“Queste fotografie avrebbero potuto raccontare tutt’altro: momenti di festa, di lavoro, di normalità. Invece raccontano una ferita”.
È con un misto di emozione e rammarico che Carlo Neri, operaio Beko e autore di molte delle immagini, descrive il calendario solidale 2026 nato dalla vertenza dello stabilimento di Siena. Dodici mesi scanditi non da ricorrenze, ma da manifestazioni, presidi, viaggi, volti segnati dalla fatica e dalla determinazione di un anno di lotta.
Un calendario che non è solo un oggetto, ma una testimonianza collettiva. “È il racconto della vertenza – spiega Giuseppe Cesarano (Fim Cisl) – ed è giusto che venga consegnato alle istituzioni e alla stampa che ci sono state vicine. Il passato ci ha reso protagonisti, ma io sarò soddisfatto solo quando arriverà un nuovo soggetto industriale capace di dare continuità a quanto prodotto fino all’anno scorso”.
L’idea nasce dalla RSU ed è stata condivisa da tutte le sigle sindacali. “Siamo a più di un anno dall’inizio della vertenza – ricorda Massimo Martini (Uilm Uil) – e questi giorni, lo scorso Natale, erano cruciali. Nei dodici mesi del calendario ci sono le immagini più significative delle manifestazioni a Siena e a Roma, dei passaggi fondamentali di questo percorso fatto insieme alla comunità cittadina”.
Stampato in 250 copie, il calendario non ha finalità commerciali, ma solidali. “Il presidio ha un costo – sottolinea Martini – ma è indispensabile. È il luogo dove ci ritroviamo, dove costruiamo iniziative e dove continuiamo a far sentire la nostra presenza”.
La vertenza, infatti, non è conclusa. Oggi circa la metà dei lavoratori ha lasciato l’azienda, mentre 154 addetti restano formalmente in capo a Beko e saranno coinvolti, nei primi mesi del 2026, in percorsi di formazione avviati dalla Regione Toscana. Intanto si guarda con attenzione alla prospettiva della reindustrializzazione, unica vera risposta strutturale alla crisi occupazionale.
“Il calendario è la testimonianza di un anno di militanza sindacale e di dignità dei lavoratori”, afferma Daniela Miniero (Fiom Cgil). “Siamo solo a metà del percorso e ci aspettano ancora anni decisivi. Questo calendario serve a dare sostenibilità al presidio, ma soprattutto a non dimenticare quello che è stato fatto da lavoratrici e lavoratori che non si sono mai arresi”.
Un messaggio che le immagini di Carlo Neri rendono immediato: “Quelle delle manifestazioni a Roma e a Siena mostrano la forza collettiva. Siamo riusciti a trasformare quello che poteva essere un esito drammatico in una battaglia di dignità. Ora l’auspicio è che arrivi presto un nuovo soggetto industriale e che si possa tornare davvero al lavoro”.