Lovaglio: "Mps non è più un problema ma un asset del Paese"

La banca senese ha chiuso l'esercizio 2022 con una perdita di 205 milioni di euro, ma il trimestre batte le attese: senza i 925 milioni di costi per gli esodi ci sarebbero stati 720 milioni di profitti

Di Redazione | 8 Febbraio 2023 alle 9:57

“Mps non è più un problema sistemico ma un vero asset di valore per il Paese”. Lo ha detto l’ad di Mps, Luigi Lovaglio, in apertura di conference call con gli analisti.

“E’ trascorso un anno da quando ho avuto l’onore di sedermi in prima fila in questa banca, non pensavo che dopo solo 7 mesi dall’avvio del piano mi sarei trovato qui a presentare risultatati trimestrali con un utile di 156 milioni, un cost income del 60% e un core tier 1 del 15,6%”, ha detto Lovaglio. Il banchiere ha definito il quarto trimestre “un punto di svolta” per la banca, “nel pieno di un viaggio rigoroso e disciplinato” che la condurrà “alla destinazione fissata dal piano industriale”. I risultati 2022 – in particolare quelli del quarto trimestre che iniziano a beneficiare del calo del costo del personale, dimostrano come Mps sia “in grado di generare risultati sostenibili nel tempo”.

Mps ha chiuso l’esercizio 2022 con una perdita di 205 milioni di euro, a fronte dell’utile di 310 milioni registrato nel 2021. I conti, si legge in una nota, sono stati appesantiti da 925 milioni di costi di ristrutturazione legati al piano di esodi incentivati, al netto dei quali l’esercizio si sarebbe chiuso con un utile di 720 milioni. Il quarto trimestre ha registrato profitti per 156 milioni, più del doppio dei 75 milioni attesi dagli analisti, “a conferma – spiega Mps – della raggiunta capacità della banca di generare redditività sostenibile”. Il risultato, che sconta anche 180 milioni di contributi al Fitd e al Fondo di risoluzione unico, ha invece beneficiato per 425 milioni della rivalutazione delle attività fiscali differite (dta), alla luce del miglioramento delle prospettive reddituali della banca. Nel 2022 Mps ha registrato ricavi per 3.088 milioni, in crescita del 3,6% sul 2021, grazie al balzo del 26% del margine di interesse, spinto dal rialzo dei tassi, che ha compensato il calo delle commissioni (-8%), penalizzate dalla volatilità dei mercati. Gli oneri operativi sono scesi a 2.099 milioni (-2,3%), permettendo al risultato operativo lordo di salire da 874 a 989 milioni (+13,2%), con un contributo dell’ultimo trimestre di 333 milioni, in crescita di oltre il 60% sia rispetto al trimestre precedente che rispetto al quarto trimestre del 2021. Risultano invece in aumento le perdite su crediti, salite dai 250 del 2021 a 417 milioni, per effetto del venir meno di 130 milioni di riprese di valore del 2021. Il Cet 1 ratio fully loaded, principale indicatore di solidità patrimoniale, è salito dall’11% al 15,6%, grazie non solo “all’aumento di capitale” da 2,5 miliardi ma anche “alla riduzione di rwa (asset ponderati per il rischio, ndr) e all’utile generato” dalla banca. I crediti deteriorati si sono ridotti del 20% a 3,3 miliardi di euro, con un’incidenza di quelli netti scesa dal 2,6 al 2,2%.

Mps ha ricevuto a gennaio una lettera con cui vengono reclamati danni per 700 milioni di euro, in relazione all’informazione finanziaria fornita negli scorsi anni. Lo si legge nelle slide di presentazione dei risultati, dalle quali emerge che il totale delle richieste danni, sia in sede giudiziale che extragiudiziale, si attesta a circa 4,1 miliardi di euro, a fronte del 4 miliardi di euro al 30 settembre 2022 e ai 3,4 miliardi di fine 2022. La banca sottolinea comunque come “due nuove positive sentenze nelle prime settimane del 2023 confermano il positivo trend giurisprudenziale degli anni precedenti” e che “la maggioranza delle richieste extragiudiziali”, che ammontano a 2,2 miliardi di euro, “sono promosse dalla stessa società di consulenza per conto di investitori istituzionali, nella maggior parte dei casi in caratterizzate da mancanza di documentazione, di legittimazione e nesso causale”.



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