Mandria selvaggia: nelle crete vagano da due anni 60 capi di bovini

Il sindaco di Asciano ha fatto un'ordinanza per la cattura entro sette giorni

Di Redazione | 12 Agosto 2020 alle 18:25

Era il 7 novembre del 2019 quando Radio Siena Tv pubblicò un articolo raccontando la strana vicenda di una mandria di vacche e tori che pascolavano liberi nella frazione di Torre a Castello nel comune di Asciano seminando il panico tra i cittadini.

Sono passati quasi due anni e gli animali vagano ancora nei campi e nella macchia facendo danni alle aziende agricole, andando a mangiare rotoballe di fieno e cercando acqua.

Si aspetta la tragedia? Perché in Italia di solito ci si muove solo dopo una tragedia.

Gli animali arrivano la sera fino a sotto casa – ci racconta una famiglia che vive nella zona- li vediamo spuntare dalla macchia e si mangiano le rotoballe di fieno, una volta un vitello è arrivato in giardino”

Lunedì il sindaco di Asciano Fabrizio Nucci ha emesso un’ordinanza: l’amministratore di sostegno degli animali dovrà cominciare le operazioni di recupero della mandria entro sette giorni dalla notifica della stessa.

“Ci siamo visti costretti a prendere una decisione ufficiale per motivi di sicurezza – ha detto il sindaco di Asciano Fabrizio Nucci– non è più possibile andare avanti così. Abbiamo fatto un’ordinanza e da qui a sette giorni devono cominciare le operazioni di cattura da parte dell’amministratore di sostegno”.

Ma perché una mandria di oltre sessanta capi di vacche, vitelli e tori, vaga senza meta nelle crete? Quasi tre anni fa il proprietario del bestiame, si trovò nella condizione di non poter più occuparsi degli animali. L’allora sindaco Bonari e Nucci, suo vice sindaco, si occuparono di raccogliere acqua e cibo per sfamare il branco che poi si è ben adattato alla vita brada e ha imparato a reperire il cibo da solo, sopravvivendo tanto bene, da riprodursi in tutta tranquillità. Poi fu il tribunale che nominò un amministratore di sostegno, l’avvocato Bonomi, perché si occupasse di recuperare gli animali.

Un’operazione del genere è molto difficile e pericolosa – ci spiega un buttero di professione – vaccini che non sono abituati ai cavalli, posso caricare. Radunare una mandria selvaggia non è un lavoro che possono fare tutti se poi gli animali stanno nella macchia, con i cavalli non si riesce a entrare. Questo comunque resta il periodo migliore per prenderli, perché hanno fame e sete e quindi avrebbero costruite recinzioni solide per cercare di radunarli in un unico posto”. Insomma un bel grattacapo.

I tori infatti hanno più volte caricato chi ha cercato di recuperarli e chiunque ci abbia provato ha poi abbandonato l’idea.

La asl sud est con i suoi medici veterinari è a conoscenza di tutto ma può fare ben poco.

“Fummo convocati in prefettura circa due anni fa, io, il sindaco di Asciano Bonari e l’amministratore di sostegno, la forestale e altri, insomma tutti – racconta Giorgio Briganti direttore del dipartimento di sanità pubblica veterinaria della Asl Sud Est – La nostra competenza è quella di vigilare sulla salute e benessere degli animali che sono in custodia, non certo di fare le catture di bovini pericolosi che possono mettere a rischio l’incolumità delle persone. Ci siamo messi subito a disposizione per fare tutti i controlli ma solo se gli animali fossero stati messi in sicurezza”.

Negli ultimi due anni sono state fatte altre riunioni, questa volta a Ruffolo nella sede Asl.

“Da quando il sindaco di Asciano è Nucci, quindi dal 2019, ho convocato due volte sia lui che l’avvocato con la responsabile dell’area senese della Asl, la dottoressa Bonincontro – racconta ancora Briganti – una delle soluzioni era quella proposta da persone che avrebbero recuperato gli animali e portati poi alla macellazione nel Lazio, ma le asl di destino non hanno acconsentito che partissero senza la documentazione che avremmo dovuto fornire noi come Asl di partenza. Per noi però era impossibile fare i riconoscimenti perché gli animali sono inavvicinabili”.

Un intrigo di competenze, regole e mancanza di soldi.

“Esiste una legge europea del 2000, la numero 1760 che prevede che ogni singolo capo sia identificato e registrato, una regola fatta per proteggere la filiera alimentare della carne italiana”.

Insomma lo stato dei fatti è questo: nelle crete c’è una mandria allo stato brado che può risultare assai pericolosa e nessuno riesce a prenderla. La Asl non ha la competenza per le catture e non può identificare gli animali se non sono messi in sicurezza, il comune non è proprietario degli animali. L’unico è l’amministratore di sostegno nominato dal tribunale che potrebbe trovare una soluzione, ma dove potrebbe recuperare i soldi per costruire una struttura temporanea in grado di contenere le bestie e farle poi controllare in sicurezza, e il personale specializzato per la cattura chi lo pagherebbe? Il sindaco per motivi di pubblica sicurezza potrebbe anche richiedere l’abbattimento in loco dei capi di bestiame, ma poi lo smaltimento presso l’inceneritore, come prevede la legge, a carico di chi sarebbe?

Viola Carignani

 



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