Soffiano venti di guerra in Medio Oriente. L’Iran ha lanciato un’offensiva contro Israele a seguito dell’attacco al suo consolato a Damasco. La diplomazia internazionale cerca di gettare acqua sul fuoco ma è difficile comprendere a cosa porterà un conflitto che sta allargando i confini. Noi lo abbiamo chiesto a Luca Verzichelli, scienziato politico e professore all’Università di Siena.
“La speranza che possa innescarsi un processo di pace non muore – spiega Verzichelli -, abbiamo il dovere oltre che il diritto di immaginare una pace che possa arrivare rispetto a tutti gli scenari aperti. La situazione è composita. E’ possibile immaginare che certamente nelle prossime ore l’escalation possa portare ad ulteriori iniziative molto pericolose ma abbiamo il dovere di pensare che questo sia l’ultimo atto di questa fase di guerra già iniziata e la razionalità e la voglia di pace possano prevalere”
A giocare in favore della pace c’è poi il precedente del 1991 durante la guerra del golfo quando l’allora presidente degli stati Uniti George Bush convinse il premier israeliano Shamir a non rispondere all’attacco subito da Saddam Hussein.
“Anche in quell’occasione ci fu un tentativo, anche abbastanza goffo, non risolutivo, di attacco missilistico a Israele – ricorda Verzichelli -. Se pensiamo a questo genere di precedenti possiamo immaginare e, lo ripeto, abbiamo il dovere di pensare che non è mai tardi per fermare un processo, ahimè già innescato, di guerra già guerreggiata”.