Assoluzioni in Appello Mps, le motivazioni: operazioni giuste e corretta contabilizzazione a saldi aperti

Ecco come i giudici di Milano hanno motivato il verdetto con cui, lo scorso 6 maggio, sono cui sono stati assolti 13 imputati, tra cui gli ex vertici Antonio Vigni e Giuseppe Mussari

Di Redazione | 3 Ottobre 2022 alle 17:30

Assoluzioni in Appello Mps, le motivazioni: operazioni giuste e corretta contabilizzazione a saldi aperti

Una sentenza di primo grado “decontestualizzata” che non tiene conto che la “contabilizzazione a saldi aperti” è corretta. E’ questa, in sintesi, la conclusione a cui arriva la seconda sezione della corte d’appello di Milano nelle motivazioni – ben 1525 pagine – in cui si spiegano le ragioni del verdetto Mps con cui, lo scorso 6 maggio, sono cui sono stati assolti 13 imputati – tra cui gli ex vertici Antonio Vigni e Giuseppe Mussari – e tre società. Oggetto del processo le operazioni sui derivati Santorini e Alexandria, sul prestito ibrido Fresh e sulla cartolarizzazione Chianti Classico. Operazioni che secondo l’accusa sarebbero state utilizzate per nascondere perdite per oltre 2 miliardi di euro.

“La sentenza di primo grado è una sentenza decontestualizzata. L’operazione non può essere astratta dal contesto di riferimento e valutata in una logica strettamente finanziaria, senza considerare le motivazioni economiche sottostanti, essendo inscindibile il legame tra la genesi dell’operazione e lo scenario macroeconomico di riferimento, nel quale si collocavano la perdita di valore dell’azione Intesa San Paolo, il timore di un prolungato calo dei tassi con rilevanti impatti sul margine di interesse e il desiderio di strutturare un’operazione che non risentisse contabilmente della elevata volatilità del mercato”, si legge nella parte del provvedimento in cui si fa riferimento all’operazione Santorini. In particolare la corte sottolinea come Santorini, “lungi dall’avere contribuito ad aggravare la posizione di Banca Mps, ha prodotto risultati economici positivi interrotti solo dalla transazione del 2013 stipulata da Mps con Deutsche Bank, sulla base di una riclassificazione del prodotto come derivato effettuato dalla banca tedesca sulla base dei dati falsati dell’audit”. La riclassificazione come derivato – fatta in modo discrezionale dall’istituto tedesco, ‘timorosa’ della Fed – “non dimostrava affatto che i principi contabili, già nel 2008, imponevano necessariamente la contabilizzazione a saldi chiusi delle operazioni come Santorini”. Non solo.

“L’impossibilità di ricondurre l’operazione Santorini a un Cds (credit default swap) su rischio Repubblica Italiana, fa decadere la ritenuta obbligatorietà di contabilizzazione dell’operazione a saldi chiusi”, si legge nelle motivazioni dei giudici milanesi. La diversità di vedute attiene anche all’altro strumento. Se il tribunale ritiene che l’operazione Alexandria nasca per occultare una perdita, per i giudici d’appello la “finalità perseguita da Banca Mps nel pervenire alla conclusione delle transazioni sottoscritte con Nomura debba essere aliunde ricercata”. Nelle pagine firmate dalla corte presieduta dal giudice Angela Scalise si evidenzia come “Le diverse autorità contabili che si sono occupate delle operazioni oggetto del presente procedimento e, più in generale, della tipologia di prodotto finanziario sulla base della quale le stesse sono state strutturate hanno espresso, con riferimento a tutto il periodo a cui si riferiscono le imputazioni (dunque, dal 2008 al 2012), la prevalente interpretazione dei principi contabili las/Ifrs secondo cui, in assenza di una disciplina specifica, le operazioni di long term struttured repo potessero essere contabilizzate a saldi aperti, anche nel caso di approvvigionamento diretto dei titoli dalla stessa controparte del finanziamento e dell’inserimento delle clausole cheapest to delivery ed early termination”.



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