Le immagini da dentro il parcheggio il Duomo sono ben diverse da quelle che vi abbiamo fatto vedere qualche mese fa.
Ma quelle tracce di ritorno sono evidenti e sono la prova tangibile che questi mesi non sono bastati a risolvere le criticità del sistema d’accoglienza a Siena. Se non in qualche risoluzione temporanea agevolata dalla sede di Rifondazione Comunista messa a disposizione inizialmente di circa 50 migranti che si sarebbero con il tempo ridotti a 20. Una soluzione andata nei tempi e nelle modalità ben oltre le capacità di ospitalità ed oggi sarebbero una quindicina i migranti di origine pakistana tornati a non avere più un tetto sotto il quale dormire. Se non quello di un parcheggio pubblico da lasciare all’alba nella speranza di non essere sgomberati dai vigilantes o dalle forze dell’ordine. Ed oggi la macchina dell’accoglienza è di nuovo inceppata, non senza contraddizioni e con un appello accorato da parte di quel sistema di volontariato che da anni si occupa in prima linea dei migranti e che, per la giornata di domani, ha convocato un nuovo tavolo informale per la gestione dell’accoglienza.
“Mi dispiace di questa situazione – spiega il portavoce Caritas Don Vittorio Giglio -. Certamente noi che siamo stati sempre in prima linea per l’accoglienza di questi ragazzi al momento di più non possiamo fare perché ormai sono tre anni che siamo sotto pressione e lo siamo sempre, dal primo momento, non abbiamo altre possibilità, nonostante cerchiamo di ricavare posti in ogni angolo. Però al momento più di 37, quelli che abbiamo accolto, noi non possiamo. Però mi fa effetto sapere che 15 ragazzi diventino un problema perché evidentemente si possono accogliere in altre strutture e mi fa fatica pensare che non si riescono a trovare 15 posti per sistemare questi ragazzi. Certo mi fa fatica pensare che in tutta la provincia non si riescano a sistemare 15 ragazzi, questa è l’unica perplessità che ho al riguardo – ribadisce Don Vittorio Giglio -. Poi il resto lo lasciamo a chi, come dire, è chiamato come istituzione a intervenire”.
Qual è l’appello che si sente di fare alle istituzioni preposte?
“Ognuno faccia il suo, noi facciamo il nostro come volontariato prestandoci anche a collaborare e a essere presenti con le istituzioni come sempre abbiamo fatto e abbiamo sempre dimostrato disponibilità a ogni tipo di dialogo. Però ognuno faccia il suo, le istituzioni facciano il loro compito fino in fondo”. 