Baby gang al femminile a Siena, sette mesi di lavori socialmente utili

Il giudice sospende il processo per otto minorenni. Dopo due anni di indagini e udienze, il Tribunale dei minori di Firenze ha accolto la richiesta di messa alla prova per le ragazze coinvolte in aggressioni, minacce e atti di bullismo: la vicenda aveva attirato l’attenzione dei media nazionali

Di Redazione | 13 Ottobre 2025 alle 22:00

Baby gang al femminile a Siena, sette mesi di lavori socialmente utili

Aveva fatto il giro di tutti i giornali e dei principali tg nazionali il caso della baby gang femminile di Siena: otto ragazze, all’epoca tra i 14 e i 17 anni, chiamate a rispondere di gravi episodi di violenza e vessazioni contro alcune coetanee. Oggi, al Tribunale per i minorenni di Firenze, è stata messa la parole fine alla drammatica vicenda che aveva scosso la città e fatto sprofondare nella disperazione sia le famiglie delle vittime sia quelle delle giovanissime bulle.

Il giudice ha disposto la sospensione del processo per tutte le imputate, che dovranno ora affrontare un periodo di sette mesi di lavori socialmente utili, secondo il programma di messa alla prova previsto dalla legge. La decisione è arrivata dopo un’attenta valutazione delle posizioni personali e in seguito al consenso espresso dalle giovani, che oggi erano tutte presenti in aula.

L’indagine, avviata dalla Questura di Siena nella primavera del 2022, aveva preso il via dopo la denuncia di una delle vittime, la quale aveva raccontato una serie di episodi di violenza subiti tra aprile e ottobre 2021. Gli investigatori hanno ricostruito almeno dieci episodi di aggressioni, spesso avvenute in luoghi appartati e documentate con video poi condivisi sui social e nelle chat di gruppo. Secondo quanto emerso, le vittime venivano attirate con l’inganno e poi affrontate dalla leader del gruppo, mentre le altre ragazze partecipavano alla violenza o la documentavano con il cellulare, contribuendo a generare un clima di paura e isolamento.

Le accuse contestate alle otto imputate sono state pesanti: lesioni personali, atti persecutori, sostituzione di persona, diffusione illecita di immagini a contenuto sessuale e minacce. In alcuni casi, le vittime erano state scelte anche per motivi legati alla loro origine straniera, aggravando ulteriormente la posizione delle indagate. La procura minorile di Firenze, dopo aver ricostruito le responsabilità attraverso perquisizioni e l’analisi dei social network, aveva chiesto per le giovani l’accesso al programma di messa alla prova, previsto per i minori come strumento di rieducazione e responsabilizzazione.

Già nel corso dell’udienza preliminare, svoltasi a maggio, le imputate avevano manifestato la volontà di aderire al percorso di giustizia riparativa, impegnandosi a portare avanti attività socialmente utili e a riflettere sugli errori commessi. Oggi il giudice ha accolto la richiesta, fissando la durata della messa alla prova in sette mesi. Il prossimo appuntamento in tribunale è stato fissato per il 28 maggio 2026, data in cui sarà valutato l’esito del percorso e la possibilità di estinguere il reato.

Le giovani erano difese dagli avvocati Alessandro Betti — che assisteva la cosiddetta leader del gruppo — Maria Teresa Fasanaro, Giuliana Falaguerra, Andrea Pierozzi, Paolo Bufalini, Francesco Ierardi e Angela D’Andrea. “Siamo soddisfatti del lavoro svolto e del percorso intrapreso dalla nostra assistita, che dovrà proseguire nell’impegno, concretizzando i lavori socialmente utili già previsti”, ha commentato l’avvocato Betti al termine dell’udienza. “Riteniamo che quanto accaduto sia ormai alle sue spalle e che ciò possa costituire un elemento di fiducia per il futuro”.

Con la sospensione del procedimento, si chiude per ora una vicenda che aveva scosso la comunità senese e riportato l’attenzione sui rischi del bullismo tra minori, specie quando amplificato dall’uso dei social. Il tribunale ha scelto la strada educativa, confidando nella crescita personale delle imputate.

 

Andrea Bianchi Sugarelli



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