Accoglienza e speranza: il presepe degli scout senesi in Fontebranda

Di Redazione | 26 Dicembre 2018 alle 10:00

Accoglienza e speranza: il presepe degli scout senesi in Fontebranda

Realizzato dal noviziato del gruppo scout Siena 12 per avvicinare le storie dei migranti alla sofferenza di Maria, Giuseppe e bambin Gesù

In un momento storico dove anche la rappresentazione della Sacra Famiglia sembra essere avvolta da un velo di sterilità, il Noviziato del gruppo scout Siena 12 si è impegnato nella costruzione di un presepe che potesse avvicinare le storie attuali dei migranti a quella di Maria, Giuseppe e il Bambin Gesù: entrambi vittime di sofferenza e persecuzione, entrambi bisognosi di dignità ed umanità. In ogni barca, centinaia di racconti, centinaia di vite che, nutrite di speranza, cercano un nuovo inizio. Così, Francesco, Michelangelo, Folco, Eugenio, Elisa, Maddalena e Costanza, in questo tempo di Avvento, con spirito scout, hanno vissuto questo lavoro come un’occasione di confronto e motivo per continuare ad allontanare l’indifferenza di fronte a racconti di tragedie umane.

“E’ un messaggio di accoglienza quello che vogliamo lasciare alla città di Siena attraverso la realizzazione del presepe allestito a Fontebranda. Il presepe che non può e non deve ridursi ad una semplice tradizione formale, perdendo la forza del messaggio evangelico che porta, ci ricorda che il Dio che nasce nella mangiatoia è il Dio degli ultimi, degli afflitti, dei perseguitati. Il nostro presepe, ispirato dalle parole di Papa Francesco è il grido forte dell’annuncio della Buona Novella che deve risvegliare gli animi e scuotere le coscienze.”

“Le continue notizie ai telegiornali ci hanno spinto a pensare un presepe che potesse parlare di accoglienza e, da qui, pian piano, abbiamo concretizzato il tutto con l’aiuto dei nostri maestri dei novizi Filippo e Giorgia. Ci siamo chiesti: come possiamo ritenerci cristiani se ci rifiutiamo di aiutare chi ha bisogno?” così commenta un novizio (16 anni). Pochi giorni fa anche Papa Francesco ha voluto ricordare che “come Cristiani siamo chiamati a riflettere sulla situazione di tanti uomini, donne e bambini del nostro tempo – migranti, profughi e rifugiati – in marcia per fuggire dalle guerre, dalle miserie causate da ingiustizie sociali e dai cambiamenti climatici”: il tempo del Natale va vissuto con uno spirito di aiuto reciproco e questo presepe, nella sua originalità, è simbolo di speranza che rifiorisce ostinatamente e instancabilmente.



Articoli correlati