Un Teatro del Popolo gremito ha accolto, giovedì sera a Colle Val d’Elsa, la seconda edizione dell’“Abbiccì della Legalità”, progetto che coinvolge studenti e cittadinanza in una riflessione collettiva sulla cultura della legalità. Al centro del dibattito, le parole del sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo, che ha posto l’accento sul tema delicato della separazione delle carriere in magistratura.
“L’autonomia e l’indipendenza del pubblico ministero – ha sottolineato il magistrato in esclusiva a Radio Siena Tv – non sono un privilegio della magistratura, ma una tutela fondamentale per i diritti e le libertà di ogni cittadino, specie di chi si trova minoranza rispetto al potere”.
Nel suo intervento, Di Matteo ha richiamato l’attenzione dei giovani sull’importanza di una magistratura autonoma, capace di valutare con indipendenza anche i casi più sensibili. “Vi sentireste più sicuri – ha domandato agli studenti – se a giudicarvi fosse un magistrato autonomo o uno che dipende dall’esecutivo di turno?”. Un quesito che ha acceso la discussione, enfatizzando come le riforme della giustizia tocchino la vita quotidiana di tutti.
Nel corso dell’incontro, Di Matteo ha espresso preoccupazione verso l’oblio che rischia di calare sulle stragi di mafia e sulle responsabilità ancora da chiarire. Un richiamo rivolto anche alla Commissione Parlamentare Antimafia, a cui ha chiesto maggiore impegno nel ricostruire la verità sulle stragi degli anni ’90, evitando letture parziali o interventi che possano indebolire la ricerca della verità storica.
Accanto al magistrato, sono intervenuti Aaron Pettinari (caporedattore di AntimafiaDuemila), Marta Capaccioni (Our Voice), Sofia Canovaro (Parlamento regionale degli studenti della Toscana) e Giuseppe Galasso (Movimento Agende Rosse). Pettinari ha ribadito il ruolo cruciale di un’informazione libera e vigile, sottolineando come la memoria e la capacità di porre domande siano essenziali per comprendere il presente e difendere la democrazia: “Le verità scomode vanno raccontate – ha detto – anche quando la grande stampa preferisce il silenzio”.
Le giovani voci di Capaccioni e Canovaro hanno richiamato l’attenzione sulla necessità di un impegno quotidiano contro la cultura dell’illegalità, invitando i coetanei a sostenere chi è in prima linea nella lotta alla mafia: “La battaglia per la legalità – hanno dichiarato – riguarda tutti noi, non solo magistrati e giornalisti”.
A chiudere la serata, Giuseppe Galasso ha evidenziato come la conoscenza condivisa sia la base per costruire un futuro più giusto e consapevole. Un messaggio che, uscendo dal teatro (ci sono stati applausi e cori per Di Matteo), ha lasciato negli spettatori il senso di una responsabilità collettiva: quella di non dimenticare e continuare a informarsi e a chiedere verità.