"Sempre lui, perché Mussolini non muore mai", il libro-inchiesta di Sara Lucaroni

L'autrice: "Non riusciamo ad archiviare il fascismo, perchè non è stato storicizzato"

Di Redazione | 3 Ottobre 2022 alle 16:30

Le ombre del fascismo e la sua mitizzazione sono tra i grandi temi ricorrenti della storia italiana, in molti valutano rischioso questo continuo riproporsi di forme e atteggiamenti fascisti nella nostra società. Ed è proprio nel ultimo libro-inchiesta “Sempre lui, perché Mussolini non muore mai” di Sara Lucaroni, presentato nel fine settimana a San Quirico d’Orcia, che la giornalista freelance ha deciso di affrontare questo tema così delicato e spinoso partendo da fatti pericolosi della storia, anche recente, che si insinuano nella nostra quotidianità attraverso azioni violente anti-sistema, da parte di certi movimenti che si definiscono tutt’oggi neo-fascisti.

“Non riusciamo ad archiviare il fascimo – ha detto ai microfoni di Siena Tv l’autrice – per diverse ragioni. La prima e più banale è che non è stato storicizzato, in Germania ci sono generazioni successive a quelle del nazismo che hanno guardato in faccia i loro genitori e hanno chiesto conto di cosa era stato fatto, in Italia questo non è successo. In Italia abbiamo voluto girare pagina senza farsi tante domande e qui è rimasta proprio questa cultura di base. Il fatto che molte famiglie hanno continuato a raccontare che il fascimo non era poi così male e che nelle scuole non si è affrontato fin da subito quello che era accaduto, ha portato ad una sorta di cultura sotterranea che non ci ha fatto fare i conti e che ci fa vedere ancora Mussolini come un mito”.

Un’Italia nuova quella uscita dalle elezioni del 25 Settembre che ha dato di fatto mandato di potere a Giorgia Meloni e al suo partito che rappresenta le ceneri di quel Movimento Sociale Italiano che per molti non ha mai chiuso totalmente con il fascismo, la cui fiamma ancora è rappresentata ai piedi del simbolo dell’attuale partito di Fratelli d’Italia. Per la giornalista toscana non è opportuno fare parallelismi con 100 anni fa, ma che comunque in Italia si registra una posizione che tende ad escludere il diverso, difeso invece dalla nostra Carta Costituzionale e dal nostro Tricolore.



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