Commissione Rossi, valigetta mai ritrovata. Ranieri: “David ce la fece tenere d’occhio in ospedale. Era una 24 ore da lavoro. Poi non l’abbiamo più vista”

Ranieri Rossi e l'incontro con David prima della morte: "Mi disse: Ho fatto una cazzata, un amico mi ha tradito"

Di Simona Sassetti | 4 Novembre 2025 alle 13:00

“Mi disse: Ho fatto una cazzata, un amico mi ha tradito”. È una delle frasi che Ranieri Rossi, fratello di David Rossi, ha riferito questa mattina davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte dell’ex capo comunicazione di Mps, ricordando l’ultimo incontro con il fratello, avvenuto poche ore prima della tragedia.

“Mi chiamò mia cognata, preoccupata, e mi chiese di vederlo. Ci siamo incontrati verso le tre del pomeriggio. Quando è salito in macchina guardava spesso negli specchietti, come se temesse di essere seguito. Mi sembrò strano, ma per il resto era tranquillo– ha raccontato Ranieri, ricordando un David teso, ma lucido-. Mi disse: ‘Ho fatto una cazzata, un amico mi ha tradito’. Io gli risposi: ‘Ma te c’hai troppi amici’. Lui era generoso con quella parola, la usava anche per conoscenti. Non gli chiesi chi fosse né a cosa si riferisse, pensavo a un problema di lavoro, o forse finanziario. Gli proposi di vendere una piccola casa in campagna se avesse bisogno di soldi, ma mi guardò come per dire che non c’entrava niente. Il problema non era economico”.

Rossi ha raccontato che il fratello apparse concentrato sui problemi interni alla banca, ma non in preda a crisi personali. “Mi parlò del Monte dei Paschi, del dover parlare male di persone che conosceva, di situazioni difficili da gestire. Ma non era affatto fuori di testa, né depresso. Se avessi avuto il minimo dubbio, non l’avrei lasciato tornare in ufficio. Era normale, composto, come sempre elegante. Quando ci salutammo gli dissi di passare a vedere la moglie, che non stava bene. So che lo fece, poi rientrò in ufficio. Era l’ultima volta che l’ho visto”.

Nell’audizione Ranieri Rossi è tornato anche sul tema della misteriosa valigetta nera.

“Era novembre 2012, nostro padre era ricoverato. David era venuto a trovarlo e portava con sé una valigetta scura. Quando andò in bagno, ci disse: “Date un’occhiata a questa valigetta”. L’ho notata solo perché me lo chiese. Sembrava una normale ventiquattro ore da lavoro, probabilmente con dentro documenti o un computer. Non ho idea di cosa contenesse e non è mai stata ritrovata”.

Rossi ha precisato di non sapere se la valigetta appartenesse al fratello o alla banca: “Non posso dire se fosse sua o del Monte dei Paschi. In passato non l’avevo mai vista. Forse la portava con sé solo in alcune occasioni. Era una semplice valigetta di lavoro”.

Ranieri Rossi ha ripercorso  anche le contraddizioni emerse in dodici anni di indagini.

“Non è facile ricordare ogni volta questa vicenda – ha detto – ma è stata dura per le due inchieste che si sono concluse con l’archiviazione. La prima non fece praticamente nulla e diede spiegazioni risibili. Non spiegava le ferite che aveva David: uno che cade di schiena non può avere ferite sul davanti del corpo. Quelle ferite non sono state né rilevate né commentate in sede di autopsia”.

Ha definito “incomprensibile” la successione di ricostruzioni fornite negli anni: “Siamo arrivati a tre dinamiche di caduta diverse, una più assurda dell’altra. Prima una caduta all’indietro, poi una rotazione, poi una simulazione al computer. La ricostruzione digitale sembrava un cartone animato. Abbiamo chiesto di avere i file e i parametri, ma non ci hanno mai risposto. Tutti gli ingegneri che abbiamo consultato ci hanno detto che è fisicamente impossibile- ha sottolineato il fratello, che è stato categorico sulle lesioni-, c’è scritto nero su bianco che non sono compatibili con la caduta. La stessa Commissione ha riconosciuto che quando David è entrato nel palazzo alle 18 non aveva quelle ferite, quindi se le è fatte dentro il Monte dei Paschi. Sono state provocate lì, non sono ferite autoprovocate. Non serve scriverlo in caratteri cubitali per capire che è stato picchiato”.

Rossi ha poi rivelato di aver chiesto chiarimenti alla Procura di Siena: “Ho chiesto al procuratore generale: ma allora è stato picchiato? Mi ha risposto che la Commissione non lo dice chiaramente, ma lo fa intendere. È gravissimo. Dopo dodici anni siamo almeno a un punto fermo: David è stato picchiato dentro la banca. Non capisco perché non si apra di nuovo un’inchiesta, a questo punto per omicidio”.

Simona Sassetti

Nasce a Siena nel 1991, lavora a Siena Tv dal 2016. Ha scritto prima sul Corriere di Siena, poi su La Nazione. Va pazza per i cantanti indie, gli Alt-J, poi Guccini, Battiato, gli hamburger vegani, le verdure in pinzimonio. È allergica ai maschilismi casuali. Le diverte la politica e parlarne. Ama il volley. Nel 2004 ha vinto uno di quei premi giornalistici sezione giovani e nel 2011 ha deciso di diventarlo



Articoli correlati