Aggressioni a medici e sanitari, Filippi (Fp Cgil): "Servono risorse e personale"

Di Redazione | 13 Novembre 2025 alle 20:00

Con oltre 125mila aggressioni l’anno, tra episodi denunciati e casi sommersi, l’Italia è tra i Paesi europei con la più alta incidenza di violenze contro gli infermieri e sanitari anche in rapporto agli accessi ospedalieri. Una piaga denunciata da tempo ma che ancora non trova soluzioni anzi il fenomeno sommerso resta molto ampio: solo un caso su venticinque in Italia viene denunciato. A monte c’è poi la carenza di personale che richiederebbe un piano straordinario di assunzioni.

“La situazione ha origine sicuramente da quella campagna propagandistica denigratoria che è nata ormai da qualche anno rispetto al tema dei dipendenti pubblici come fannulloni – commenta Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil medici e dirigenti sanitari -. E’ un tema che naturalmente ha inasprito inevitabilmente il rapporto fra cittadini e professionisti, lavoratori e lavoratrici in generale, e che in sanità ha anche i temi della carenze di personale e di sovraffollamento del pronto soccorso. Inevitabilmente si espone i lavoratori e le lavoratrici a tutte quelle che sono le mancanze che dovrebbero prevenire questo conflitto fra cittadini e professionisti.

Un problema, quello delle aggressioni ai sanitari, di difficile risoluzione ma che vedrebbe un buon punto di partenza nello stanziamento di maggiori risorse destinate alla sanità pubblica.

“C’è poi naturalmente la piaga delle risorse che sono il fabbisogno di personale prima di tutto che l’hanno ridotto all’osso negli ultimi anni – sottolinea Filippi -. L’aumento del Fondo sanitario nazionale è riassorbito dalle spese energetiche e dall’inflazione che c’è stata in questi anni. Poi è riassorbito per lo più da prestazioni aggiuntive. Cioè soluzioni tampone o toppe che in realtà non risolvono il problema alla radice, noi abbiamo bisogno di un piano assunzioni straordinario che nessuno ha avuto il coraggio di mettere in campo in questi anni e che sia naturalmente inserito in un ambito di riorganizzazione prima di tutto dell’assistenza territoriale, prima ancora che far ricadere tutto sugli ospedali”.



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