Università di Siena, dialogo aperto sul precariato: Rettori e ricercatori a confronto

Faccia a faccia si Rettori delle Università di Siena e il comitato dei ricercatori precari. Sul tavolo la questione del progressivo taglio al Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che continua a preoccupare gli atenei

Di Redazione | 18 Giugno 2025 alle 18:00

Un faccia a faccia schietto e necessario, quello andato in scena tra i Rettori delle Università di Siena e il comitato dei ricercatori precari. Due mondi diversi ma profondamente intrecciati, due volti della stessa realtà accademica, uniti dalla consapevolezza che il sistema universitario italiano sta affrontando una fase critica.

Sul tavolo, una questione che da tempo agita il mondo della ricerca: il progressivo taglio al Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che continua a preoccupare gli atenei. A rendere il quadro ancor più allarmante è la conclusione ormai prossima di molti progetti legati al PNRR, da cui dipende gran parte del personale precario oggi attivo nella ricerca pubblica. Il rischio è concreto: intere generazioni di giovani studiosi potrebbero ritrovarsi senza prospettive, e con loro anche la continuità scientifica e didattica delle università.

“Questo incontro rappresenta per noi un momento di approfondimento”, ha spiegato Manuele Putti, portavoce del comitato dei ricercatori precari. “Vogliamo comprendere qual è la posizione dei Rettori su temi cruciali come le nuove modalità di contrattualizzazione del cosiddetto “precariato storico”, che riguarda chi sta uscendo dai dottorati e dai progetti PNRR. Non si tratta di avanzare rivendicazioni unilaterali, ma di costruire un dialogo tra tutte le componenti dell’università, per elaborare una strategia comune e, se necessario, formulare richieste condivise al Governo”.

A sottolineare la portata strutturale del problema è stato Tomaso Montanari, Rettore dell’Università per Stranieri di Siena: “La precarietà è il nodo principale dell’università italiana. Non solo per chi la vive direttamente, ma per l’intero sistema. Un ricercatore precario ha meno libertà, è più esposto alle logiche di potere, ha meno spazio per l’innovazione. È inaccettabile che quasi la metà dell’attività didattica nelle università sia affidata a figure non strutturate. Questo si risolve solo con una scelta chiara: raddoppiare il Fondo di Finanziamento Ordinario, almeno per portarci nella media dei Paesi OCSE. La vera domanda è: vogliamo davvero investire in conoscenza? Al momento, il vento che soffia in Occidente sembra andare nella direzione opposta. Le università sono viste come luoghi troppo liberi e troppo critici, ma è proprio da qui che passa la difesa della democrazia”.

Un’allerta condivisa anche da Roberto Di Pietra, Rettore dell’Università di Siena, che ha confermato come il 2025 sarà un anno particolarmente difficile per l’ateneo.

“Al momento, non possiamo attivare nuovi assegni di ricerca: le risorse finanziarie disponibili non ce lo permettono. L’incertezza è su più fronti: non conosciamo ancora l’entità del Fondo di Finanziamento per il 2025 e le nuove forme di inquadramento contrattuale restano in larga parte indefinite. Senza interventi chiari sul piano normativo e finanziario, il reclutamento si blocca. Confidiamo in una ripresa nel 2026, ma difficilmente sarà quella che immaginiamo”.



Articoli correlati

Exit mobile version