Il Consiglio comunale di Siena celebra la Festa della Regione Toscana

Prima delle discussioni spazio per celebrare la Festa della Regione Toscana, ricordando il 30 novembre 1786, quando la Toscana fu il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte

Di Redazione | 25 Novembre 2021 alle 18:36

Il Consiglio comunale di Siena celebra la Festa della Regione Toscana

Il Consiglio comunale di Siena, prima di iniziare a discutere i punti all’ordine del giorno, ha dedicato spazio per  celebrare la Festa della Regione Toscana, ricordando il 30 novembre 1786, quando la Toscana fu il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte. A 235 anni di distanza la riflessione si è incentrata sul tema scelto dalla Regione per l’edizione 2021: “Dall’abolizione della pena di morte alla lotta ai linguaggi d’odio: la Toscana terra di diritti”.

Di seguito l’intervento del vicepresidente del Consiglio comunale Massimo Mazzini
2Sappiamo tutti che dal 2001 il Consiglio regionale celebra annualmente la Festa della Toscana, ricorrenza dedicata alla prima abolizione nel mondo della pena di morte da parte del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo I di Lorena, avvenuta il 30 novembre 1786, attraverso la realizzazione e/o il sostegno ad iniziative diffuse sul territorio regionale finalizzate al coinvolgimento della comunità su questa ed altre tematiche di interesse generale, appositamente individuate annualmente. Questo evento è l’occasione per meditare sulle radici di pace e di giustizia del popolo toscano, per coltivare la memoria della sua storia, per attingere alla tradizione di diritti e di civiltà, che nella Regione Toscana hanno trovato forte radicamento e convinta affermazione, per consegnare alle future generazioni il patrimonio di valori civili e spirituali legati alla sua storia, rigorosamente inserita nel quadro dell’unità della Repubblica Italiana, rispettosa dei principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Ogni anno, a partire dal 2001, la Festa, incentrata su un tema specifico, è stata celebrata con iniziative e manifestazioni che si sono svolte su tutto il territorio regionale coinvolgendo soggetti pubblici e privati.
Questo Consiglio, anche in anni recenti (durante questa Consiliatura) ha celebrato in più modi questa Festa: con contributi musicali degli allievi di scuole cittadine, contributi storici di docenti e dotte riflessioni del nostro Presidente, solo per fare riferimento agli ultimi anni.  Quest’anno, anche in considerazione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, il consesso ha optato per un ricordo sentito, ma sintetico da parte del sottoscritto.
L’edizione 2021 della Festa della Toscana ha per tema “Dall’abolizione della pena di morte alla lotta ai linguaggi d’odio: la Toscana terra di diritti”.

“Riflettiamo dunque sul tema di quest’anno, particolarmente legato all’attualità.
Viviamo in un mondo ove, in ogni occasione, viene utilizzata la ‘lingua dell’odio’. Parole usate per diffondere disprezzo e crudeltà con vari obiettivi: a volte possono essere le donne, oppure gli stranieri, gli appartenenti a una religione o a un gruppo politico, altre può essere qualunque persona che non segua uno schema preciso di presunta ‘normalità’. Tra l’altro il ‘linguaggio dell’odio’ è un fenomeno sempre più centrale nei dibattiti di numerosi settori della nostra società, dalla politica alla scuola allo sport, ma è soprattutto con gli attuali mezzi di comunicazione, dalla tv ai social media, che ha trovato diffusione rapida e pericolosa. Questi nuovi strumenti permettono una comunicazione senza confini rendendo immediati gli scambi di messaggi, facile il trasferimento e la condivisione di conoscenze indipendentemente dalle distanze e dalle differenze sociali. Ciascuno può esprimere la propria opinione e sentirsi libero di intervenire e commentare. Tutto ciò ha consentito la diffusione di comportamenti scorretti e anti-sociali che sfociano nell’aggressione verbale e nel linguaggio dell’odio. Purtroppo si tratta di comportamenti spesso fomentati da gran parte del ceto politico che attraverso l’odio (verso l’avversario, verso un nemico identificato con i problemi del Paese) cerca il consenso: un certo linguaggio è utile per far leva sulle emozioni e sulle credenze personali come potenti strumenti di persuasione. Ed ecco che si diffondono le fake-news, le false notizie e con esse si alimentano  i giudizi negativi verso intere categorie di persone. L’odio in questo modo viene alimentato artificialmente e si riverbera dal basso, in una spirale senza fine. Anche nel nostro consesso si assiste talvolta a momenti in cui il linguaggio è sfruttato per fare leva sulle emozioni. Le aggressioni verbali, una propaganda offensiva e  la costruzione di autorità e di subordinazione, sia nel parlato che nello scritto, sono quindi diventate tratti frequenti dei discorsi pubblici ed anche vere e proprie strategie di comunicazione”.

“Negli ultimi anni il ‘linguaggio dell’odio’ è stato oggetto di studio da parte di diverse discipline (psicologia, sociologia, filosofia, linguistica, studi di genere, etc.), ma l’attenzione principale è rivolta a coloro che sono vittime di aggressione o di discriminazione verbale, prima ancora che fisica, anche alle controversie sui confini tra il diritto alla libertà di espressione e l’uso del linguaggio d’odio. Tra queste discipline la linguistica svolge un ruolo primario: la lingua e le parole sono infatti elementi fondamentali per la costruzione e il rafforzamento delle identità sociali e di conseguenza di discriminazioni, intolleranze e ingiustizie sociali. L’uso della parola per attaccare un individuo o un gruppo sulla base di tratti quali la razza, l’etnia, la religione, il genere, la nazionalità, l’ideologia politica, le disabilità o l’orientamento sessuale è diventato un ampio vocabolario, intriso di disprezzo. Con le parole possiamo offendere, insultare, esprimere la nostra superiorità o autorità e commettere pratiche discriminatorie. Soprattutto possiamo cambiare la vita di centinaia, migliaia di persone. Le parole fanno più male della violenza fisica, perché hanno a che fare con il giudizio, con la creazione di una coscienza collettiva, si insinuano nella coscienza di ognuno fino a cambiare profondamente l’autostima, come il proprio destino. E’ sotto gli occhi di tutti il dramma di adolescenti che preferiscono rinunciare alla propria vita piuttosto che subire la violenza verbale o mediatica dei propri compagni. Parlando di violenza anch’io non posso esimermi da fare un pensiero sulla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, lo faccio citando Kofi Annan: “Lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità”.

“Da queste riflessioni personale l’invito, rivolto a tutti, a riflettere con attenzione e magari riuscire , con lo stesso spirito di Pietro Leopoldo,  che nel 1786 abolì la pena di morte, a prenderci il primato nel ridurre il linguaggio dell’odio nella nostra vita e nelle nostre manifestazioni quotidiane”.



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