Dal cantiere sequestrato all’assoluzione: il calvario giudiziario di Luciano Cortonesi

Il retroscena: "Ne scriverò un libro"

Di Simona Sassetti | 21 Agosto 2025 alle 14:35

Era il 2014 quando Luciano Cortonesi, all’epoca dei fatti consigliere comunale a Siena, decise insieme alla sua famiglia di acquistare un immobile in via Diaz. Un fabbricato in stato di degrado, con il tetto puntellato e gli appartamenti inagibili, che i nuovi proprietari avevano intenzione di ristrutturare per ricavarne tre alloggi: uno per il figlio, uno per lui stesso, il terzo da destinare a reddito o attività di ospitalità.

L’operazione immobiliare, del valore complessivo di oltre un milione di euro, si reggeva su mutui, vendite di abitazioni di famiglia e un piano finanziario accurato. “Volevamo trasformare un rudere in una casa moderna – ricorda oggi Cortonesi – era un progetto familiare, costruito con sacrifici, persino con la vendita della seconda casa al mare”.

Dai lavori al sequestro

I lavori partono regolarmente: rifacimento del tetto, isolamento a cappotto, varianti interne per adattare la distribuzione degli appartamenti. Ma a gennaio 2015, durante un sopralluogo del Comune, viene sollevato un dubbio sull’altezza del tetto. Inizia così un lungo braccio di ferro con l’amministrazione e, poco dopo, con la Procura.

Nel 2016 arriva il primo sequestro del cantiere, con l’accusa di abuso edilizio e sopraelevazione. I giornali titolano: Abuso edilizio sotto le finestre del tribunale”. Nonostante i nomi non compaiano negli articoli, in città tutti comprendono che tra gli indagati c’è proprio Cortonesi, già assessore con la giunta Ceccuzzi.

“Da quel momento – racconta – sono finito in un tritacarne. La gogna mediatica è partita subito, mentre io e la mia famiglia ci ritrovavamo tra aule di tribunale, carte bollate e sigilli al cantiere”.

L’agonia giudiziaria

Nei mesi successivi si susseguono sequestri e dissequestri, perizie, ricorsi. Il TAR Toscana nel 2017 e nel 2018 dà ragione ai Cortonesi, annullando le ordinanze comunali e riconoscendo che l’innalzamento contestato era dovuto alla coibentazione del tetto e rientrava nelle norme.

Ma intanto la vita familiare viene stravolta: il figlio di Luciano, con la moglie incinta e poi due gemelli appena nati, è costretto a traslochi continui in appartamenti provvisori. Le difficoltà economiche si fanno pesanti: mutui, avvocati, lavori sospesi. La famiglia ricorre a prestiti bancari, finanziarie e perfino ai risparmi dei nonni. “Alla fine – calcola Cortonesi – la vicenda ha mosso oltre due milioni di euro. Un salasso che ha segnato tutti noi”.

L’assoluzione

Sul piano penale, nel 2018 e nel 2019 arrivano le assoluzioni: “proscioglimento perché il fatto non sussiste”. Sul fronte amministrativo, il Comune rilascia la conformità in sanatoria nel 2019, chiudendo formalmente il contenzioso. Gli appartamenti vengono completati e consegnati, ma il prezzo personale e familiare è altissimo.

“Ho avuto ragione, ma nessuno restituisce la dignità”

Oggi, a 67 anni, Cortonesi guarda indietro con amarezza: “Se avessi ammesso una colpa che non avevo, avrei chiuso tutto con ventimila euro. Ho scelto di difendere la mia innocenza e alla fine mi hanno dato ragione. Ma intanto ho trascinato la mia famiglia in un calvario. Quello che resta è la gogna mediatica: nessuno ti restituisce la dignità quando sei sbattuto in prima pagina”.

E poi lancia un monito: “Forse c’è bisogno di ripensare il nostro sistema giudiziario. La giustizia alla fine arriva, ma i tempi lunghi finiscono per uccidere le persone”. Fuori dai microfoni poi svela: “Scriverò un libro”.

Simona Sassetti

Nasce a Siena nel 1991, lavora a Siena Tv dal 2016. Ha scritto prima sul Corriere di Siena, poi su La Nazione. Va pazza per i cantanti indie, gli Alt-J, poi Guccini, Battiato, gli hamburger vegani, le verdure in pinzimonio. È allergica ai maschilismi casuali. Le diverte la politica e parlarne. Ama il volley. Nel 2004 ha vinto uno di quei premi giornalistici sezione giovani e nel 2011 ha deciso di diventarlo



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