Davanti ai cancelli dello stabilimento Beko di Siena, chiuso il 30 novembre, si è svolta una nuova assemblea dei lavoratori, convocata dalle RSU per aggiornare il personale sugli esiti dell’ultimo incontro sindacale con l’azienda. Un momento tanto partecipato quanto amaro, in cui i dipendenti hanno ascoltato le comunicazioni delle organizzazioni sindacali rispetto a una vertenza che, come ribadito, non si chiude con lo stop alla produzione.
Daniela Miniero, segretaria generale Fiom Cgil Siena, ha spiegato che quello di oggi è solo il primo di una lunga serie di appuntamenti: “La vertenza si chiuderà il giorno in cui partirà il primo giorno di lavoro per questi lavoratori”, ha sottolineato, annunciando incontri e assemblee anche per tutto il 2026 e il 2027. Durante l’esame congiunto è stato raggiunto un accordo sulla cassa integrazione per il 2026, giudicato soddisfacente solo in parte. Il nodo principale resta la maturazione dei ratei — tredicesima, quattordicesima e altri istituti — che per legge non maturano nelle ore di sospensione. “Abbiamo cercato di farli maturare ugualmente per garantire ai lavoratori mensilità piene”, ha spiegato Miniero. L’azienda ha offerto 500 euro in welfare, ma non ha dato risposte ritenute adeguate sul tema dei ratei. “Siamo qui per aggiornare i lavoratori e accompagnarli, perché il percorso non finisce con la cessazione della produzione. Cercheremo di traghettarli fino alla nuova attività tutelando il salario”, ha concluso.
Sulla stessa linea anche Massimo Martini, segretario generale Uilm Uil Siena, che ha evidenziato la grande partecipazione dei lavoratori all’assemblea come primo segnale positivo. Martini ha ricordato la richiesta avanzata all’azienda di integrare i mesi di cassa integrazione con un salario aggiuntivo, soluzione necessaria perché “le famiglie, con la cassa integrazione, hanno meno possibilità di spesa”. Al momento è stata definita una quota di 500 euro in welfare, ma i sindacati non intendono fermarsi: “Quando torneremo a incontrare l’azienda cercheremo di alzare il tiro, perché vogliamo garantire i lavoratori. Sappiamo che esiste un accordo quadro ben definito, difficile da superare, ma confidiamo di portare qualcosa in più”.
A inquadrare il contesto più critico è stato Giuseppe Cesarano, segretario generale Fim Cisl Siena, che ha descritto l’inizio del 2026 come la fase più complessa per la gestione collettiva degli effetti della chiusura. “Dal primo gennaio, con 1100-1200 euro al mese, la situazione diventa difficile”, ha detto. Per questo, ribadisce, l’obiettivo resta quello di mantenere i lavoratori legati al territorio e al progetto industriale. Cesarano ha richiamato l’importanza che l’azienda continui a sostenere il personale nel percorso verso la reindustrializzazione: “Lo sforzo deve essere quello di rimanere vicini ai lavoratori”. Le parti hanno già fissato un impegno: entro settembre-ottobre 2026 si tornerà al tavolo per rivedere l’accordo, perché “chi è rimasto crede nei progetti industriali e va sostenuto”.