In difesa del Cavalluccio, il dolce che racconta la storia di Siena e l'alchimia tra le materie prime della città

Una risposta chiara alla tanto discussa classifica stilata dal sito TasteAtlas, che aveva posizionato i cavallucci tra i peggiori cibi al mondo: ecco l'obiettivo di “Difendiamo il Cavalluccio di Siena”, nome dell'evento organizzato da pasticceri, giornalisti e operatori del settore senesi

Di Lorenzo Agnelli | 9 Marzo 2024 alle 18:00

Non era passata di certo inosservata la pubblicazione della classifica stilata dal sito TasteAtlas che aveva posizionato tra i peggiori cibi del mondo il Cavalluccio di Siena. Un dolce che, come molti altri, rappresenta la storia e la vita di una città intera che si tramanda dal 14esimo secolo, una città intera che non accetta questo disconoscimento. Per questa ragione gli esperti senesi, da pasticceri a giornalisti fino a professionisti del settore, hanno organizzato la serata “Difendiamo il Cavalluccio di Siena” per far scoprire i segreti di un dolce tipico che avvolge la tradizione al gusto.

“L’idea è nata proprio per difendere l’immagine dei nostri Cavallucci – spiega l’organizzatore dell’evento Andrea Perferi -, cercando di ristimolare anche un po’ un senso di appartenenza a questa città che ultimamente sta un po’ scricchiolando e quindi ripartiamo da qui e iniziamo a darsi da fare per difendere le nostre tradizioni e la nostra storia”.

“Il cavalluccio va gustato con rispetto quasi sacrale perché rappresenta la nostra storia, la storia di questa bellissima città – racconta il food blogger senese Federico Minghi -, che è bella e che c’è stata tramandata come storia, che ritroviamo dentro ai Ricciarelli, ai Cavalluccio, al Panforte, ecco dentro ai nostri dolci tipici si ritrova anche tanto di questa storia”.

Alla serata era presente anche Elisa Romei, sommelier Ais e titolare di Siena Wine Service, agenzia che da anni promuove Siena e il territorio e i suoi prodotti, la quale ha parlato dell’importanza degli abbinamenti con i vini del territorio.

“Il racconto dei Cavallucci apre proprio il libro di “Siena, la grande dolcezza” – dichiara la giornalista e scrittrice Stefania Pianigiani -, quindi è il primo racconto, la prima ricetta, che dà vita a questo libro che raccoglie quasi tutti i dolci della tradizione di Siena ma anche quelli più moderni come ad esempio il Bacio di Siena”.

A dar vita a questa iniziativa sono stati anche gli artisti culinari, i pasticceri senesi, che hanno voluto rispondere direttamente a TasteAtlas, spiegando il gioco di alchimia che ogni Cavalluccio racchiude in sé grazie alla combinazione sempre diversa tra le materie prime di un territorio.
“Vorrei che una classifica fosse fatta con degustazione, non so come sia stata fatta – afferma il pasticciere senese Fausto Leoncini -, però, secondo me, non è molto corretta nelrispetto di chi produce soprattutto e di chi, per la prima volta, arriverebbe ad assaggiare il Cavalluccio”.

“Quando io faccio miei Cavallucci – racconta il pasticciere senese Lorenzo Rossi – prediligo sempre altri artigiani del territorio che tengono alle materie prime. Tutti gli anni si rinnova sempre questo rapporto tra artigiani: arriva il miele che ogni anno cambia e cambia il sapore, il gusto secondo l’annata. Questa è la cosa bella perché poi è qui che c’è l’alchimia che che mi piace mettere nel lavoro, cioè mischio più mieli per ottenere un risultato che è il prodotto finale, però è chiaro questo è molto importante perché dà quell’aspetto, quella marcia in più al prodotto”.

Lorenzo Agnelli

Giornalista pubblicista iscritto all'ordine dal 2020. Esperienza nel ruolo prima come corrispondente locale dalla Val d'Orcia e poi all’interno della redazione di Radio Siena Tv. Prendere parte alle discussioni e conoscere a fondo i fatti sono stati i fattori scatenanti della sua personale passione verso il giornalismo, concentrandosi principalmente sui fatti di cronaca che riguardano la collettività, come la politica e le sue incoerenze, materie da spiegare e rendere accessibili a tutti. Ama la città in cui lavora, Siena, e la sua terra, la Val d’Orcia, luogo capace di offrire bellezza paesaggistica ma anche umana, difficile da spiegare, ma che non si stanca mai di raccontare.



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