Processo Ranza, l'analisi del consulente del pm: “Durante il trasferimento di cella tecniche agenti non consone”

Prosegue il processo sul presunto pestaggio di un detenuto. Domani in aula l'ascolto di due agenti di Polizia Penitenziaria

Di Redazione | 19 Maggio 2022 alle 23:00

E’ ripreso oggi al tribunale di Siena il lungo processo sui fatti avvenuti al carcere di Ranza, a San Gimignano, dove, l’11 ottobre 2018, avvenne un violento pestaggio a danno di un detenuto di nazionalità tunisina durante un trasferimento di cella, per il quale sono oggi a giudizio 5 agenti della Polizia Penitenziaria, ai quali vengono contestati i reati di lesioni aggravate, falso ideologico e torture (altri dieci colleghi sono già stati condannati col rito abbreviato).

In aula, nel corso di una lunga udienza dinanzi al collegio presieduto dal giudice Simone Spina, hanno sfilato nuovi testimoni chiamati in causa dal pm Valentina Magnini, tra cui in particolare il maestro Enzo Failla, presidente della commissione nazionale Mga (metodo globale autodifesa), che si occupa anche della formazione e dell’addestramento degli operatori delle forze di polizia. Failla, esaminato dal pm e contro-esaminato dalle difese degli imputati e delle parti civili, ha relazionato sugli esiti della perizia commissionatagli dal magistrato, dove visionando i frame dei filmati della sicurezza che immortalano il presunto pestaggio, ha analizzato le condotte degli agenti di penitenziaria, determinando se fossero compatibili con le tecniche e le procedure da utilizzare per le varie attività e operazioni, sempre legate al principio dell’autodifesa (tre dei cinque a processo svolsero un breve corso di formazione in tal senso). Il maestro, nel reputare esagerato il numero di persone impiegato per lo spostamento di cella, ha asserito come l’atteggiamento del tunisino fosse collaborativo e non rappresentasse un pericolo tale da dover ricorrere all’uso della forza; il recluso inciampa nei suoi pantaloni e per il consulente doveva essere aiutato a tornare in piedi e invece gli agenti lo hanno messo ventre a terra con una tecnica estrema utilizzata solitamente per gli ammanettamenti, che se non eseguita bene, comporta rischi fisici immani. “Un’azione inutile, non consona e non necessaria” l’ha definita, commentando anche un frame dove si vede uno degli operatori afferrare per la gola il tunisino.

Oltre al maestro Failla, è stato ascoltato il garante dei detenuti e un altro consulente medico del pm che ebbe modo di visitare il detenuto, rilevando che non aveva subito uno stress post traumatico ma aveva paura a testimoniare e per questo gli consigliò un’audizione protetta, e infine il magistrato di sorveglianza del tribunale di Siena. Domani si proseguirà con l’ascolto di almeno due agenti imputati.

C.C



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