Scotte vs Firenze: troppi medici lasciano Siena

Di Redazione | 2 Gennaio 2017 alle 17:23

Scotte vs Firenze: troppi medici lasciano Siena

Continua l’emorragia di eccellenze che lasciano le Scotte di Siena

Preoccupa la partenza di medici di spicco dall’ospedale delle Scotte.

Come radiosienatv aveva preannunciato nel mese di aprileFranco Trabalzini, eccellenza senese specializzato in Otorinolaringoiatria e Neurochirurgia, lascia proprio in questi giorni Siena e va a ricoprire l’incarico di primario al Mayer di Firenze.

E sempre a Firenze approderà un’altra eminenza della medicina senese, il cui passaggio è in definizione proprio in questi giorni.

La preoccupazione è anche dell’amministrazione comunale senese, e su queste partenze eccellenti il sindaco Bruno Valentini e l’assessore Anna Ferretti sbottano: “Troppe professionalità perse. Sulle Scotte bisogna fare di più”.

“L’indagine sulle aziende sanitarie commissionata dalla Regione Toscana al MeS, il laboratorio management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – commentano sindaco e assessore – ha evidenziato ancora una volta che l’Ospedale delle Scotte registra una elevata soddisfazione da parte dell’utenza ed una capacità di attrarre pazienti da fuori Toscana superiore a tutti gli altri ospedali ad eccezione del Mayer di Firenze.

Apprendiamo, però, che un altro stimato professionista delle Scotte lascia l’AOUS per andare a lavorare al Mayer ed un altro ancora è in procinto di farlo. Non possiamo che esprimere tutto il nostro rincrescimento per questa perdita che va ad aggiungersi a quella di altri professionisti, cresciuti all’interno dell’Azienda Ospedaliera Senese e che poi hanno deciso di lasciare la città, in genere per approdare a Firenze.

 Abbiamo ripetutamente insistito con l’Azienda Ospedaliera e con l’Università perché fosse fatto tutto il possibile per trattenere i professionisti migliori e ci risulta che in alcuni casi ci siano riusciti. Siamo consapevoli che può accadere che un medico di fama ambisca a sedi diverse da quelle in cui è cresciuto professionalmente, ed alcuni nel tempo sono approdati proprio a Siena.

 Detto questo, però,  non comprendiamo ed anzi riteniamo dannosa la concorrenza fratricida tra le Università di Siena, Firenze e Pisa. La politica istituzionale della Toscana in questo ambito deve essere quella di valorizzare tutti e tre gli Atenei con le rispettive aziende ospedaliere, perché è solo dalla crescita armonica di tutto il sistema sanitario universitario che l’intera regione potrà trarre vantaggi. Parimenti riteniamo che valorizzare ciascuna sede per le peculiarità che ha, sia la cosa più intelligente da fare nell’interesse di tutti, senza duplicare dappertutto ogni funzione.

 Chiediamo con insistenza e a voce alta che la Direzione delle Scotte, insieme all’Università di Siena, tutelino con professionisti adeguati in numero e competenze le scuole di specializzazione dei Dipartimenti di medicina, perché non sarebbe tollerabile una loro riduzione, anche alla luce degli investimenti che sulle Scotte e sull’Università vengono fatti da Regione e Governo. Anche se necessitano investimenti per cifre ben superiori, sono comunque in atto primi investimenti per 35 milioni per adeguamenti di sale operatorie, altri ambienti ed attrezzature e di 13 milioni per didattica universitaria e ricerca in ambito medico.

La nostra città ha una grande storia in ambito medico sanitario, che inizia e prosegue per secoli attraverso il Santa Maria della Scala, ha presente nel suo territorio una grande azienda che fa  ricerca nel settore farmaceutico e dei vaccini e vede affermarsi nuove imprenditorialità nel campo innovativo delle scienza della vita. Oltre alla qualità del servizio e dell’assistenza da garantire ai cittadini, per Siena questo tema è strategico ed il Comune ha il dovere di seguire con la massima attenzione e vigilanza questo ambito, e pur consapevole delle differenti prerogative, non possiamo che dichiararci insoddisfatti per l’insufficiente ricambio professionale dei medici delle Scotte, sul quale Direzione Generale del Policlinico, Università e Regione hanno convergenti responsabilità”.



Articoli correlati