Addio a Brigitte Bardot, la più bella, la più diva, la più desiderata. L’icona indiscussa del cinema francese se n’è andata a 91 anni, lasciando un’impronta indelebile nella cultura e nell’immaginario collettivo. Ma a Siena, la sua fama ha sempre avuto un altro volto: quello della più nota e implacabile avversaria del Palio. Nessun’altra celebrità internazionale ha mai attaccato con tanta continuità e visibilità la Festa senese. Anzi, un’altra grande diva come la cantante Madonna ne ha magnificato lo spirito e dichiarato pubblicamente il suo amore: nell’agosto 2025 ha scelto di vivere di persona l’emozione della Carriera e della Festa, affacciandosi dalla finestra di un palazzo nobile in Piazza del Campo.
Era il luglio del 1997 quando Brigitte Bardot, ospite d’onore a Chianciano Terme per ricevere il premio letterario Chianciano con il suo libro “Mi chiamano BB”, scelse di portare di nuovo la sua battaglia animalista direttamente contro la storia e tradizione senese: “Bisogna fermare quella cosa terribile che è il Palio di Siena”, dichiarò, senza esitazioni, davanti a una platea divisa tra ammirazione e sgomento. Non era la prima volta: dagli anni Ottanta Bardot aveva già guidato campagne, raccolto firme e coinvolto nomi illustri dello showbiz e della politica, sempre decisa a denunciare quello che per lei era solo un crudele spettacolo, mai davvero un segno identitario.
Eppure, per chi vive Siena, il Palio non si lascia ridurre a un’immagine presa da lontano. È rito, appartenenza, memoria viva che si rinnova ogni anno; è cura per i cavalli, è la voce delle contrade, è la storia che si intreccia con la vita quotidiana. Quello che Bardot condannava senza appello, qui rappresenta un linguaggio profondo, fatto di rispetto e passione, di dedizione e di attese che durano tutto l’anno. Il Palio non è mai stato impermeabile alle critiche, ma ha imparato a difendere se stesso proprio di fronte alle accuse più forti e autorevoli, come quelle della diva francese.
Bardot era così: radicale nelle sue convinzioni, incapace di compromessi, pronta a rinunciare al successo e alla ribalta per inseguire la sua personale idea di giustizia. Ha scelto di battersi per gli animali con una determinazione rara, e per questo ha diviso, acceso, fatto discutere. Ma non ha mai voluto ascoltare davvero la voce di Siena, le ragioni di una storia che attraversa i secoli e appartiene al cuore di chi la vive.
Oggi la Francia e il mondo piangono la perdita di una leggenda. Siena, invece, saluta la sua più celebre avversaria che perse la battaglia e la guerra: una donna che ha saputo sfidare il Palio con la forza delle parole e la coerenza delle scelte, ma che non è mai riuscita a scalfire la profondità di un’identità che resiste ai giudizi di chi guarda da fuori. E forse, anche in questo, si misura la grandezza delle tradizioni più antiche: nel saper esistere, sempre, al di là delle polemiche e delle mode, nel silenzio fiero della loro storia.
Nata a Parigi nel 1934, Brigitte Bardot debuttò giovanissima nel cinema grazie al regista Roger Vadim, che divenne anche suo marito. Il film del 1956 “Et Dieu… créa la femme” la trasformò in una star mondiale e in un simbolo di emancipazione femminile. Negli anni Sessanta lavorò con maestri come Jean-Luc Godard e Louis Malle, diventando l’alternativa europea a Marilyn Monroe. Nonostante l’enorme successo, lasciò il cinema nel 1974 per dedicarsi completamente alla difesa degli animali, fondando una delle associazioni più note d’Europa. Bardot ha inciso anche canzoni di successo, collaborando con Serge Gainsbourg, ed è stata spesso al centro di scandali e polemiche per le sue dichiarazioni fuori dagli schemi. La sua ultima parte da attrice risale a oltre mezzo secolo fa, ma la sua immagine e le sue battaglie hanno continuato a far discutere fino all’ultimo.
Andrea Bianchi Sugarelli