Combattere il caro gas cucinando come i nostri nonni, riscoperta delle casse di cottura parte dal senese

Una riscoperta che inoltre si coniuga con i dettami dell’economia circolare grazie al progetto della cooperativa di comunità “Filo & Fibra” di San Casciano dei Bagni

Di Redazione | 24 Settembre 2022 alle 20:30

Terminare la cottura di una pietanza senza tenere accesi i fornelli è uno dei consigli dettati dall’impennata dei costi del gas, ma esiste un metodo antico reso possibile da un particolare strumento utilizzato dai nostri antenati: la cassetta di cottura. Un metodo che si basa sullo sfruttamento del calore accumulato durante la prima fase di cottura tramite la collocazione della pentola in un contenitore realizzato in legno o feltro e riempito con materiali in grado di mantenere calore: la cassetta di cottura . Una riscoperta che inoltre si coniuga con i dettami dell’economia circolare grazie al progetto della cooperativa di comunità “Filo & Fibra” di San Casciano dei Bagni che prevede la sostituzione della paglia con il vello derivante dalla tosatura delle pecore del territorio, considerata un sottoprodotto, con i conseguenti problemi di smaltimento.  

“La lana è un materiale isolante per eccellenza e conserva il calore a lungo, però non lo conduce per questo serve portare la pietanza a temperatura prima di inserirla nella cassetta di cottura, dove terminerà il suo processo”, spiegano Sara Selmi e Gloria Lucchesi della cooperativa Filo&Fibra, una cooperativa nata al femminile.

Ne guadagna il gusto grazie alla mancata dispersione di vapore, ne guadagna l’economia domestica grazie al risparmio in termini energetici, ne beneficia l’ambiente perché si dà una destinazione al vello che altrimenti dovrebbe essere smaltito. Elementi in linea con i valori di Slow Food: “Guardare al passato non è un’operazione di nostalgia ma in questo momento, dove riflettiamo sulla rigenerazione delle risorse e sul risparmio energetico, questo metodo di cucina tradizionale può essere una prima buona pratica per la sostenibilità ambientale ed economica delle famiglie e non solo “, ha commentato Gianrico Fabbri di Slow Food Toscana.

Oltre che in legno, proveniente dalle zone limitrofe, le cassette possono essere anche “gnude”, cioè rivestite in feltro o cotone, e prevedono lo stesso semplice procedimento: Il principio alla base risiede nell’inerzia termica della lana: la pentola trattiene il calore e consente una cottura lenta e costante. Quindi, dopo aver avviato la cottura sui fornelli, basta coprire la casseruola con il coperchio e avvolgerla  in un panno prima di inserirla nella cassetta. Poi si chiude e si aspetta. E’ adatta anche per conservare il freddo, ottima per le fermentazioni e la preparazione dello yogurt.

La riprova è stata data direttamente al termine della presentazione con la degustazione di una “slow beans”, una zuppa di fagioli cucinata in cassetta di cottura dalla chef di Chiusi Tiziana Tacchi.



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