Protesta senza precedenti: Coldiretti porta Siena in piazza a Bruxelles. Il taglio dei fondi Pac mina la sovranità del cibo e la sicurezza alimentare dell’intero continente. Tanta Toscana al corteo
“Questa Europa sta uccidendo il suo futuro: affama chi produce cibo sano e fa ammalare i suoi cittadini”: è un attacco senza precedenti quello che parte dalle strade e piazze di Bruxelles dove gli agricoltori ed agricoltrici senesi di Coldiretti guidati dal presidente provinciale Luigi Sardone si sono ritrovati, insieme ad oltre venti mila colleghi arrivati da molti paesi europei, per denunciare la deriva autocratica imposta da Von der Leyen, che vuole togliere risorse alle imprese agricole e al cibo sano per finanziare i carri armati, minando così anche la salute dei cittadini consumatori. Un piano che appare come un attacco alle fondamenta della sovranità alimentare dell’intero continente, in un momento in cui tutte le altre potenze investono sempre di più nell’agricoltura, ritenuta da tutti – tranne che dall’Europa – una risorsa strategica. Sulle centinaia di cartelli esibiti dai manifestanti si leggono, tra gli altri, “Von der Leyen go home”, “Contro i contadini non si governa”, “Affamate chi vi sfama”, “Fuori gli autocrati dall’Europa”, “A Bruxelles si taglia, nei campi si chiude”.
La sforbiciata mortale alla Pac con le risorse che confluiranno in un fondo unico avrà un impatto devastante sulle campagne. Per l’Italia si tratta di un taglio netto di 9 miliardi, che salgono a 90 se si considera l’intera Ue.
Per la Toscana la riduzione investirà come uno tsunami 35 mila imprese che non potranno contare nel prossimo settennato in circa 300 milioni di euro, tra 40-45 milioni all’anno. Sostegni fondamentali per garantire reddito e dignità agli agricoltori. Tra le principali vittime ci sono le imprese giovanili e quel ricambio generazionale che è tra gli obiettivi dichiarati delle politiche europee.
“Oggi siamo qui, con oltre 10.000 agricoltori per dire no al Fondo di Coesione Unico, per dire no alla PAC – spiega Luigi Sardone da Bruxelles – E’ un momento così difficile del mondo, con un’ agricoltura è già in ginocchio. Permettere che i soldi dell’agricoltura vadano nel Fondo di Coesione e ridurre del 20% il Fondo della PAC, vuol dire far morire le aziende di tutta l’Italia”.
Una decisione irresponsabile di Von der Leyen che provocherà il tracollo della produzione agroalimentare europea, favorendo un boom di importazioni da Paesi come quelli del Mercosur, privi degli stessi standard su utilizzo di pesticidi, protezione ambientale e diritti dei lavoratori. Quello del Mercosur, infatti, è un accordo ancora denso di lacune che non vengono sanate neppure dagli emendamenti recentemente approvati dal Parlamento europeo e che, secondo Coldiretti, potrà essere approvato solo dopo l’introduzione reale e vincolante dei principi di salvaguardia e di piena reciprocità, e non di clausole formali o strumentali.
“Questo non ce lo possiamo permettere e ci opporremo con forza – ha proseguito il presidente di Coldiretti Sardone – perché noi vogliamo e dobbiamo continuare a coltivare cibo sano per far conoscere a tutti e soprattutto alle nuove generazioni, qual è il vero cibo di qualità non darla vinta a quei benefattori che pensano di sfamare il mondo con il cibo spazzatura e a quei burocrati che vogliono buttare i soldi in un fondo unico”.
Per l’occasione Coldiretti ha diffuso un manifesto programmatico che inizia con un netto no al Fondo Unico Agricolo: servono risorse certe e regole distinte per la Pac, per garantire sicurezza agli agricoltori e cibo di qualità ai cittadini consumatori. Serve anche l’abrogazione della regola dell’origine del codice doganale e l’etichettatura obbligatoria con indicazione del Paese di provenienza, per fermare l’inganno sul cibo ai danni dei consumatori.
Coldiretti denuncia anche la burocrazia Ue che schiaccia le aziende agricole. L’associazione richiede maggiori risorse per sostenere il reddito agricolo, garantendo cibo buono e distintivo contro l’aumento degli ultra-processati, causa di malattie croniche. Propone progetti territoriali con mercati contadini, scuole e mense per promuovere stili alimentari sani basati su prodotti naturali e locali. Considerato che gli agricoltori sono i custodi dell’ambiente, servono risorse dedicate alle aree interne e montane per conservare il territorio.