A Monteroni d’Arbia la droga circolava tra le mani di ragazzi poco più che maggiorenni come fosse una merce qualunque, barattata tra piazze, vie e appartamenti, senza troppe cautele e spesso tra coetanei e minorenni. È questa la fotografia che emerge dalla richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pubblico ministero Siro De Flammineis, sulla base di un’indagine che ha scoperchiato un sistema diffuso di spaccio e consumo di sostanze stupefacenti – soprattutto hashish e marijuana – tra giovani di Siena e dei comuni limitrofi.
L’indagine, basata su intercettazioni, chat su telefonini sequestrati, verbali di interrogatorio e informativa della Guardia di Finanza, ricostruisce almeno ventinove episodi di cessione o vendita di droga, in un arco di tempo che va dal 2019 al 2021.
Il quadro che la Procura delinea è quello di una rete fluida, fatta di piccoli gruppi che si scambiano ruoli e clienti, dove il confine tra chi vende e chi acquista è frequentemente sottile. Spesso, a comprare erano minorenni, talvolta poco più che tredicenni. I prezzi erano bassi, in linea con il giro d’affari di provincia: dieci, venti euro a transazione, qualche volta centosessanta euro per una quantità maggiore. La droga passava di mano in mano tra ragazzi italiani, giovani nati all’estero, tutti residenti tra Siena e Monteroni.
Non sono mancati nemmeno episodi di violenza e intimidazione. Nella città del Palio, uno studente sarebbe stato minacciato e costretto a pagare per non essere picchiato, in una scena che ricorda i riti di “protezione” delle periferie metropolitane. Accanto a questi, le cessioni più “ordinarie”, avvenute spesso tra amici o conoscenti. Le indagini hanno documentato anche acquisti collettivi per feste, vendite per conto terzi e scambi tra chi vendeva solo per pagarsi la prossima dose.
Il lavoro degli investigatori si è concentrato sulle chat, divenute la nuova piazza di spaccio: scambi di messaggi per fissare appuntamenti precisi, riferimenti a “pezzi”, “erba”, “fumo” e cifre concordate. In alcuni casi, le cessioni avvenivano tramite intermediari minorenni.
La Procura contesta a vario titolo il reato di spaccio, la cessione a minorenni e, in un caso, anche l’estorsione. Alcuni degli imputati sono recidivi; altri hanno alle spalle precedenti specifici. Il rinvio a giudizio chiama in causa il tessuto giovanile di una comunità che si scopre attraversata da un fenomeno diffuso che non risparmia né chi frequenta i licei né chi lavora o studia all’università.
I legali che difenderanno i tredici imputati sono Emiliano Bianchi, Jacopo Meini, Donato Cialdella, Simone Benvenuti, Sandro Sicilia, Manuela Capogreco, Alessandro Betti e Francesco Paolo Ravenni. Saranno loro a sostenere in aula le ragioni della difesa, contestando le accuse o cercando di ridimensionarle.
L’udienza per la trattazione delle eventuali richieste di rito abbreviato e delle istanze di messa alla prova è fissata per il prossimo 26 novembre.
Andrea Bianchi Sugarelli