Riteniamo che il risultato della nostra offerta sarà positivo, ma anche al di sotto del 50% riusciremo comunque a ottenere sinergie”. A dirlo Luigi Lovaglio, ceo di Banca Mps, durante la conference call con gli analisti per i risultati del semestre. Secondo Lovaglio, l’operazione — in corso fino all’8 settembre — non dipende solo dal controllo formale, anche con una partecipazione inferiore al 50%, ha spiegato, sarà possibile realizzare sinergie operative stimate in 700 milioni di euro in tre anni, e accelerare l’attivazione di vantaggi fiscali (le cosiddette DTA) “seppure con tempistiche più lunghe”.
Nel confronto con la governance di Mediobanca, Lovaglio non ha risparmiato critiche: “Osserviamo un approccio strategico sempre più erratico, con posizioni che cambiano senza coerenza”, ha detto, contrapposto alla “trasparenza e visione” della proposta di Mps.
A sostegno dell’operazione, il ceo ha rilanciato anche sul fronte della remunerazione agli azionisti: “Stiamo valutando di portare il payout al 100% già nel 2025”, ovvero distribuire l’intero utile netto come dividendo. Inoltre, guardando al 2026, Mps è pronta ad allinearsi alla prassi di Mediobanca e introdurre un acconto sul dividendo.
I numeri semestrali, ha ricordato, danno forza al piano: 892 milioni di utile netto nei primi sei mesi, 479 milioni solo nel secondo trimestre, con solidi indicatori patrimoniali. “Abbiamo alzato l’asticella: l’obiettivo per l’anno è superare 1,5 miliardi di utile netto”, ha concluso Lovaglio.”