Assegnato a Luciano Giubbilei il “Premio Mangia” 2016
L’ambito riconoscimento civico viene assegnato dal sindaco Bruno Valentini a Luciano Giubbilei. La sua candidatura è stata proposta dalla Contrada dell’Oca per “il merito di aver contribuito ad accrescere ulteriormente la fama e l’immagine di Siena, sviluppando uno stile personale che parla di luce attraverso il verde, e per aver dato vita a geometrie naturali delle quali è indiscusso maestro”.
Dopo la laurea presso la Inchbald School of Design di Londra, Giubbilei ha diffuso il suo genio e il suo stile fino ai più ambiti riconoscimenti nel campo dell’architettura del verde: il Chelsea Flower Show della Royal Horticultural Society. Eletto membro della Society of Garden Designers (2009) e della Royal Society of Arts (2011), dal 2012 ha una residenza in un giardino storico al Great Dixter, casa del defunto Christopher Lloyd, una delle figure più influenti nella storia del giardino inglese: un’importante opportunità che lo ha portato verso nuove esperienze nella progettazione del paesaggio e a contatto con i più grandi esperti di floricoltura di tutto il mondo. L’apice dei suoi successi nel 2014, quando diventa il primo italiano a essere insignito del premio più prestigioso del design contemporaneo di giardini: il Best in Show award. I suoi giardini sono creati attraverso l’esplorazione dello spazio, il ritmo e la ripetizione dei singoli elementi; gli ambienti creati rivelano multi-strati nei quali la cultura e la pittura sono in stretta comunicazione.
La presentazione di Fulvio Bruni
Luciano Giubbilei nasce da famiglia contradaiola (babbo dell’Oca, mamma della Torre) a Siena, in via Duprè e trascorre la sua infanzia nei nostri vicoli e nelle nostre piazze giocando con i propri coetanei, accompagnando la nonna a fare la spesa da Rubino in piazza del Mercato, iniziando a suonare il tamburo e frequentando la Contrada.
I suoi sogni e le sue speranze sono quelle di tutti i nostri bambini: monturarsi per il Giro, ascoltare i canti e i consigli dei più anziani, immaginarsi un futuro nella nostra città circondato dagli affetti degli amici e dei familiari. Gli approcci scolastici (Convitto Tolomei) non sono esaltanti e Luciano abbandona presto gli studi iniziando, fin da giovanissimo, a fare molti lavori(manovale, fornaio, corriere per Senio Raveggi, fioraio in P.zza Indipendenza).
Non tralascia di giocare a calcio (nel Meroni per 6/7 anni) e come tutti va a fare il militare. Insomma un viaggio comune a tanti giovani senesi che negli anni iniziano a conoscere, oltre alle gioie quotidiane, anche tanti piccoli grandi problemi. Un viaggio in cui non poteva certo mancare un colloquio per essere assunto al Monte dei Paschi, ed anche l’inizio di una scuola per diventare ufficiale giudiziario, che però Luciano lascia dopo pochi mesi perché…perchè nel frattempo inizia a riflettere sui propri interessi e capacità, sopratutto su una passione nata quasi per curiosità legata al giardinaggio.
In questo percorso di crescita un ruolo fondamentale è svolto dalla conoscenza di Sarah, una ragazza inglese che si trova a Siena per studiare la lingua italiana e frequentare un corso di storia dell’arte. Con Sarah si capisce fin dal primo momento ed insieme decidono di andare a vivere in campagna, nella zona di S.Regina circondati dal verde, dagli ulivi e dai vigneti. Qui inizia a coltivare l’orto, il suo primo giardino, ascoltando i preziosi consigli del contadino che si occupa della tenuta. E qui inizia il suo rapporto intimo, direi passionale, con la terra e le piante, che valorizza intimamente come momenti di comunione e condivisione. Ed è ancora qui che nasce il desiderio forte di iniziare un percorso nuovo, di dare una svolta al viaggio iniziato in via Duprè: vuole che il suo interesse divenga il suo lavoro.
Ed allora si muove.
Nel 1992 è a Fiesole, ove visita i giardini delle ville fiorentine e conosce “Silvano” il giardiniere che lo prende con sé a lavorare per alcuni mesi a Villa Gamberaia (Settignano). Silvano gli apre le porte di un altro mondo, lo spinge a cercare altri orizzonti, altri spazi, altre esperienze e, nel salutarlo, gli regala un libro “Gamberaia” con le immagini in bianco e nero del fotografo Balthazar Korab : per la prima volta Luciano, in quelle fotografie, vede il giardino in cui aveva lavorato in un’altra prospettiva: il giardino è ritratto come in un set teatrale, nella sua estetica drammatica.
