Emanuela Perinetti, la battaglia invisibile contro l’anoressia

L’ex ds del Siena Giorgio Perinetti racconta la storia della figlia scomparsa per rompere il silenzio sui disturbi alimentari

Di Redazione | 18 Novembre 2025 alle 22:32

Emanuela Perinetti, la battaglia invisibile contro l’anoressia

Un dolore che arriva quando è ormai troppo tardi. Giorgio Perinetti, ex direttore sportivo del Siena Calcio e figura amata dai tifosi bianconeri, ha voluto raccontare la storia della figlia Emanuela, scomparsa a soli 33 anni per una forma acuta di anoressia. Lo ha fatto con il libro “Quello che non ho visto arrivare”, scritto insieme al giornalista Michele Pennetti, per condividere non soltanto il dramma personale, ma anche un messaggio di speranza per chi si trova ad affrontare lo stesso male.

Emanuela era una giovane donna brillante, capace e determinata. Dopo la laurea, aveva intrapreso una carriera di successo nel marketing sportivo, lavorando con grandi campioni e società di primo piano. Amava il calcio, una passione trasmessa dal padre, che tra le sue tante esperienze ha vissuto anche l’ultima stagione a Siena, in serie C, nel 2021-2022 oltre ai gloriosi anni della Robur in serie A. Nonostante i successi professionali e le tante soddisfazioni, Emanuela si sentiva fragile, segnata da un senso di inadeguatezza che nessuno sembrava cogliere fino in fondo.

La malattia si è insinuata lentamente, tra bugie e silenzi. Perinetti ha raccontato, durante la trasmissione “5 Minuti” condotta da Bruno Vespa, di quando si accorse che qualcosa non andava: “Emanuela era magrissima, ma cercava sempre una scusa per giustificarsi. Parlava di problemi di salute che non esistevano, solo per nascondere la verità”. Solo dopo molte ricerche e confronti con amici e specialisti, Giorgio ha scoperto che la figlia soffriva di anoressia, una realtà difficile da affrontare anche per chi, come lui, è sempre stato abituato a gestire pressioni e difficoltà nei campi di calcio.

Nel suo racconto, Perinetti sottolinea come la frenesia del lavoro e la ricerca di perfezione siano spesso una trappola per i giovani. “Viviamo in una società che chiede sempre di essere all’altezza, soprattutto alle donne. Emanuela sembrava forte, ma in realtà chiedeva aiuto”, ha confidato. I tentativi di aiutare la figlia si sono scontrati con l’impossibilità di intervenire senza il suo consenso. Quando finalmente accetta di farsi curare, la malattia ha già lasciato segni irreparabili.

La storia di Emanuela è quella di tante ragazze che lottano in silenzio, mentre i genitori cercano disperatamente un modo per salvarle.

Oggi Giorgio Perinetti, con il suo libro, vuole rompere questo silenzio e invitare tutti a riconoscere i segnali della sofferenza prima che sia troppo tardi. “Bisogna ascoltare, essere presenti con dolcezza e attenzione, non con autorità”, dice.
Una testimonianza preziosa, che nasce dal dolore ma che si trasforma in un impegno concreto: aiutare chi si trova nella stessa battaglia, perché anche una sola vita salvata possa essere “ciò che resta di bello”.



Articoli correlati