Giancarlo “Lallo” Cambi, barbaresco plurivittorioso del Nicchio, è stato un’anima della Siena contradaiola. Con il suo amore per i cavalli e la sua integrità, ha incarnato i valori più profondi della città, lasciando un segno indelebile in tutte le Contrade. Qui pubblichiamo il ricordo di Maura Martellucci.
“Era nato il 22 ottobre 1932 Giancarlo Cambi, anno in cui il Nicchio aveva appena vinto il Palio. Giancarlo, di fatto, non lo chiamerà quasi nessuno (almeno, nessuno nel Nicchio, ma direi nessuno del mondo contradaiolo) perché, da sempre, lui era “Lallo“, il barbaresco che per quarant’anni si è preso cura dei cavalli che arrivavano nei Pispini, sette dei quali ha avuto anche l’orgoglio di abbracciare dopo che avevano portato il Palio nella sua Contrada (sette le vittorie, sei i cavalli perché Uberta trionfò due volte).
Aveva cominciato come alfiere, Lallo, esordendo in Piazza nello straordinario del 28 maggio 1950 e indossando, poi, di nuovo la montura nel successivo luglio. Avrebbe sventolato sul tufo l’azzurra sua bandiera nei due Palii del 1951, in quello di luglio del 1952 e nei due del 1953. Poi, negli anni successivi, la sua vita contradaiola curvò. Un giorno gli chiesero se volesse impegnarsi nella stalla. Volentieri, rispose, ma io di cavalli ne so poco o niente, precisò. Pazienza: questo è un manuale in cui c’è scritto tutto quel che c’è da sapere sul nobile animale. Hai un inverno di tempo, davanti a te: leggilo, studialo e poi mettiti al lavoro.
Cominciò così la sua carriera di barbaresco plurivittorioso.
Ma Lallo non era solo un grande nicchiaiolo, perché ne ha fatto un bel pezzo di storia. Lallo era un grande senese, perché di Siena ha fatto un pezzetto (e anche questo nemmeno tanto piccolo di storia: non solo paliesca, intendiamoci, da tifoso della Robur, se parliamo di sport, da uomo che voleva il bene della sua città).
Ha insegnato a tanti, a tante generazioni, cosa vuol dire rispetto (per le Contrade e per Siena), orgoglio (per le Contrade e per Siena), passione (per le Contrade e per Siena). Mai (quasi) sopra le righe, ha rappresentato un esempio di coerenza e autenticità e si porta via un pezzo di storia dai colori blu ma, sono convinta, anche di storia di tutte le altre Contrade.”