È riuscita a fuggire dall’inferno di Gaza grazie anche all’impegno civile e istituzionale dell’Università per Stranieri di Siena e del Rettore Tomaso Montanari. Aya Ashour, giovane ricercatrice palestinese, era arrivata in città per riprendere il suo lavoro, trovando finalmente un luogo sicuro. Ma in queste ore si trova costretta ad affrontare un altro genere di violenza: quella verbale, razzista e islamofoba riversata su di lei attraverso i social network, in particolare la piattaforma X.
“Non riesco davvero a capire questa campagna diffamatoria contro di me solo perché indosso il velo! Sono uscita dall’inferno e ora mi trovo ad affrontarne un altro, che mi fa piangere da ieri!”: così ha scritto Aya sul proprio profilo X (ex Twitter), rendendo pubblico il dolore provocato da una raffica di insulti e commenti carichi di odio, apparsi sotto ai post che raccontavano il suo arrivo in Italia.
Una situazione che sta suscitando indignazione e solidarietà a partire dall’Università per Stranieri, che ha ribadito il proprio sostegno ad Aya Ashour e il valore dell’accoglienza come principio fondante dell’istituzione.
“Il nostro è un ateneo che si fonda sull’apertura, sul dialogo e sul rispetto delle persone e delle culture. Siena non è e non sarà mai un luogo dove l’odio possa prevalere”. Aveva dichiarato il Rettore Montanari nel video diffuso sui canali dell’Università il giorno dell’ufficialità dell’arrivo della Ashour a UniStraSi.
Proprio Tomaso Montanari, tra i primi ad attivarsi per favorire il suo arrivo in Italia, ha rilanciato messaggi di sostegno, ribadendo che “per milioni di italiani perbene Aya è e sarà sempre la benvenuta“. E con un gesto simbolico ma netto ha annunciato il suo addio alla piattaforma X: “La nostra università è già uscita da X, e con questo post lo faccio anche io. Chi vuole può seguirmi su Instagram”.
Purtroppo, come spesso accade, la rete dei social network ha dato voce a un mix tossico di pregiudizio e intolleranza. Ma l’immagine che Siena vuole offrire al mondo è diversa: una città universitaria, da secoli abituata a parlare con il mondo e ad accogliere chi porta con sé storie, talenti e sofferenze.
