dalla Selva e da consegnare in premio alla contrada vincitrice nel Palio del 16 agosto. Ma se quel Palio non fu corso, come pare praticamente certo, perché il drappellone si trova nella sede della contrada della Giraffa? Si può fare solo un’ipotesi: si può pensare che, essendo state ritrovate le Sacre Particole nella collegiata di Provenzano, cioè nel territorio della Giraffa, proprio a questa contrada sia stato platonicamente consegnato il drappellone già dipinto.

Ci si accorge del miracolo e si sviluppa la devozione. Frattanto, ciò che è certo, è che la città si mobilitò con una solenne processione per ringraziamento di aver ritrovato le ostie contenti il Corpo del Signore, e come segno di riparazione per il furto sacrilego. Le ostie furono conservate. E solo dopo molti, molti anni si cominciò ad accorgersi che esse erano rimaste incorrotte. Da allora, sono state diverse le ricognizioni scientifiche, che hanno attestato che la conservazione delle ostie è avvenuta ed avviene in perfetto contrasto con le leggi della natura e della scienza. La Chiesa lo chiama un miracolo, e per di più un miracolo che si rinnova ogni giorno ed ogni istante, e di cui la Civitas Virginis e l’ordine del frati minori conventuali sono i custodi. Le ostie, poi destinate a diventare le Sacre Particole, furono ritrovate di giovedì 17, ed ancora oggi ogni giovedì, ed ogni giorno 17 del mese, nella basilica di San Francesco, ha luogo una speciale adorazione eucaristica. Il giorno più solenne dell’anno, per la devozione alla Sacre Particole, è poi il 17 agosto, giorno del ritrovamento, in quel fatidico anno 1730.



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