Radicondoli, concluso il restauro del Crocefisso della prima metà del trecento

Il sindaco Francesco Guarguaglini: “Portiamo a compimento un intervento volto a conservare e diffondere la conoscenza del patrimonio storico artistico del paese"

Di Redazione | 17 Dicembre 2022 alle 14:20

E’ concluso il restauro del Crocefisso trecentesco della Chiesa di San Giovanni Battista di Radicondoli detta del Crocefisso. E domani domenica 18 novembre alle 18 l’opera sarà presentata ai cittadini e alle autorità presenti all’iniziativa organizzata dall’amministrazione comunale insieme con la Diocesi.

Il Crocifisso, ben noto a Radicondoli per la secolare venerazione di cui è stato fatto oggetto, ancora sconosciuto agli studi storico artistici, è un’opera della prima metà del trecento, che probabilmente fu eseguita da un artista girovago d’oltralpe specializzato in questo genere di sculture. Questa importante scultura lignea dipinta ha l’aspetto del cosiddetto ‘Crocifisso doloroso’, un tipo di figura di origine nordica, che presenta Gesù Cristo drammaticamente sofferente e con un aspetto molto realistico, come indicano gli evidenti segni delle ferite della flagellazione e l’abbondante e vera capigliatura. E’ conservata nella chiesa intitolata a San Giovanni Battista, un tempo connessa all’Ospedale del Crocifisso e tenuta da una Compagnia omonima che nel 1845 divenne la Confraternita di Misericordia. E qui, dopo il restauro tornerà, domenica prossima.

Lo stimolo verso il recupero e la riscoperta di questa opera nasce dalle giornate del Fai, nel 2021. Stimolo che l’amministrazione comunale ha accolto volentieri decidendo di coprire tutto l’investimento necessario. Hanno collaborato a tutta l’iniziativa, oltre all’amministrazione comunale di Radicondoli, la Diocesi di Volterra, la Parrocchia di Radicondoli, FAI – Delegazione di Siena, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena Grosseto e Arezzo per le autorizzazioni ai restauri, l’Arciconfraternita di Misericordia di Siena per le operazioni di movimentazione e trasporto delle opere.

“Domenica prossima portiamo a compimento un intervento volto a conservare e diffondere la conoscenza del patrimonio storico artistico del paese, che è ancora funzionale alla vita religiosa della comunità residente e diventerà anche una nuova attrazione per i visitatori – osserva il sindaco, Francesco Guarguaglini – La nostra volontà è quella di valorizzare i beni artistici e culturali condividendo con la popolazione le risorse necessarie per riqualificarli al fine di restituirli e ai credenti e a tutti i cittadini”.

Il recupero del Crocefisso ligneo è andato avanti per circa un anno e mezzo. Com’è successo a gran parte delle immagini esposte alla venerazione dei fedeli, nel corso dei secoli è stato più volte ridipinto, tanto che erano stati coperti i colori originali e si erano anche trasformati i caratteri della scultura. Un paziente lavoro di restauro ha permesso a Silvia Bensi di recuperare i tratti dell’intaglio e la policromia antica, che è stata riportata in luce grazie a un meticoloso intervento di asportazione meccanica e di scioglimento di ben quattro strati di ridipintura, che è stato possibile grazie all’uso di solventi specificamente messi a punto dal chimico Paolo Cremonesi. Sia la pittura murale sia quella della tavola sono state restaurate da Luca Bellaccini, al quale si deve anche il recupero della stesura originale degli stemmi della famiglia Pannocchieschi d’Elci, collocati nelle basi dell’altare. È tornata alla luce anche un’epigrafe dipinta sotto la mensa, grazie alla quale sappiamo che la costruzione e la decorazione dell’altare furono finanziate dal cavaliere Achille Antonio Pannocchieschi dei conti d’Elci nel 1635. Asportando strati di scialbature e una falsa doratura sui due altari laterali, si sono recuperati anche gli stemmi della famiglia Noferi e Loli Piccolomini e due iscrizioni che ricordano l’impegno finanziario di Santi Noferi e di Marcello Loli Piccolomini (1679 – 1744), che nel 1731 dipinse le due pale degli altari.

Il mio ringraziamento – aggiunge Guarguaglini – va al professor Alessandro Bagnoli che ha seguito tutte le operazioni di restauro, al Fai, al vice sindaco Luca Moda, a tutta la Diocesi e a tutti i credenti che hanno atteso il ritorno di questa preziosa opera d’arte che da domenica tornerà nella sua collocazione naturale”

Domenica, oltre al sindaco, Francesco Guarguaglini, interverranno il vice sindaco e assessore alla Cultura, Luca Moda – che farà l’introduzione  – Alessandro Bagnoli,  docente al Dipartimento Scienze storiche e dei beni culturali dell’Università di Siena che ha è stato direttore del Laboratorio di restauro della Soprintendenza e vicedirettore della Pinacoteca Nazionale di Siena dal 1980 al 2010. Ed ancora, interverrà sua Eccellenza Monsignor Roberto Campiotti, Vescovo della Diocesi di VolterraDon Franco, il parroco della Chiesa. A fine iniziativa ci sarà anche il rinfresco presso il circolo Acli di Radicondoli.

L’opera e il contesto in cui è inserita.

Il Crocifisso recuperato torna ad essere il fulcro di attrazione nella chiesa, iniziata a costruire nel 1724, per rinnovare la venerazione della sacra immagine, che fu sistemata in una grande nicchia sopra l’altare. I caratteri architettonici di questa struttura e soprattutto le statue in stucco di San Giovanni Battista e di San Rocco, poste ai lati delle colonne, permettono di riconoscere la mano di Bartolomeo Mazzuoli (Siena, 1674-1749), artista appartenente a una bottega di scultori molto attiva a Siena e nella zona di Sud Est della Toscana. Nel fondale della nicchia lo stesso Mazzuoli modellò le figure di San Nicola di Bari e dei tre fanciulli salvati dalla salamoia, che furono rifinite a colori naturalistici probabilmente da Annibale Mazzuoli (Siena, 1684 – Roma, 1743), che era il pittore di famiglia. Il suo intervento si riconosceva nella prima stesura degli Angeli dipinti nel fondale, che oggi si presentato in gran parte rinnovati durante un restauro dell’altare, avvenuto verosimilmente negli anni quaranta dell’Ottocento per mano del pittore senese Cesare Maffei (Siena, 1805 – noto fino al 1876). La sua mano si riconosce anche nella tavola che faceva da copertura alla sacra figurazione dell’altare (La Croce con i simboli della Passione un Angelo che tiene il velo della Veronica).



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