Falsi matrimoni per il permesso di soggiorno, perquisizioni a Siena e in altre province

L'indagine, partita da Livorno, ha coinvolto dieci reparti del Corpo, che hanno eseguito 5 misure cautelari e 55 perquisizioni nelle province di Livorno, Siena, La Spezia, Torino e Padova

Di Redazione | 24 Luglio 2020 alle 11:00

Falsi matrimoni per il permesso di soggiorno, perquisizioni a Siena e in altre province

Si chiama Operazione Stranamore quella condotta dalla Guardia di Finanza in merito a decine di falsi matrimoni celebrati tra italiani e cittadini stranieri al solo fine di far ottenere il permesso di soggiorno a questi ultimi. Si è trattato, infatti, di fugaci e occasionali incontri tra coppie di perfetti sconosciuti, visti insieme solo per espletare le incombenze necessarie per la celebrazione del rito civile e, nella gran parte dei casi, definitivamente allontanatisi appena usciti dalla porta del Municipio.

L’indagine, partita da Livorno, ha coinvolto dieci reparti del Corpo, che hanno eseguito 5 misure cautelari e 55 perquisizioni nelle province di Livorno, Siena, La Spezia, Torino e Padova.

Ignari e incolpevolmente coinvolti nel sistema illecito sono risultati anche i pubblici ufficiali intervenuti nella celebrazione dei 24 falsi matrimoni (in 23 casi presso il Comune di Livorno e in un’occasione presso quello di Rosignano Marittimo) e nel rilascio dei titoli di soggiorno nei confronti di 24 stranieri (16 provenienti dalla Repubblica Dominicana, 2 dal Perù, 1 da Cuba, 2 dalla Nigeria, 1 dal Marocco, 1 dalla Tunisia e 1 dal Senegal).

Nel corso di attività tesa alla repressione dei traffici illeciti condotta dalla Sezione Mobile del Nucleo PEF è, infatti, emerso che, dietro pagamento di denaro, gli autori degli illeciti reperivano soggetti compiacenti – italiani di ambo i sessi, frequentemente gravitanti nelle aree limitrofe a Piazza della Repubblica e via Garibaldi a Livorno, spesso bisognosi di liquidità necessaria per acquistare stupefacenti – disponibili a contrarre “fittiziamente” matrimonio con persone del tutto sconosciute, in molti casi, come detto, incontrate solo e unicamente in occasione della cerimonia nuziale.

Le coppie di “sposi” erano spesso caratterizzate da una differenza d’età, a volte anche consistente, tra i coniugi. In due casi, le “spose” dominicane si sono, poco dopo il matrimonio, ritrovate già vedove di uomini anche trent’anni più anziani. A carico di una di queste, poco più che quarantenne, è stato contestato anche l’abbandono di persona incapace di provvedere a se stessa in ragione delle patologie sofferte e dell’età avanzata (ultra settantenne).



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