Calcio Fair Play Toscana fa tappa a Siena: il Mazzola Valdarbia ospita il settimo raduno

"Il nostro obiettivo è quello di ricreare una sana competizione, il risultato è si importante ma lo è ancora di più la formazione umana del ragazzo”

Di Redazione | 8 Febbraio 2023 alle 16:00

Come settima destinazione del proprio raduno Calcio Fair Play Toscana ha scelto Siena. Dopo le province di Lucca, Pisa e Firenze è stata la volta del Mazzola-Valdarbia ospitare le oltre 20 società e varie personalità provinciali e regionali.

E’ stato il patron e padrone di casa Antonello Pianigiani il primo a prendere parola, sottolineando quanto sia importante il calcio giovanile e come il gioco del pallone abbia intrapreso una strada sbagliata: “Siamo contenti e orgogliosi di ospitare Calcio Fair Play” dice il patron biancoceleste “tutti i presenti a questo incontro, me compreso, siamo uomini di calcio, chi da più tempo e chi da meno, e purtroppo arriviamo tutti alla medesima conclusione che il calcio moderno è malato. Ad oggi si punta solo e soltanto al risultato sportivo delle prime squadre, lasciando nel dimenticatoio il settore giovanile e tutto ciò che ruota attorno ad esso. Nel 2015, a Poggibonsi, siamo stati campioni nazionali Juniores, so quanto è importante una struttura giovanile in una società di calcio”.

L’obiettivo di Calcio Fair Play, oltre a quello di far si che i ragazzi si appassionino al gioco del calcio senza essere ossessionati da una possibile e fruttuosa carriera, è quello di creare un rapporto di collaborazione tra tutte le componenti dei livelli giovanili, dai calciatori stessi ai direttori sportivi, elementi che troppo spesso guardano più ai loro interessi che a quelli della collettività. Il Direttore Generale del Castelfiorentino United, Andrea Vaglini, uno dei fondatori del movimento, sottolinea l’ambiente che si crea durante una partita di calcio giovanile: “Quando i nostri ragazzi sono in campo si verificano troppe scene da far west: arbitri aggrediti dai genitori, giovani calciatori presi a male parole, allenatori esonerati perché i risultati non arrivano. Il calcio non è più un divertimento e uno sfogo, è diventato come un macigno da portarsi dietro. Il nostro obiettivo è quello di ricreare una sana competizione, il risultato è si importante ma lo è ancora di più la formazione umana del ragazzo”.

Tra i punti toccati durante l’interessante dibattimento anche quello relativo ai rapporti tra gli istituti di istruzione e le società calcistiche. Molti giovani calciatori, specialmente di squadre professionistiche, sono costretti a chiedere permessi di uscita anticipata ai presidi delle scuole di appartenenza, con l’obiettivo di far combaciare le varie coincidente dei mezzi di trasporto per arrivare puntuali all’allenamento, occupando le sole ore di viaggio con lo studio. Il consigliere del Presidente della Regione Toscana, Massimo Pieri, presente come membro di Calcio Fair Play, vorrebbe aprire un dialogo con le scuole: “Abbiamo già effettuato due incontri in due istituti superiori di Firenze” esordisce “vogliamo aprire un dialogo mettendo sul piatto della bilancia da una parte gli istituti scolastici, dall’altra gli sportivi che giocano fuori sede. Questa situazione, a lungo andare, non serve a nessuno dei due soggetti, i ragazzi raggiungono un livello di stress importante che potrebbe compromettere sia l’una che l’altra attività”. Una citazione importante è andata, purtroppo, anche al periodo della pandemia, nella quale tutte le problematiche sono state nettamente intensificate: “I giovani non avevano più una valvola di sfogo da identificare nello sport. Questo serve a far capire anche l’importanza che hanno le istituzioni comunali e, ovviamente, i relativi assessori allo sport, nel creare iniziative partendo soprattutto dalle scuole. E’ importante che si torni a divertirsi”.

Messo da parte il paragrafo riguardante il rapporto tra le scuole e le società di calcio, la discussione torna sull’importanza del settore giovanile, molto spesso messo in piedi senza criterio e lasciato allo sbando più totale o addirittura fondato con il solo e discutibile scopo di vincere a qualsiasi costo. All’unisono le parole del presidente del Comitato Regionale Toscana, Paolo Mangini, e del coordinatore del Settore Giovanile e Scolastico, Enrico Gabrielli: “Sappiamo e sapete tutti che la prima squadra è il biglietto da visita di una società, ma senza partire da un solido settore giovanile gli obiettivi più importanti difficilmente possono essere raggiunti. I ragazzi devono avere modo di formarsi, crescere e capire le varie dinamiche che riguardano l’attività sportiva, se tutto questo funziona come un unico ingranaggio è un bene per tutti”.

L’ultimo intervento, che diventa anche una sorta di riassunto del codice deontologico di Calcio Fair Play, spetta a Francesco Cesari, direttore generale del Rinascita Doccia, critico nei confronti di chi mette il risultato sportivo al primo posto e di chi critica i giovani invece di incitarli: “Mi riferisco, ovviamente, ai genitori, fonte delle maggiori problematiche. E’ capitato di assistere a partite vicino al parente di un ragazzo costantemente offeso ed insultato, è un’esperienza ignobile”. Per il dirigente ha un notevole peso il fatto che i campi sportivi vengano presi come una zona franca, ovvero un posto dove sfogare la propria rabbia: “Ormai le persone si sentono in dovere di poter dire e fare tutto una volta superato il cancello di ingresso, il calcio moderno è diventato un gara a chi è più bravo, si guarda esclusivamente al risultato del campo cercando anche di umiliare e offendere l’avversario. L’Italia intera necessita di un cambio di mentalità perché oltre alla vittoria nello sport esiste anche, e va accettata, la sconfitta”. Un lungo e fragoroso applauso fa da sipario ad una bella serata all’insegna dello sport, quello sport di cui tutti siamo appassionati ma che, troppo spesso, è diventato fonte di sfruttamento, rabbia e passione negativa.

Calcio Fair Play, attraverso il suo codice deontologico, invita tutti gli sportivi a riflettere sui veri obiettivi sportivi, ovvero creare rapporti tra le componenti, dialogare, appassionare ma soprattutto divertire. Perché, come ci insegna Italo Calvino, “il divertimento è una cosa seria”



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