Il suo legame con Siena arriva dai ricordi di infanzia e dai racconti dei nonni. Elena D’Aquanno, imprenditrice pesarese di successo nel mondo del riciclo dei rifiuti, come tanti è caduta tra le braccia della magica città del Palio.
“Siena mi piace, è bellissima. I miei nonni ne parlavano sempre come la capitale del vino”. Il nonno Pietro Duina era un enologo e amministratore delegato della Enologica Valtellinese di Sondrio. “Vinse un premio nel 1951 messo in palio dall’Accademia della Vite e del Vino – ci tiene a ricordare Elena – a casa ne parlavano come un riconoscimento di gran prestigio”.
Poi la delusione. La rinomata Accademia fondata a Siena nel 1949 che si proponeva come “…L’Accademia Italiana della Vite e del Vino venne costituita a Siena, su pro-posta del Comitato Nazionale Vitivinicolo, il 30 luglio 1949, con l’intento di dar vita ad un centro atto a promuovere il progresso vitivinicolo italiano”, è stata trasferita a Firenze.
“Mi chiedo, da imprenditrice, come sia possibile che una città di cultura come Siena, possa permettersi di perdere certi punti saldi che ne farebbero la capitale del vino in Italia e nel mondo. La provincia ha ben cinque denominazioni tra le più conosciute e apprezzate”.
Ma non è la sola cosa che Siena ha perso nel corso del tempo, legata al vino: il Vinitaly, l’Enoteca Italiana.
“Ho scoperto tante cose andando a ritroso nel tempo sulle tracce di mio nonno, come ad esempio la storia dell’istituto per i sordomuti Tommaso Pendola (https://www.radiosienatv.it/limprenditrice-elena-daquanno-in-visita-allistituto-tommaso-pendola/) – racconta Elena D’Aquanno – E’ un vero peccato che Siena abbia perso la sua centralità nel mondo del vino. Da imprenditrice, credo che dovremmo ripartire da questi punti saldi per recuperare un settore agricolo e di grande valore culturale legato al territorio come quello del vino”.