La pianista Rita Cucè e il suo format “AstArte. Non salverà il mondo” arriva a Siena all’Accademia Chigiana per uno spettacolo plastico-musicale. Al centro della scena infatti c’è l’arte della musicista creata con il suo pianoforte, ma anche l’arte scultorea di Andrea Dejana con la sedia elettrica ecologica che però non uccide nessuno, ma anzi si illumina con la musica. A sposare il progetto e ad organizzare la serata è stata la Federazione provinciale dell’Associazione Nazionale dei Bersaglieri che ha voluto destinare tutto il ricavato in favore dell’Associazione Donna Chiama Donna di Siena per sensibilizzare ancora di più la società contro la violenza sulla Donne e la discriminazione di genere.
“Questo evento è nato in collaborazione con l’Associazione Donna chiama Donna proprio per sensibilizzare contro la violenza sulle donne, anche se la città di Siena è già molto attenta a questo tema – spiega l’ideatore della iniziativa Gianni Meiattini, presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Bersaglieri -, resta un tema che oggi come oggi è fondamentale ribadire nella nostra società”.
Non un’artista a caso Rita Cucè, da sempre impegnata nell’attivismo sociale per i diritti delle donne, ma soprattutto a segnare la pianista sono le esperienze internazionali che ha nel suo curriculum: prima donna a tenere un concerto a Kabul nel 2005 e prima donna a ricoprire il ruolo di Direttrice Artistica della prima scuola afgana aperta alle donne.
“È stato proprio questo che la rende diversa e che la mette su un altro piano rispetto a tantissimi altri artisti, che ho avuto il piacere di conoscere – chiosa Gianni Meiattini -. Lei è veramente un qualcosa di speciale, un unicum all’interno dell’ambiente musicale italiano”.
Un’occasione unica in cui arte, cultura, musica, diritti civili e beneficenza si legano perfettamente a Siena dove non è mai troppo parlare di questa piaga sociale della violenza sulle donne, dove anzi a volte c’è il rischio di sottostimare il problema.
“Capita frequentemente anche in provincia di Siena, abbiamo accolto circa 70/80 donne all’anno, anche il periodo di COVID – fa un’analisi Vania Cesaretti dell’Associazione Donna Chiama Donna -. Uno dei nostri obblighi è quello di non convincere, non dare consigli, non obbligare, ma attraverso di noi deve maturare la decisione anche perché il costringerle o convincerle sarebbe un’altra forma di violenza, cioè un affermare nuovamente che lei non è in grado di autodeterminarsi. Alcune non sempre riescono a concludere il percorso, altre vengono a informarsi e poi magari tornano in un secondo momento, mentre altre ancora ce la fanno e sono bellissime”.”È stato proprio questo che la rende diversa e che la mette su un altro piano rispetto a tantissimi altri artisti, che ho avuto il piacere di conoscere – chiosa Gianni Meiattini -. Lei è veramente un qualcosa di speciale, un unicum all’interno dell’ambiente musicale italiano”.
Un’occasione unica in cui arte, cultura, musica, diritti civili e beneficenza si legano perfettamente a Siena dove non è mai troppo parlare di questa piaga sociale della violenza sulle donne, dove anzi a volte c’è il rischio di sottostimare il problema.
“Capita frequentemente anche in provincia di Siena, abbiamo accolto circa 70/80 donne all’anno, anche il periodo di COVID – fa un’analisi Vania Cesaretti dell’Associazione Donna Chiama Donna -. Uno dei nostri obblighi è quello di non convincere, non dare consigli, non obbligare, ma attraverso di noi deve maturare la decisione anche perché il costringerle o convincerle sarebbe un’altra forma di violenza, cioè un affermare nuovamente che lei non è in grado di autodeterminarsi. Alcune non sempre riescono a concludere il percorso, altre vengono a informarsi e poi magari tornano in un secondo momento, mentre altre ancora ce la fanno e sono bellissime”.