Senese in Inghilterra racconta i timori dopo il Brexit

Di Redazione | 24 Giugno 2016 alle 19:04

Senese in Inghilterra racconta i timori dopo il Brexit

Andrea Fiorenzani, giovane senese in Inghilterra, tra aspettative, successi e timori

Andrea Fiorenzani è un giovane senese di 26 anni che ha deciso di lasciare l’Italia e approfittare delle opportunità che offriva l’Inghilterra.

“Cercherò di raccontare brevemente la mia esperienza in Inghilterra e spiegare i motivi di questa diffusa preoccupazione. Tre anni fa, io e la mia ragazza decidemmo di partire per l’Inghilterra, un po’ per sfida, un po’ per necessità di migliorare la nostra situazione lavorativa.

Lei aveva già un lavoro, hostess di volo, mentre io sarei partito da zero. I primi giorni misero a dura prova la nostra capacità di metterci in gioco, di sapersela cavare, di non mollare nonostante le difficoltà. La mattina ero alla ricerca di un lavoro e la sera alla ricerca di una casa. Per una coincidenza, per fortuna, per una mia capacità di saper affrontare situazioni, per una mia capacità di sapermi vendere, o forse per una mia alta predisposizione al sacrificio, riuscii a trovare lavoro nel giro di pochi giorni. altrettanto successe per la casa.

Ho avuto la fortuna di trovare un posto di lavoro che rientrava esattamente nei parametri delle mie ricerche. Nonostante spendessi ogni giorno un’ora e mezzo di bus ad andare ed altrettanto a ritornare, sapevo che quel sacrificio in quel posto di lavoro, mi avrebbe cresciuto professionalmente e non volevo farmi scappare quell’occasione. Adesso dopo quasi due anni e mezzo ho raggiunto l’obiettivo che mi ero prefissato quando lasciai la mia amata Siena. Sono diventato Restaurant Manager di un ristorante molto elegante nella mia città. Gestione totale sia finanziaria che organizzativa del ristorante.

Per tutto questo non posso che ringraziare L’Inghilterra, e tutti coloro che mi hanno aiutato a credere in questo progetto. Inghilterra che mi ha sempre restituito in cambio tutto quello che ho pagato, a partire dai servizi, passando per la sanità finendo nei trasporti. Non nego che ci siano dei problemi in questo paese: un abuso smisurato di alcool, una violenza talvolta gratuita, un sistema drasticamente differente di concezione dei rapporti interpersonali, una diversa gestione del mondo del lavoro (molto più dinamico rispetto al nostro). Ciò nonostante questo non mi sono mai sentito nè in dovere nè tantomeno in diritto di criticare una nazione che mi ospitava e che avevo reso possibile quello che nel mio paese avrei potuto solo sognare.

Adesso onestamente mi sento abbastanza deluso da questa nazione. Il mio contratto di management mi tiene ben ancorato al suolo britannico, senza nessun tipo di paura, ma il mio discorso va oltre. La Gran Bretagna, paese fortemente capitalista, basato su un sistema multiculturale, e che ha sempre fatto della libertà un pilastro della sua democrazia, ha voluto mettere in mano al popolo una decisione molto complessa, e lo ha fatto speculando sulla gente ignorante in materia di diritto, di economia, di immigrazione.

Ha deciso che chiunque avrebbe dovuto mettere una croce sul LEAVE o sul REMAIN, criminosamente consapevole che la grande maggioranza di coloro che avrebbero votato leave, lo avrebbero fatto all’oscuro delle dinamiche europee. E all’oscuro di cosa significhi davvero uscire dall’Europa.

Non sapendo che:

1) Negli ultimi dieci anni i cittadini Ue che si sono trasferiti oltre Manica hanno dato un contributo netto di 20 miliardi di sterline al Tesoro britannico, versando molto più in tasse di quanto abbiano ricevuto in sussidi o aiuti statali.

2)Una fuoriuscita dall’EU minerebbe il principio fondamentale di libera circolazione delle persone a cui l’Inghilterra, pur non avendo recepito il trattato di Schengen, ha aderito.

3)A livello culturale, gastronomico e artistico la Gran Bretagna è stato ed è tuttora uno dei paesi più influenzati. ( basti pensare al famoso e decantato Fish& Chips, annoverato anche in Oliver Twist di Dickens, che loro indegnamente reclamano come piatto nazionale , quando non è altro che un piatto esportato da emigrati veneti: “o scartosso de pes”, teoria largamente accreditata dalla presenza di innumerevoli pescherie italo_ scozzesi nel fine ‘800. Le patate fritte invece; indegnamente copiate dal povero Belgio.)

4) Una fuoriuscita dall’EU manderebbe in fumo, o perlomeno metterebbe sul piatto delle trattative, tutti i trattati di reciproco scambio di merci con i paesi europei. aspetto fondamentale per una economia che basa una buona fetta del proprio utile sull’export, e che importa una grossa fetta dei materiali destinati alla produzione interna.

5) La sterlina, moneta più forte del globo, subirebbe, e come stiamo vedendo adesso già sta subendo, un crollo epocale (minimo storico sterlina_euro dal 1985).

A questa lista di aspetti puramente tecnici, che potrei continuare ad accrescere, affianco forse la questione più importante per me, quello etico. Credo che dopo il crollo del muro di Berlino, la direzione dell’Europa fosse incanalata su altri binari. Multiculturalismo, Libertà di pensiero, libertà di stampa, diritto alla salute e potrei continuare all’infinito.

Purtroppo questa Europa , corrotta, sbagliata, affrettata non ha saputo ascoltare i disagi delle persone. Non ha saputo arginare il dramma di una incontrollata immigrazione clandestina, a favore di un moralmente e politicamente sacrosanto diritto di asilo per tutti i rifugiati politici. Non ha saputo proteggere i paesi più poveri, fagocitati da pesi come Germania e Francia, governati e costantemente controllati dalle grandi lobby finanziarie. Non ha saputo porre un freno un devastante e fuorviante radicamento di partiti antieuropeisti, nazionalisti, e tal volta al limite del nazionalsocialismo.

Tutto questo ha portato, a mio personale avviso, alla scellerata scelta del voto del 23 giugno. Quest’anno ho toccato con mano tanti nuovi cambiamenti: ho assistito al primo concerto dei Rolling Stones all’Havana, al Primo presidente americano mettere piede a Cuba dopo 88 anni, e adesso al cosiddetto British Indipendece day.

Tutto ciò mi rende consapevole che stiamo vivendo un momento molto particolare e allo stesso tempo, l’ultimo evento, mi riempie di tristezza e malinconia e mi fa dire a mio malgrado che, da questa mattina, non mi sento più a casa. La dittatura del Populismo purtroppo sta riprendendo piede, e dobbiamo cercare di arginarla, perché come diceva Pertini, meglio la peggiore delle democrazie che la migliore di tutte le dittature”.



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