Il cuore batte dove il destino duole. Francesco Fiore, due trapianti con il tennis nel sangue

Siena Tv racconta la storia del campione che ha vinto sul campo aggrappandosi alla vita e alla donazione degli organi

Di Cristian Lamorte | 30 Maggio 2025 alle 18:34

All’età di cinque anni mi è stata diagnosticata una miocardiopatia dilatativa, a dieci anni ho fatto il mio primo trapianto di cuore. A vent’anni purtroppo per delle complicanze ho iniziato a fare la dialisi e dopo nove anni di dialisi il mio nuovo cuore ha iniziato dar problemi e quindi ho dovuto rifare il trapianto di cuore insieme al rene”.

Il destino gli ha servito contro dritti, rovesci, lungolinea e smash che avrebbero messo ko anche i più blasonati Sinner o Musetti. Ma lui, da fondo campo, ha risposto sempre colpo su colpo, aggrappandosi alla vita, grazie a chi gli ha fatto il dono più grande dopo la morte. Oggi, Francesco Fiore, 37 anni di Matera, due trapianti di cuore e uno di reni, è campione di tennis italiano per trapiantati oltre che testimonial dell’azienda ospedaliero-universitaria senese. Oggi ha voluto mettere a segno il suo set point incontrando i giovani delle scuole senesi per raccontare la sua storia, divulgare il valore della donazione di organi, far comprendere come due cuori e una racchetta valgano una vita in grado di sconfiggere qualsiasi più duro avversario o avverso destino.

Il tennis dà concretezza a quella che è la mia rinascita – racconta Francesco Fiore –. L’obiettivo è comunque sempre quello di continuare a star bene e dare un senso a questa terza opportunità che ho avuto”.

Quale è il messaggio che si sente di dare?

Un messaggio di speranza a chi ha subito o deve subire un trapianto; a tutte le persone che soffronoDi cercare di non arrendersi mai e avere fiducia nel prossimo, di continuare a lottare fino a quando si ha l’opportunità”.

A chi dedica la vittoria nella vita e in ogni partita di tennis?

Ovviamente io la dedico ai miei donatori, ma anche a tutte le famiglie che hanno detto di sì alla donazione degli organi”.

Cristian Lamorte

Giornalista dal 2006 ama il suo mestiere perché gli consente di alzarsi ogni mattina senza sapere cosa farà del resto del giorno. Ama le storie, quelle da leggere e quelle da raccontare. Detesta chi guarda invece che osservare, predilige un ricco silenzio ad un povero sproloquio. Nel tempo libero si dedica ai libri e al cammino, in un costante passo dopo passo lungo la linea sottile tra ragione e follia. La stessa linea che lo spinge a ricercare ogni giorno, dopo essersi svegliato, una nuova pagina da scrivere.



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