De Mossi: "Mps, noi non abbiamo più la mano su questa partita"

Il futuro della banca e la possibilità di una vendita a una realtà straniera torna ad essere affrontato in Consiglio comunale. "Queste scelte purtroppo non competono più alla Fondazione o al Comune, la sorte definitiva di Mps dipende da Roma, e le istituzioni che hanno lavorato insieme, hanno almeno permesso di prendere fiato. Fortunatamente grazie all’attività del Governo, della Regione e della Provincia e grazie anche a questa Amministrazione, siamo riusciti, perlomeno, a ritardare operazioni". Per Valentini la posizione del sindaco "va in un’altra direzione rispetto a quella "raggiunta faticosamente" dalla comunità senese"

Di Redazione | 10 Dicembre 2021 alle 16:50

De Mossi: "Mps, noi non abbiamo più la mano su questa partita"

Il futuro di Banca Mps torna a essere argomento di discussione in Consiglio comunale a Siena. Bruno Valentini (Pd) ha presentato un’interrogazione sulla dichiarazione del Sindaco sulla vendita del Mps ad una banca straniera. Come illustrato dal consigliere “lo scorso 28 settembre è stata approvata una mozione unitaria nella quale si dava mandato al primo cittadino di chiedere al Governo di rinviare l’operazione di privatizzazione dell’Istituto senese fin quando lo stesso e la comunità non fossero effettivamente tutelati rivendicando la salvaguardia dei diritti dei dipendenti, la continuità del marchio Mps con la direzione a Siena e quindi anche l’autonomia e l’integrità della banca oltre alla permanenza dello Stato per accompagnarne l’evoluzione”. Ha poi ricordato che “nel frattempo l’offerta di Unicredit è stata ritirata e il Ministro sta trattando con la Commissione Europea, in vista del nuovo piano Industriale di Mps, per una congrua proroga del termine per collocare sul mercato la quota azionaria di proprietà dello Stato e per definire la partecipazione pubblica al prossimo aumento di capitale. La banca nel frattempo sta lentamente tornando a fare utili riducendo significativamente l’entità dei crediti deteriorati migliorando il suo rating”. Alla luce di tutto ciò, Valentini ha quindi chiesto al Sindaco di sapere se “non vede contraddizioni fra quanto il Consiglio gli ha chiesto di comunicare al Governo con la mozione unitaria approvata a fine settembre e la sua dichiarazione nella quale ha detto di preferire la vendita di Mps ad una banca straniera rilasciata in una trasmissione tv nella stessa in cui il Presidente della Regione affermava che “i conti dicono che in attesa di ripresentarsi sul mercato o di altre alternative, la banca può camminare da sola”.

Nella risposta il sindaco Luigi De Mossi ha chiarito che “sono intervenuto sul passaggio in cui il Presidente della Regione parlava di “altre alternative” e spiegato che abbiamo fatto un’operazione insieme ad altre istituzioni, tutti insieme, che ha consentito di evitare la vendita a Unicredit in quel momento, perché Unicredit ha continuato ad alzare l’asticella in continuazione”. De Mossi ha dunque sottolineato che è intervenuto sull’argomento perché “non è soltanto un problema della città di Siena, o della Toscana, visto che si tratta della prima azienda regionale per numero di occupati. E’ stata alzata l’asticella perché legata a tutta una serie di vicende italiane, nemmeno più solo senesi. Un’alternativa potrebbe essere quella vendita, le opzioni sono moltissime, perché noi non abbiamo più la mano su questa partita, visto che la Fondazione Mps ha una percentuale bassissima di proprietà in ordine alla Banca. Quindi noi bisogna essere agili nel comprendere quello che possiamo fare. Certo che la prima opzione è quella di cercare di mantenere una Banca di medie dimensioni sul nostro territorio, ma noi abbiamo un convitato di pietra, e lo sa perfettamente, che si chiama Bce. Noi dipendiamo da questa situazione. Non abbiamo il tocco magico per tutto questo”. Il sindaco ha infatti ricordato che, in caso di vendita, nelle prime riunione effettuate, c’erano sempre anche Giani e Franceschelli aveva chiesto di “avere una partecipazione significativa nella controllante ci avrebbe permesso di sapere cosa accade su marchio, occupazione, indotto e opere d’arte del Monte, all’epoca era il settembre dello scorso anno, con l’indennizzo 120 milioni, poi diventati 150, avremmo avuto lo 0,7% di Unicredit. Sembra poco, ma avere questo 0,7% nella controllante significava sapere il futuro del Monte dei Paschi. Queste scelte purtroppo non competono più alla Fondazione o al Comune, la sorte definitiva di Mps dipende da Roma, e le istituzioni che hanno lavorato insieme, hanno almeno permesso di prendere fiato. Fortunatamente grazie all’attività del Governo, della Regione e della Provincia e grazie anche a questa Amministrazione, siamo riusciti, perlomeno, a ritardare operazioni”.

Infine il primo cittadino ha ribadito che “in futuro non ci sarà più una banca pubblica, ma controllata dai privati e quei soldi ricevuti come indennizzo possono permettere, però, di avere una partecipazione in quella banca regionale o nell’istituto che dovesse acquistare Mps”. Nella replica Valentini ha ricordato che “la mozione unitaria approvata dal consiglio comunale sulla vicenda Mps è un atto su cui è stato compiuto da parte di tutti uno sforzo per individuare un minimo comun denominatore. Discostarsi da questa linea come fa il sindaco è pericoloso. Ad esempio ipotizzare di mettere i150 milioni del risarcimento transattivo in una partecipazione azionaria nella futura banca, che è contraria allo statuto della Fondazione, e che nemmeno il Ministero permetterebbe, ci porterebbe da un’atra parte”. Il consigliere ha poi sottolineato: “Quando il consiglio comunale, a fine settembre, ha preso una posizione, questa dovrebbe far superare le posizioni singole ed evitare fughe in avanti. Teniamo ferma questa posizione: non spetta a noi individuare altre soluzioni, bensì difendere la mozione unitaria votata dal Consiglio Comunale, anche nei confronti di chi, come i burocrati del Ministero insistono a dire che non ci sono alternative alla vendita e alla privatizzazione di Mps”. Valentini infine si è detto “non soddisfatto” della risposta del sindaco che “va in un’altra direzione rispetto alla posizione raggiunta faticosamente, ma positivamente, come consiglio comunale e come comunità senese”.



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