Palio 2 luglio 2022: svelato il Drappellone di Emma Sergeant

Emozioni e curiosità al Cortile nel Podestà: presentato il cencio che andrà alla contrada vincitrice della Carriera del 2 luglio

Di Redazione | 26 Giugno 2022 alle 19:11

E’ stato appena svelato, questo pomeriggio nel cortile del Podestà, il Drappellone realizzato dall’artista inglese Emma Sergeant per la carriera del 2 luglio 2022.

Un momento molto emozionante che mancava da due anni – causa stop per Covid 19 –  e che è stato accolto con grande emozione e favore dai tanti senesi, autorità e contradaioli che hanno gremito con curiosità il cortile del Podestà per ammirare quello che sarà il grande oggetto dei desideri. A presentare il Drappellone è il professor Duccio Balestracci.

“Questo Palio è stato particolarmente sofferto – ha premesso il sindaco Luigi De Mossi – parliamo di un tempo sospeso che mai ci saremmo aspettati di poter vivere.  In questo drappellone Vedo delle somiglianze con Susanna Colussi, la madre di Pasolini nel Vangelo secondo Matteo – è l’analisi del primo cittadino – c’è il significato di una sofferenza cristiana e laica, legata alla sorte di questo tempo sospeso. Il Palio non può finirà mai, il Palio non è una corsa di cavalli, è la Festa di un popolo intero che non rinuncia mai. I nostri ieri sono quello che succederà domani”. “Ringrazio il sindaco per avermi onorata di poter rappresentare la tradizione di questa città” ha affermato visibilmente emozionata l’artista.

L’opera presentata questo pomeriggio nel Cortile del Podestà di Palazzo Pubblico è un elegante lavoro figurativo, in cui l’abile tratteggio a gouche, esalta la rappresentazione dando vita a quel connubio tra sacro e profano che il Palio di Siena è in grado di creare. Di grande impatto visivo la testa di un cavallo che domina tutta la parte centrale. Il vero e unico protagonista della Festa senese. Sprigiona bellezza. Forza.

In alto, sulla destra, la riproposizione di un momento della corsa. Come in un fotogramma: due contrade sull’anello di tufo con sullo sfondo il Palazzo comunale. Dalla parte opposta il volto della Vergine nel quale ritrovare i lineamenti dell’artista inglese. Nella Madonna dipinta dalla Sergeant si può così vedere la santissima madre di Gesù e la donna della nostra contemporaneità. Un’iconografia mariana che attinge e trova ispirazione dalla realtà. Un armonico quanto intenso valzer di segni: talvolta più intensi e profondi, creati da una mano decisa, a volte più sfumati, quasi soffiati, che la avvolgono in una dimensione spirituale.

In basso il bestiario delle 10 Contrade che partecipano alla Carriera. Nel drappellone della  pittrice inglese il cromatismo è estremamente ridotto. A dominare è il nero, con le sue sfumature e l’arancio che satura, con un effetto tipo spugnatura, gli spazi lasciati vuoti dalle figure. Un colore caldo usato come fonte di luce per far emergere il racconto icastico della corsa e della storia.

Una scelta forte, quella di usare solo due colori, ma perfetta per spinge lo sguardo dello spettatore all’estremo. Lo costringe ad interrogarsi sul perché. Lo costringe a innescare un dialogo sensoriale con l’artista. Tante le possibili “letture”.

Forse anche quella di connotare l’opera di atemporalità. Un po’ come guardare un’antica lastra fotografica.  Il cromatismo si sprigiona dal ricordo e dalla memoria. Emerge direttamente dal cuore. Il lavoro donato da Emma Sergeant alla città di Siena è sicuramente originale e unico, caratterizzato da una cifra stilistica di altissimo livello.  Tratto elegante e tinte decise. Come il carattere dei senesi.

Del resto il nero è associato al potere, al controllo, al mistero. E Siena, da secoli, ha fatto di tutto, riuscendoci, per mantenere vivo il suo Palio con azioni innovative che hanno permesso di “adattarlo” alla modernità senza snaturarlo. Come i senesi ci siano riusciti è tuttora un mistero, forse è per l’entusiasmo e l’energia, tradotti proprio dal colore arancione, con i quali hanno difeso una tradizione fatta di amore e passione.

La Sergeant ha avuto modo di conoscere Siena, ben rappresentata, infatti, sul drappo anche con i tre grandi stemmi dei Terzi (Terzo di Camollia, Terzo di Città e Terzo di S. Martino), l’antica suddivisione della città, come a rimarcare il forte senso di appartenenza dei suoi cittadini. Una peculiarità sempre più diluita in molte altre realtà, così come le tradizioni, contenitori naturali e non artificiosi dei valori che una comunità riesce a trasmettere alle generazioni successive.



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