Bilancio regionale, arriva il Reddito di Inserimento Lavorativo: la Toscana vara il suo "modello", lontano dall’assistenzialismo

Giani: “Una misura per chi perde tutto e vuole rimettersi in gioco. Formazione e un bonus fino a 700 euro al mese senza nuove tasse”

Di Lorenzo Agnelli | 4 Dicembre 2025 alle 12:00

La Toscana prepara il suo reddito di cittadinanza, ma lo fa imboccando una strada dichiaratamente diversa da un reddito di base universale. Non assistenzialismo, nessun sostegno passivo, ma un aiuto concreto e temporaneo a chi ha perso il lavoro e vuole rientrarvi, trasformando la crisi in un percorso di riqualificazione. È questo il senso del Reddito di Inserimento Lavorativo, la misura inserita nel nuovo bilancio regionale e fortemente voluta dal presidente Eugenio Giani e dalla coalizione che lo sostiene.

Il provvedimento, atteso e osservato con grande attenzione sia dal centrosinistra che, soprattutto, dal centrodestra, che ha costruito una campagna elettorale contro questa misura temendo una sua inclinazione in chiave assistenzialista, si presenta invece come uno strumento rigorosamente condizionato: si rivolge solo a chi, dopo cassa integrazione e licenziamento, non ha più alcun ammortizzatore sociale e allo stesso tempo accetta di impegnarsi in un percorso di formazione professionale per riconvertirsi verso i settori dove il mercato richiede personale.

“Una misura attiva, non un sostegno a pioggia”

Giani chiarisce subito il punto politico: “Sì, nel bilancio – spiega – ci sono 23 milioni che intendiamo destinare al reddito di inserimento lavorativo, una misura pensata per chi vuole davvero rimettersi in gioco. Non si tratta di trasferimenti economici fine a sé stessi: paghiamo la formazione professionale e, accanto a questa, riconosciamo un bonus tra i 600 e i 700 euro al mese per un periodo compreso tra nove mesi e un anno”.

Un tempo limitato, utile per riqualificarsi e colmare il divario tra il vecchio lavoro e le nuove richieste delle imprese. “L’obiettivo – aggiunge il presidente – è mettere le persone nelle condizioni di tornare produttive, intercettare la domanda reale delle aziende e non lasciarle senza strumenti”.

Risorse senza nuove tasse e una prima fase sperimentale

Con un messaggio politico netto, Giani ribadisce che tutto questo non comporta nuove imposte per i cittadini: “Lo abbiamo costruito senza tasse aggiuntive, ricavando le risorse all’interno del comparto lavoro. I 23 milioni provengono in gran parte da fondi nazionali legati al Patto per il Lavoro: erano 54 milioni ribaditi ai tempi del ministro Andrea Orlando, risorse che gestiamo come Regione attraverso ARTI, la nostra agenzia per gli impieghi”.

Una misura che parte dunque con una dotazione significativa e destinata a essere monitorata: “Prima sperimentiamo. Vediamo quante persone ne usufruiranno, come funzionerà. È un po’ il ‘reddito di cittadinanza alla toscana’, ma con un impianto profondamente diverso, tutto orientato all’inserimento lavorativo. Da qui valuteremo se renderlo strutturale”.

La sfida politica: dimostrare che non è assistenzialismo

Il dibattito politico, inevitabilmente, si accenderà. Da un lato la maggioranza regionale che rivendica una misura moderna, attiva, costruita sul modello dei sistemi europei che puntano sulla cosiddetta “work transition”, il passaggio lavorativo. Dall’altro il centrodestra, che teme un ritorno mascherato a forme di sostegno incontrollato.

Il punto, però, sembra già fissato: il reddito toscano non sarà un sussidio, ma un patto di impegno. Chi vuole accedervi dovrà formarsi, aggiornarsi e prepararsi a tornare sul mercato. La Regione pagherà gli strumenti per farlo, non la resa.

E la partita politica, ora, si giocherà tutta sulla capacità del modello toscano di dimostrare che un welfare intelligente può essere allo stesso tempo solidale e orientato al lavoro.

Lorenzo Agnelli

Giornalista pubblicista iscritto all'ordine dal 2020. Esperienza nel ruolo prima come corrispondente locale dalla Val d'Orcia e poi all’interno della redazione di Radio Siena Tv. Prendere parte alle discussioni e conoscere a fondo i fatti sono stati i fattori scatenanti della sua personale passione verso il giornalismo, concentrandosi principalmente sui fatti di cronaca che riguardano la collettività, come la politica e le sue incoerenze, materie da spiegare e rendere accessibili a tutti. Ama la città in cui lavora, Siena, e la sua terra, la Val d’Orcia, luogo capace di offrire bellezza paesaggistica ma anche umana, difficile da spiegare, ma che non si stanca mai di raccontare.



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