Viola e Profumo, i Pm: "Nessuna intenzione di truccare il bilancio"

Di Redazione | 2 Settembre 2016 alle 10:47

Viola e Profumo, i Pm: "Nessuna intenzione di truccare il bilancio"

La richiesta dei Pm di Milano si Viola e Profumo

Nessuna intenzione di ‘truccare’ il bilancio di Mps ne’ di occultare le perdite. Per questo la Procura di Milano ha chiesto di archiviare la posizione degli ex ad ed ex presidente di Rocca Salimbeni Fabrizio Viola e Alessandro Profumo indagati per falso in bilancio, aggiotaggio e ostacolo all’ attivita’ degli organi di vigilanza. La richiesta, che riguarda anche altre nove posizioni minori, e’ stata depositata  dai pm Stefano Civardi, Mauro Clerici e Giordano Baggio nell’ambito del filone di indagine trasmesso dai colleghi senesi poco piu’ di un mese fa. I due ex vertici erano stati indagati per la gestione successiva a quella degli ex amministratori di Rocca Salimbeni, Antonio Vigni e Giuseppe Mussari – ora tra gli imputati nell’ udienza preliminare davanti al gup Livio Cristofano – in relazione alla contabilizzazione a ‘saldi aperti’ dei derivati Santorini e Alexandria, operazioni strutturate la prima con Deutsche Bank e la seconda con Nomura.

Secondo l’ipotesi accusatoria la contabilizzazione a ‘saldi aperti’ sarebbe stato uno degli artifici utilizzati dai loro predecessori per coprire gli ammanchi di bilancio. Ma per i pm milanesi, Viola e Profumo, che si sono trovati una ‘difficile’ eredita’, visti il restatement del bilancio di Mps da loro effettuato e la discovery dei vari ‘trucchi’ che sarebbero stati adottati da chi li ha preceduti per abbellirlo e nascondere le perdite, hanno agito senza alcun dolo. In sostanza la loro gestione della banca, per la Procura, e’ stata tale da far venire meno qualsiasi sospetto che ci fosse intenzione di ingannare il mercato. Anzi, non solo i nuovi dirigenti hanno reso consapevole il mercato dei problemi sui bilanci di Monte Paschi ma si sono anche attenuti alle disposizioni di Consob e Banca d’Italia.

I due manager erano stati iscritti nel registro degli indagati dai pm di Siena come “atto dovuto” dopo l’esposto di almeno uno dei due piccoli azionisti che nell’ultima assemblea del 14 aprile avevano chiesto ai soci di promuovere un’azione di responsabilita’ nei loro confronti in quanto dal 2012, quindi dal loro arrivo alla guida della banca, sarebbero stati a conoscenza della situazione dei derivati Alexandria e Santorini e quindi avrebbero fornito al mercato una rappresentazione non corretta di tutti i bilanci dal 2011 al 2014. Il 22 luglio scorso gli atti di indagine sono stati trasmessi per competenza territoriale a Milano. Dopo aver esaminato le carte i pm Civardi, Clerici e Baggio hanno deciso di presentare istanza di archiviazione.

Ora la parola passa al gip Stefania Donadeo che potrebbe anche fissare un’udienza nel caso in cui chi ha denunciato Viola e Profumo si opponga alla richiesta di archiviare il caso. Intanto resta aperto il ‘cantiere’ per rimettere in sicurezza Mps, ripulendola da 27 miliardi di sofferenze e ricapitalizzandola per 5 miliardi di euro. Le banche del consorzio di garanzia hanno fatto il punto della situazione in un incontro ‘plenario’ che sarebbe servito per analizzare da un punto di vista tecnico le opzioni sul tavolo, inclusa quella di ridurre a 3,5 miliardi l’ammontare della ricapitalizzazione ricorrendo alla conversione volontaria dei 5 miliardi di obbligazioni subordinate in circolazione. L’offerta dovrebbe coinvolgere gli investitori istituzionali, nelle cui mani e’ concentrata la gran parte (4 miliardi) dei bond. Ma si e’ analizzata, senza peraltro assumere alcun orientamento definitivo, anche la possibilita’ di estendere l’offerta ai risparmiatori retail. Sul tavolo del consorzio anche la possibilita’ di trovare un ‘anchor investor’ in grado di sottoscrivere quote importanti dell’aumento. Gli istituti stanno sondando tutti i potenziali investitori, inclusi i fondi sovrani. Il lavoro del consorzio proseguira’ serrato nei prossimi giorni mentre per ora nessuna decisione e’ stata presa sulla struttura e sulla tempistica dell’aumento, soggetto alla spada di Damocle del referendum costituzionale.



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