Ad un mese dalle elezioni regionali abbiamo chiesto a due esponenti del mondo scientifico e dell’economia, cosa si augurano dai prossimi cinque anni di amministrazione per la regione Toscana. E’ Rino Rappuoli, scienziato e direttore scientifico della Fondazione Biotecnopolo di Siena, che risponde senza indugi alla domanda sul futuro della ricerca scientifica in Toscana.
“Mi auguro che chiunque vinca e sia eletto continui a mettere tra le priorità la ricerca scientifica nel campo della biologia e delle life sciences. Ormai tutte le discipline scientifiche devono lavorare in modo coordinato: questo è il mondo del futuro, il mondo delle imprese, del lavoro, quello che ci farà stare meglio. La Toscana ha tanti gioielli: se li mette insieme e li fa lavorare insieme, può fare un lavoro eccezionale”.

La visione a medio termine per l’economista Carlo Cottarelli ,è negativa. Un paese che non cresce non ha futuro.
“Il punto non è solo la Toscana, ma l’Italia: gran parte di quello che succederà in Toscana dipenderà da quello che succederà a livello nazionale. Il problema dell’Italia è che continuiamo a crescere troppo lentamente, non tanto rispetto alla media europea — che oggi è abbassata dalla Germania — ma rispetto ai paesi del Sud Europa, come Spagna, Portogallo e Grecia. Nei primi vent’anni di questo secolo avevano perso terreno, ora stanno recuperando; noi invece restiamo fermi su una crescita dello 0,6-0,7%, e questo è troppo poco. Dobbiamo rendere l’Italia un Paese in cui sia facile fare impresa: meno burocrazia, meno tasse, ma controllando la spesa, costi energetici più bassi, una giustizia più rapida. Inoltre, serve un flusso regolare di migranti: gli sbarchi irregolari non vanno bene, ma senza immigrazione regolare il calo demografico ci porterà a una scarsità di personale”.
Problemi che vengono da lontano o risalgono agli ultimi anni di governo?
“Questi problemi non sono nati negli ultimi due anni: sono di lunga data. Anzi, rispetto a 15 anni fa stiamo persino meglio: il reddito ha finalmente superato il livello del precedente picco, che risaliva al 2007, e il Paese è percepito come più stabile dal punto di vista dei conti pubblici. Quindici anni fa avevamo anche un grosso problema di difficoltà di esportazione e un buco nei conti con l’estero. Oggi la stabilità è maggiore: ciò che manca davvero è la crescita“