Lecce ha fatto da cornice alla 38a Assemblea Nazionale delle Province, una delle più compatte degli ultimi anni. Unità trasversale, clima politico insolito: presidenti di centrodestra e centrosinistra, seduti allo stesso tavolo, concordi su un punto fondamentale. La legge Delrio va superata. E va fatto in fretta.
Una linea che la Presidente della Provincia di Siena, Agnese Carletti, non solo condivide, ma rilancia con decisione. “È una legge che oggi si può dire sbagliata. Doveva essere parte di un disegno costituzionale più ampio, ma quel disegno non è mai stato portato a termine. Così siamo rimasti con enti svuotati, senza risorse, senza competenze chiare, e con territori più deboli”.
Parole nette, soprattutto perché arrivano da una rappresentante di un partito, il PD, che nel 2014 quella riforma la sostenne. Ma a distanza di dieci anni, i nodi sono venuti al pettine. E la fotografia scattata a Lecce è eloquente: le Province sopravvivono a metà, enti di secondo livello, ma comunque chiamati a garantire servizi essenziali come strade e scuole, con responsabilità enormi e strumenti insufficienti.
L’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha segnato un punto di svolta. Nessun eufemismo, nessun equilibrismo istituzionale: un appello diretto alla politica: “Non possono rimanere nel limbo. Occorre intervenire con decisioni importanti”.
Un messaggio che Carletti definisce “il momento più significativo dell’intera assemblea”, perché ha messo a nudo una verità che gli amministratori locali vivono ogni giorno: le Province non sono scomparse, ma sono state abbandonate.
La Presidente non si limita a una critica politica, ma descrive nel concreto gli effetti della Delrio: pianificazione strategica impossibile; risorse insufficienti per scuole e strade; enti costretti a contribuire al funzionamento dello Stato con fondi propri, anziché reinvestirli nei territori; difficoltà nell’attuazione dei progetti del PNRR; incapacità di coordinare le politiche sulle aree interne, dove la Provincia sarebbe l’unico soggetto in grado di avere una visione d’insieme.
“Le Province hanno continuato a essere un punto di riferimento, ma senza strumenti adeguati. Questo significa cittadini con servizi peggiori. Era inevitabile che prima o poi si dovesse intervenire”. Ma Carletti è chiara: correggere la Delrio non basta. Serve una revisione complessiva del sistema degli enti locali, partendo da una scelta politica netta: “Bisogna decidere cosa devono essere le Province: o enti veri, eletti dai cittadini, con competenze definite, oppure si abbia il coraggio di eliminarle davvero. Ma l’ambiguità non è più sostenibile”.
La Presidente punta sulle funzioni strategiche: pianificazione territoriale, coordinamento delle aree interne, investimenti su scuole e viabilità. Funzioni che nessun altro ente può svolgere con la stessa efficacia.
L’Assemblea di Lecce ha certificato che dieci anni di riforma monca hanno prodotto un paradosso del nostro ordinamento: enti essenziali trattati come se fossero superflui. La politica nazionale ora non può più voltarsi dall’altra parte.
L’appello di Mattarella e la voce unanime delle Province indicano una sola strada: superare la Delrio e restituire ai territori un livello istituzionale funzionante, democratico, dotato di risorse e responsabilità vere.
Perché il limbo istituzionale non è più un luogo neutro: è un costo pagato dai cittadini che chiedono efficienza e servizi.