E’ frattura all’interno del PD di Siena che si divide in consiglio comunale. Sono state chieste, “con insistenza”, le dimissioni della capogruppo Giulia Mazzarelli, che però non ha intenzione di farlo.
“Il passo indietro che mi è stato chiesto dal ruolo di capogruppo da parte degli altri consiglieri – scrive Mazzarelli in una nota – non esprime, in questo momento, alcuna progettualità che vada ad accelerare il cambiamento del Pd, ad aumentare l’incisività dell’azione della minoranza in Comune, non accorcia le distanze tra il Pd e la città. La visibilità pubblica di questa vicenda, che ho cercato di evitare nonostante vada avanti da mesi, non credo porti consenso aggiuntivo al Pd e trasmette, semmai, un senso di divisione interna e di prevaricazione. Per questi motivi e perché ritengo di stare svolgendo correttamente e fattivamente il ruolo di capogruppo, non ho dato e non darò le dimissioni che mi sono state chieste con insistenza.
Il mio impegno anzi è finalizzato a rendere ancora più combattiva la minoranza ricercando dialogo e collaborazione con gli altri gruppi consiliari, le forze politiche del centrosinistra, le organizzazioni sindacali. Se sono questi gli addebiti allora ammetto di essere colpevole come di aver cercato di orientare il voto del gruppo su espressioni di maggior chiarezza su atti delicati come l’aumento della Tari, alcune varianti urbanistiche, il bilancio consolidato. A testimonianza che ho sempre anteposto il pensiero del gruppo alla mia posizione politica che non farebbe sconti senza nessun timore alla giunta di destra.
La città vive un momento difficile per una crisi che per quanto si sia sviluppata anni addietro oggi non viene affrontata in modo adeguato dal Comune – prosegue Mazzarelli -, in continuità con lo scadente operato della giunta precedente. Per quanto sia ormai chiaro a tutti che il potenziale amministrativo del centrodestra sia questo e non possa migliorare, questa insoddisfazione ormai conclamata non supera il giudizio negativo nei confronti del Pd che ha perso due elezioni e non riesce ad affrontare un percorso di cambiamento che non sia di facciata”.