Nel 1993 è a Londra ove, su consiglio di Sarah, decide di studiare alla Inchbald School of Design ove si laurea come studente dell’anno nel 1995. E’ l’anno della svolta, del viaggio di Luciano che inizia a sviluppare il proprio stile e a pensare ad un proprio studio di progettazione lavorando per molti clienti tra cui Vera, che diviene la sua nonna inglese adottiva. Lavora per Giorgio Locatelli (cuoco internazionale) e durante la sua opera viene osservato attentamente e gli viene assegnato un progetto, pubblicato a livello internazionale, per la ristrutturazione di una terrazza nella zona ovest di Londra.
Da questo momento in poi il percorso di Luciano diviene particolare ed aperto al mondo, perché la sua proposta è nuova, suggestiva, in quanto supera il concetto di giardino inglese legato all’idea tradizionale di luogo fatto dalle piante, senza ricerca di composizione spaziale di design e di progettazione architettonica, senza attenzione per il dettaglio illuminazione arredamento e allestimento degli spazi.
Tanto particolare e ricercato che inizia a collezionare una serie di riconoscimenti e premi che la sola visione delle immagini che stanno scorrendo alle mie spalle fa superare il valore delle parole. Disegna giardini in Svizzera, per la famiglia Agnelli a Londra, collabora con scultori architetti e altri artisti, disegna collezioni di mobili da giardino; completa un ampio giardino in Marocco di 15.000 mq che comprende la piantagione di 18.000 perenni e 12.000 rose; lavora in Francia per la casa Laurent-Perrier.
Nel 2009 riceve la medaglia d’oro dalla Regina Elisabetta II al Chelsea Flower Show; tale premio è replicato nel 2011. Ancora nel 2009 pubblica il primo libro: “I giardini di Luciano Giubbilei”. Nel 2012 gli viene offerta una residenza nello storico giardino inglese di Great Dixter, dove il noto giardiniere Fergus Garret diviene sua guida e mentore. Da notare che Luciano è l’unico disegnatore contemporaneo ad avere una residenza in un giardino storico inglese.
Nel 2013 è negli Stati Uniti e collabora con esperti nel creare praterie in Idaho ed inizia a lavorare in Texas e California. Nel 2014 riceve ancora una medaglia d’oro al Chelsea Flower Show contestualmente al più alto riconoscimento della manifestazione “Best in Show” per la prima volta assegnato ad un Italiano. Nel 2015 è invitato a creare un giardino per la 56°Edizione della Biennale d’Arte a Venezia. Nel 2016 presenta il suo secondo libro: “The Art of Making Gardens” con lo stilista Sir Paul Smith ed è invitato a presentare il suo pensiero sulla progettazione dei giardini al 125° Anniversario del Giardino Botanico di New York.
E siamo giunti all’ultima tappa di questo lungo viaggio. Attualmente Luciano è in giro per il mondo con il suo studio ed i suoi progetti, alcuni dei quali trovano spazio nella Val d’Orcia e proprio qua intorno a Siena. Improvvisamente, infatti, l’Italia ha riscoperto questo giovane talento, nato nelle nostre pietre e che più volte ripete:”da italiano nato e cresciuto a Siena mi porto dietro una serie di riferimenti architettonici legati al travertino, alla terracotta, alla pietra serena. La città mi ha sempre ispirato, specie il movimento di luce tra le sue strade strette”.
In sintesi Luciano sente di aver appreso dalla sua città natale un profondo e generale senso di bellezza, l’attenzione e l’importanza delle proporzioni, della varietà dei materiali e del contrasto luce ed ombra. La luce che si muove attraverso i vicoli riflessa sui muri, sul mattone, che cambia a seconda del passare delle ore divenendo morbida nel pomeriggio, è uno dei ricordi più significativi che ha avuto un grande impatto sul linguaggio dei suoi giardini.
Luciano è molto legato alla sua città, che definisce piccola ma fatta di grandi edifici, di grandi istituzioni, di grande storia, di grandi affetti e grandi ricordi; Luciano ritiene che gli abbia trasmesso quel senso di grandezza e di voglia di rinnovamento che lo hanno accompagnato in tutta la sua carriera professionale.
Ed oggi, come poche altre volte, Siena può davvero essere felice perché un proprio figlio non solo ha portato alto il proprio nome nel mondo, ma anche dimostrato una volta di più che la nostra comunità può esprimere idee e talenti e può dimostrare a tutto il mondo che la nostra grande civiltà non è legata ad un grande passato in cui specchiarsi ma è assolutamente in grado di proiettarsi verso un grande futuro.
E di questo, caro Luciano, Siena ti ringrazia.